l'eco delle parole

... a volte è una canzone, altre un film, spesso un libro, persino un incontro... inciampi in una frase, in un concetto che, per un giorno o costantemente, ti risuona nella testa... forse è così che quelle parole diventano tue.

   

L'incerto compromesso tra la mia anima e il suo riflesso.
(Subsonica)

______________________________________________________________________ 

 

 
grandi lampi d'estate
Post n°769 pubblicato il 08 Luglio 2010 da sednaa
 
 
Ho una passione per i lamponi, si sa.  Ci sono questi due cespugli dietro casa mia che ogni anno mi regalano momenti di assoluta beatitudine… che non è solo una questione di papille gustative,  ma è anche il rituale di fermarsi in un posto  per me importante, assorbire colori ed odori dell’estate che porto dentro e che non vivo fuori, disporre di una cosa assolutamente mia.  Perché, non so se si è capito, io non sono un tipo da preparare marmallate, no, io i lamponi me li mangio direttamente dalla pianta (che poi non sarebbero neanche sufficienti) e non li divido con nessuno. A parte con gli sciami di insettini che avrebbero la pretesa di contendermi il prezioso bottino, ovviamente. 
Peccato che adesso, agli animaletti reali, si sono aggiunti  pure quelli "presunti" che mi vagano nell'occhio ed in situazioni del genere mi confondo più che mai. Ora, non la voglio fare tanto tragica... come ho  già detto, ci si abitua a tutto, anche a vederci un pochino di meno, no? Solo che, non so, mentre ero lì, stasera, nel mio piccolo angolino di limitato paradiso, mi è venuto da pensare che era davvero un peccato aver di colpo perso una parte di quella luce che mi riempiva occhi e mente. E' stato un pensiero di un istante, una consapevolezza triste, un sapore fortemente amaro subito compensato da quello dolce dei miei piccoli frutti rossi. 
E mi sono resa conto che in questi anni ci sono stati così tanti cambiamenti irreversibili ed io mi sono sempre detta che era indispensabile guardare avanti senza lasciarsi fuorviare dal "come sarebbe stato se....",  e mi sembrava pure di esserci riuscita, di essere stata brava. Però poi, in certi momenti, sento quell'amaro intenso, sommatoria di infiniti altri amari, arrivarmi in bocca perché è davvero un peccato che alcune cose siano andate così, e allora, capisco di avere bisogno di qualcosa di veramente dolce per cancellare il sapore sgradevole di tanta serenità persa per sempre.
E' una pillola strana quella che voglio ingoiare con un poco di zucchero... è una pillola che spesso torna sù ad avvelenare la bocca e che capisci che non puoi sputare ne' digerire. Puoi solo tentarte di addolcirla.
 



prima di colazione
Post n°768 pubblicato il 03 Luglio 2010 da sednaa
 
Tag: sfide
Alice rise: “È inutile che ci provi”, disse;
“non si può credere a una cosa impossibile”.
“Oserei dire che non ti sei allenata molto”,
ribattè la Regina. “Quando ero giovane,
mi esercitavo sempre mezz’ora al giorno.
A volte riuscivo a credere anche a sei cose impossibili prima di colazione”.
Lewis Carroll, da “Alice nel paese delle meraviglie”
 
 
Io comincerò con alcune possibili, ché ultimamente non riesco a credere neanche a quelle... Ne ho giusto in mente una. Vediamo?
 


 

 



 

di vista, sviste, lati oscuri e lati nebbiosi
Post n°766 pubblicato il 29 Giugno 2010 da sednaa
 
 
Non ci vedo chiaro.
Non dico in senso metaforico... mi è davvero scesa una nebbia nell'occhio destro, anzi, una specie di tenda fatta di tanti puntini piccoli piccoli e fitti fitti,  accompagnata da grovigli di fili neri che si muovono vorticosamente.
Ok, in realtà la metafora la potrei trovare anche abbastanza facilmente... La nebulosa di idee e pensieri che ultimamente tende a destabilizzarmi più del solito, è scesa nell'occhio... gli animaletti neri, invece sono i miei demoni oppure le famose matasse ingarbugliate di qualche post fa.
La spiegazione, invece,  è molto più semplice... gli occhi sono sempre stati uno dei miei punti deboli... chiari e delicati, forse persino belli un tempo, ma assolutamente poco funzionali con quella curvatura inadeguata che si traduce in miopia spinta, corretta e camuffata da miracolose e benedette lenti a contatto che però, alla lunga, non hanno certo giovato alle condizioni del fondo.
Ma, niente paura, è tutto sotto controllo e nessuno si accorge di niente... che è come ho sempre gestito non solo i miei problemi di vista ma anche tutti gli altri e la mia vita in generale. Nascondere sempre le mie difficoltà.
Ovviamente, con il passare del tempo diventa sempre più difficile... un paio di lenti a contatto, a quattordici anni, ti sembrano magiche, sei quasi convinta che cancellino tutto il problema come se fossero occhi nuovi in sostituzione di quelli rotti. Poi qualche piccolo disagio, la polvere, i tuffi, le irritazioni,  guidare di notte... ma in qualche modo si ovvia sempre.  Con il primo distacco del vitreo ho dovuto rifare i conti con il fatto che la magia non esiste... proibite le confortevoli lenti morbide, eccomi costretta a quelle gas permeabili, ma io sono un tipo adattabile, l'ho sempre detto e così  mi adatto. Anche a quel filo nero che mi rimane nell'occhio e che, fortunatamente è quasi sempre un po' di lato... il mio animale domestico, lo chiamo.
Anche adesso, con il nuovo distacco nell'altro occhio, tutto come al solito...  i primi giorni disorienta, sembra di stare in uno di quei sogni sfuocati, ma faccio finta di niente... con un po' di fortuna, diradata la nebbia, rimarrà qualche filo ed io mi adatterò di nuovo, la mia visione totale avrà subito un piccolo ennesimo calo che io tenterò di compensare con personali ed a volte fantasiosi accorgimenti.
Eppure, questa volta, ho accusato un po' il colpo. Insomma, aumentano i problemi e cala la vista... un giochino che non può essere eterno, no? Come dico sempre al mio oculista, non vorrei passare dall'ottico al canile....
Ma la mia considerazione non è stata solo questa. Cosa ha voluto dirmi il mio organismo? Si, che sto tirando troppo la corda e forse mi trascuro, ok, questo è banale.... E che non sono più la ragazza a cui ridevano gli occhi, ma questa è un'altra storia...
Forse, però, vuole dirmi anche che non ci vedo chiaro, appunto. In effetti è anche questa sensazione di perdita dell'obiettività che mi attanaglia ultimamente, il ragionamento che si fa labile e spesso inafferrabile... scrivere, anche qui, pensieri che si trasformano subito dopo e non sono più attuali anche se poi girano tutti intorno alle stesse inevitabili conclusioni. In effetti, con la mia testa sto cercando di fare come per l'occhio: lasciar depositare la nube sperando che i tratti tornino nititdi.
E se mi volesse dire ancora di più? Se il messaggio fosse proprio quello che le difficoltà, alla lunga, non possono essere più celate? Che non è sempre possibile adattarsi? Voglio dire, prendiamo ad esempio la mia emotività che io ho sempre gestito, domato e travestito da apparente calma, compostezza, razionalità e persino  freddezza...  ma emotiva rimango, proprio come i miei mille  espedineti non mi faranno diventare mai una "vera vedente"! Ora, a me non piace mostrarmi troppo emotiva come odio tirar fuori i miei occhiali, ma forse devo iniziare a mettere in conto che potrebbe capitare...
Ad ogni modo, oggi ho ragionato così e domani magari cambierò idea. perché una cosa è ormai certa: io non ci vedo chiaro.
 
 


 

 

sensi gravitazionali
Post n°765 pubblicato il 19 Giugno 2010 da sednaa
 
 
L'inspiegabile è quando hai finito le parole e ti restano solo gli asterischi.
 
 


 

 



(in)sofferenze e (a)simmetrie
Post n°764 pubblicato il 18 Giugno 2010 da sednaa
 
(di come certe cose non cambiano mai e invece poi ti accorgi che cambiano)
 
E' tutto un fatto di simmetrie.
Ci pensavo stamani mentre mi truccavo... il che rappresenta già un evento insolito considerato il periodo di insofferenza verso me stessa che sto passando... Ma, ad ogni modo, mi stavo truccando, niente di elaborato, solo la linea nera sopra le palpebre ed una passata di mascara. Ho già scritto di come il mio tremore  alla mano renda sempre incerto il risultato di questa banale operazione...  Si, l'ho già scritto. Il problema è proprio questo, scrivi di qualcosa e sembra che tutto cominci e finisca in quel post e invece certe cose si ripetono puntualmente ogni giorno ed è logico, perché tu scrivendole le hai volute fermare, ma  la tua vita mica è un blog, la tua vita è fatta anche di cose che non cambiano mai...
Comunque, tornando al trucco... il fatto è che ho le linee degli occhi, lievemente asimmetriche, anche le labbra a dire il vero, e se  il trucco che dovrebbe  correggere la piccola differenza, risente della mancanza di mano ferma, il risultato non riesce mai ad essere soddisfacente. Rimani lievemente asimmetrica.
E mentre ci pensi,  ti rendi conto che forse anche queste pagine hanno un po' perso la loro simmetria.
 
"(...) perché la parola insofferenza, lo puoi vedere leggendola o sentire pronunciandola, è composta quasi interamente da sofferenza, con quell'in davanti che puà significare anche dentro. Qualunque giorno della settimana, qualunque giorno del mese, qualunque giorno dell'anno."
(Paradossalmente-R.Fabbrini)
 


 

 

la legge dei fili rotti (e dei ricordi smarriti)
Post n°763 pubblicato il 17 Giugno 2010 da sednaa
 
(Di come un giorno decidi che sei stanca di capire le ragioni dei comportamenti degli altri e decidi di riscrivere certe storie)
 
C'è una regola su Sedna che riguarda la comproprietà dei ricordi... Stabilisce che, se dopo una certa quantità di tempo, uno dei coinvolti nel ricordo non ne rinnova l'interessamento, questi perde ogni diritto su di esso e che quindi l'effettiva proprietà passa all'altra persona che ne può disporre come meglio crede.
Si diventa così unici padroni di quel ricordo, per cui non si ha più il dovere di una piena obiettività verso l'accaduto e se ne possono dare tutte le interpretazioni che si vogliono senza che il precedente comproprietario possa lamentarsi.
Bene. Sono appena diventata proprietaria esclusiva di un ricordo. Ho analizzato numeri e parole e l'ho definitivamente inquadrato come fantasia mai  accaduta.
 
 


 

 

 

 

"l'anno, il posto, l'ora"
Post n°761 pubblicato il 16 Giugno 2010 da sednaa
 
(Di come ripercorrere la propria vita senza la naturale progressione ma a grandi balzi, permette di vedere come i piccoli cambiament generino vere trasformazoni... e ti portino a conclusioni che non dici)
Prendiamo questa faccenda dei mondiali. Il quattro nel quarantacinque ci sta undici volte e tanti sono i fermi immagine che posso osservare. Ma dei mondiali in Inghilterra e in Messico non ho alcun ricordo se non gli aneddoti che mio padre mi ha raccontato mille volte e che si sommano a quelli ripetuti in tv. Che poi, nel sessantasei avevo un anno ma non mi risulta possedessimo un televisore, nel settanta si ma credo che allora per me significasse più che altro Stalio e Olio (io li chiamavo così), canzonissima e gli sceneggiati.
Le prime vaghe immagini che rammento sono relative alla finale  del settantaquattro in Germania, ma il calcio non mi interessava per niente allora e quindi si tratta davvero solo di un flash (ricordo un giocatore che si inginocchiava al termine della parita, ma potrei essermelo sognato).
Ma quelli del settantotto in Argentina me li ricordo tutti e bene, segno evidente che in quei quattro anni avevo, se così si può dire, maturato tutta la mia coscienza sportiva (sono quelli gli anni in cui ricordo anche le  prime gare di Formula Uno). La spiegazione è fin troppo logica ed è che nello sport avevo trovato finalmente un punto di unione o, comunque, di dialogo con il mio babbo.
L'ottantadue è quasi banale citarlo... credo che sia stampato enfaticamente nella mente di tutta la mia generazione e quelle vicine... è il nostro  top. Non ero più una ragazzina e quell'estate me la ricordo assai bene, con le partite guardate nel maxischermo di una ex discoteca e con i dopo partita nei divanetti in penombra. Ma per la fase finale ero al mare di nuovo con mio padre ed i festeggiamenti furono limitati per me. Se ci penso, anche questo è rappresentativo di quegli anni.
L'anonimo mondiale dell'ottantasei me lo ricordo in pizzeria, dove in estate lavorava il mio ragazzo e dove successivamente avrei lavorato anche io (tanto stavo lì comunque) per qualche stagione.
Le partite del novanta in Italia, invece, me le ricordo in casa di amici che erano  tutti diversi da quelli di quattro anni prima e quelli del novantaquattro sempre con gli stessi amici ma in casa mia, quella da sposata, a parte la finale in cui eravamo altrove (l'avevo detto io di non cambiare....).
Nel novantotto ancora in casa, con mia figlia piccolina, ma non sempre in compagnia e se ci penso direi che è in questo periodo che qualcosa si rompe dentro e fuori dalle mura.
Ed arriva il duemiladue... "l'anno" di svolta, il mio personale confine tra il prima e il dopo. Quel mondiale del sol levante è in assoluto quello che ho visto di più e forse seguito di meno, coincide con l'ospedale di mio marito e la tv era sempre accesa sia lì, sia nella cameretta in affitto dove stavo... compreso quel giorno in cui rimase accesa tutto il giorno senza volume... Non ricordo neanche chi vinse.
Ma ecco il duemilasei, di nuovo campioni... non è strano che abbia tutto un altro sapore, no? E' l'entusiasmo che è scemato oppure è che questi intervalli di quattro anni sembrano sempre più corti? Gli eventi che ci colgono in momenti della vita diversi eppure che nel complesso appaiono ripetitivi.
E' un po' come questo blog... si trasforma e cresce con me eppure i temi si ripetono, i post si rincorrono in emozioni che sono sempre le stesse, con quella sensazione che tutto sia stato già detto. Ma c'è sempre un'altra partita da giocare.
E un anno, un post(o) e
un'ora.
 


 

 



 


 

Descrizione: Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - modifica - elimina



di formule magiche e teorie, di perdite e ritrovamenti, di partenze e ritorni
Post n°759 pubblicato il 11 Giugno 2010 da sednaa
 
Io ho una teoria.  Cose o persone che pensi di aver perso, tornano a te se lasci un posto per loro nella tua mente.
Mettiamo ad esempio una canzone che hai sentito  da ragazzina... ti ricordi perfettamente il momento e che ti aveva colpito, ma non ne rammenti una nota, il titolo, gli interpreti... forse una parola, si, ma non oseresti citarla per quanto è vaga e imprecisa... e una sensazione, altrettanto vaga, imprecisa, come quando hai un nome sulla punta della lingua e non ti viene.
E così quella canzone  ti rimane in mente senza ricordartela, come un cassetto ben distinto e nominato ma sempre vuoto. Però non lo cancelli. Ogni tanto ci pensi. Nell'era google e youtube hai provato anche a cercarla ma non hai elementi sufficienti che ti conducono a lei.
Ma c'è la mia teoria.
Difatti, quando meno te lo aspetti, vedi uno
spot in tv e improvvisamente quella canzone viene a cercare  te ed il posto che le hai lasciato.
E finalmente quel cassetto è riempito e tu ti senti assurdamente soddisfatta. Si, per aver ritrovato il ricordo, certo... ma soprattutto perché...
cose o persone che pensi di aver perso, tornano a te se lasci un posto per loro nella tua mente.
 


 

 

 

post compulsivo
Post n°757 pubblicato il 09 Giugno 2010 da sednaa
 
Ok, dopo diversi post lunghetti, adesso ce ne vorrebbe uno breve per riequilibrare un po' la situazione che altrimenti diventa pesantuccia. Un po' come quando a scuola sfogliavi le pagine da studiare e ti sentivi sollevato se c'erano le figure... Io non me la cavo bene con le figure... a parte quelle brutte che faccio di tanto in tanto... e che racconto pure qui dentro, si.
Comunque un post corto ce l'avrei avuto in mente, ma ormai ho già superato il numero di battute consentito con il preambolo...
 
(La verità è che scrivo troppo ultimamente... un po' come quando parlo a raffica perché sono agitata... C'è movimento nei miei substrati e questo determina fuoriuscite più o meno coerenti  e controllate... ma dopo l'iniziale sollievo di una diminuzione di pressione, ciò che ho scritto mi sembra già superato ed ho bisogno di sovrapporvi qualcosaltro. Insomma... ne sono consapevole: grazie a chi mi sopporta e supporta)
 
Ops... temo di essermi giocata il post breve....
10 giugno: però sto cercando di smettere :)
 


 

 

 

 

 

summer kisses (winters tears)
Post n°754 pubblicato il 05 Giugno 2010 da sednaa
 
Il costume l’ho portato da casa. Quello intero ovviamente. Per il resto non è che mi sarebbe servito molto e un paio di spiaggini li trovo sempre nella casa del mare. Anche se sono quasi due anni che non ci metto piede e molta roba l’avevo portata via.
E’ stato il mio babbo a chiedermi di accompagnarlo visti i lavori che sta facendo, ma credo che sia stata una scusa… secondo me gli facevo un po’ pena e mi ha voluto regalare un pretesto per venire perché, infatti, appena arrivati  mi ha ha detto, con quei suoi modi spicci, che lui doveva sistemare alcune cose e che io potevo andare sulla spiaggia. Non ci ho neanche provato a dire “nomatiaiuto”.
Ho trovato in un cassetto uno dei teli da bagno e il copricostume leggero… hanno quell’odore sgradevole di chiuso, e li metto a prendere aria mentre mi metto la crema, protezione diecimila.
Ho desiderato talmente tanto essere qui che adesso mi sento quasi intimidita e certo la condizione fisica è quella che è, ma il posto è tutto meno che esclusivo ed alla moda, una spiaggia da battaglia insomma, i miei budini passeranno abbastanza inosservati.
Occhi chiusi, musica nelle orecchie e calore sulla pelle. Sognavo questo, no? Si, e una passeggiata lunga lunga sul bagnasciuga.  Quella la faccio subito dopo pranzo, tanto mangiamo una cosa velocissima… Tengo il copricostume per passeggiare, così non  mi sento in imbarazzo ed evito anche di scottarmi. E poi non sono abituata, ho bisogno di esporre pelle e mente con gradualità all’estate. Ho ancora tanto inverno dentro.
La musica nel lettore mp3 è quella dei miei post, ci sono i Muse, gli Smiths, i Subsonica, i Negrita, un paio di canzoni di Francesco Renga, il perché lo so io, quelle di Paradossalmente e De Andrè.  Lascio che l’acqua mi bagni i piedi e percorro la spiaggia per tutta la lunghezza, dall’estuario del fiume, poco distante da casa mia, alla zona più deserta e incolta, fino a quel punto che ho sempre chiamato Mago.  Andata e ritorno sono quasi due ore, i miei piedi reclamano ma la testa è lontana, presa in ricordi e confronti. Sto pensando al costume che negli stessi giorni di giugno di due anni fa vidi in una vetrina  e decisi che sarei riuscita a potermelo comprare… ero in fase stringente allora,  dinamica, determinata ed altro ma sapevo che non sarebbe durata. Ad agosto fu mio quel costume e per un momento ho creduto davvero che non sarei ricaduta come le altre volte. Ma, come prevedevo, non è durata
Ora lo so che il modello Zelda non era adatto a me, è stato illusorio pensarlo. Ora lo so.  Adesso sono tornata nel mio livello, la scommessa sarà quella di trovare un equilibrio qui dentro.
Sospiro e resto ancora un po’ al sole… sarà che è giugno, sarà la crema che ho messo, saranno gli strati isolanti depositati mese dopo mese, ma questo sole non riesce a scaldarmi dentro. E mi aspettano musi lunghi stasera.
Nella prossima vita, giuro, nascerò gnocca onnisciente.
 
 
 


 

 



oscurabile
Post n°753 pubblicato il 05 Giugno 2010 da sednaa
 
C'è una finestra da cui guardo lontano. Ad est.
Non è molto grande e si affaccia sui tetti. Di giorno vedo spicchi di cielo, pezzi di valle e orizzonti interrotti. Di notte il buio si allarga in una macchia scura in cui terra ed aria si confondono e diventano nero interrotto solo da pochi grappoli di luci.
Mi piace muovermi nell'oscurità  della casa e guardare oltre. Il buio del dentro e il buio del fuori. Non so... è come se, finalmente, il nero dell'anima potesse smettere di nascondersi, di fingere che non c'è e restare lì, palpabile, udibile, respirabile.
E' a questo punto che il mio sguardo si perde e per un attimo io sono davvero io e  vedo in quelle luci lontane tutto quel che vorrei vivere. 
 
Non basta ubriacarsi di parole, di colori, di pensieri.
 


 



accontentarsi
Post n°752 pubblicato il 03 Giugno 2010 da sednaa
 
Ma riuscire a non fare qualcosa che proprio non si voleva fare, quanto sopperisce il non riuscire a fare qualcosa che si vorrebbe tanto fare?
 


 

 

It's Probably Me
Post n°749 pubblicato il 27 Maggio 2010 da sednaa
 
Da mio padre ho preso il gusto di raccontare storielle e la tendenza a far diventare aneddoto anche un episodio banale (si, ok, alcuni li racconta cento volte).  Ho preso sicuramente il gusto per la musica e il piacere di cantare (che poi mi sono sempre chiesta da dove tiri fuori quella voce allegra con cui canta, lui che bestemmia anche per una striga sciolta). Ho preso questa coscienza ingombrante che, maledetta ti dice sempre quale è la cosa giusta e che ti fa sentire un verme se non la fai (ma a volte non so capire se è la mia o la sua). Ho preso questo sottile senso di colpa ogni volta che ci si concede un piacere, come se fosse un dovere mancato (però ho imparato a diluirno, per fortuna). Ho preso la capacità di chiudersi in se stessi e rendersi impenetrabili, inaccessibili, quasi inesistenti (eppure abbiamo sempre un passaggio segreto dal quale si potrebbe entrare, ma non lo scopre nessuno).
Da mia madre ho preso l'abitudine al sorriso ed i modi gentili, e quella certa convinzione che non si deve far pesare sugli altri la nostra tristezza (e così sembriamo senza problemi). Ho preso il modo di cucinare, "aggeggiando" le ricette in base al tempo ed a cosa si ha a disposizione, coreografando il risultato per confondere le idee (certo, lei è molto più brava di me). Ho preso il modo in cui trema il labbro inferiore quando si sta per piangere e non si vorrebbe (perché non concedercelo?). Ho preso quella capacità di assorbire pressioni, critiche, disattenzioni come se avessimo pazienza infinita per poi ricedere tutto quanto in improvvisi scoppi di rabbia in cui si perde in partenza (rari per fortuna... o forse non è una fortuna). Ho preso quell'essere servizievole che nasce dall'affetto e dal rispetto e che, invece, diventa spesso qualcosa di dovuto e scontato (e la stessa amarezza nel rendersene conto).
Di mio ho portato i  capelli quasi biondi (loro sono entrambi mori), gli occhi chiari ma fortemente miopi (loro ci vedono benissimo), la fantasia sfrenata (forse loro non se la sono potuta permettere), una certa occasionale pigrizia (figuriamoci, non era contemplata), la capacità di analisi ed il desiderio di obiettività (a volte mi scontro con la loro visione unidirezionale),  il sapermi aprire completamente se solo decido di farlo  (loro hanno sempre temuto fosse ingenuità).
E questo folle desiderio di sentire le emozioni penetrarmi dentro.
 
 


 

 

 

"la verità è che non gli piaci abbastanza"
Post n°745 pubblicato il 23 Maggio 2010 da sednaa
 
"Voi donne vi fate tutte queste pippe mentali:
prendete ogni cosa che un uomo fà
e le trasformate in un'altra cosa."
Da quando, in una delle mie notti alla ricerca del tempo perduto, ho visto questo filmetto (tra l'altro ripassava anche oggi... ok, nulla di che, ma si sa che io sono una superficiale), la frase del titolo continua a risuonarmi in testa come la chiave di lettura di tutta una serie di situazioni e, soprattutto, persone con cui mi sono ritrovata a fare i conti ultimamente... no, vabbe', diciamo spesso. E, come la protagonista, ho dovuto ammettere che, mentre siamo spesso impegnati ad arrovellarci la testa con mille spiegazioni possibili e, diciamolo, alquanto auspicabili, per giustificare i comportamenti che non ci sono andati a genio (e non solo in amore),  probabilmente l'effettiva ragione è molto più semplice anche se non facile da mandare giù.
Certe verità non piacciono ai ladri di attenzione...
 


 



orbite viziose
Post n°744 pubblicato il 23 Maggio 2010 da sednaa
 
La mia maestra delle elementari, che quando mi incontra mi chiama ancora "la sua stella", una volta che, insieme ad un'amica ci eravamo fermate a salutarla,  raccontò  che ricordava perfettamente il mio ingresso nella scuola e di come fossi una bambina dotata ma terribilmente chiusa.
Mi è capitato spesso, da allora, di riflettere su questa affermazione perché, in realtà, io non mi ero mai resa conto di un tale mio atteggiamento, anzi, ho dei bellissimi ricordi del mio primo ciclo scolastico e non rammento assolutamente sensazioni di disagio.
Però, se penso a come ero a sei anni, al mio contesto e al mio carattere,  la sua affermazione mi sembra molto veritiera e plausibile... ero una bambina tranquilla, non avevo frequentato l'asilo come altre mie coetanee ed avevo quindi socializzato molto poco.  Probabilmente ero timida, questo penso di ricordarlo, ma non avevo poi avuto tutte queste occasioni di rendermene conto.
Nel corso degli anni ho poi avuto modo di imparare  come ad aprirmi agli altri, il miscuglio di paura e piacere che si prova nell'esporsi negli aspetti più intimi e nel vederli recepiti ed accolti. Ma non è stato mai qualcosa di naturale, bensì una scelta, un rischio che si decide di correre consapevoli del risultato che può tornare indietro. E' un po' come scegliere di passare dalla modalità mono a quella stereo nella radio... tutto un altro sentire. Se però la frequenza è disturbata, si sa, la stereofonia amplifica i rumori  di fondo in maniera decisamente fastidioso ed occorre  accontendarsi del mono.
Ecco, sarà che la mia frequenza è da tempo molto disturbata, fatto sta che l'antica tendenza alla chiusura, che avevo presuntuosamente creduto di saper domare, sta riprendendo un certo sopravvento, ed io mi trovo sempre più spesso a cercare l'isolamento ed a farmi bastare lo scarso effetto sonoro che ne ricavo.
E' dunque vero che l'indole alla fine la spunta sulla ragione e sulle scelte? O forse, quando  la nostra vita cade un po' vittima degli eventi, la nostra personalità torna ai meccanismi primari e più radicati, come se attivasse la famosa modalità provvisoria in attesa di tempi migliori?
Insomma, appurato ormai da tempo che non sono una stella ma un pianeta che brilla di luce riflessa, questa lontananza dal sole è solo perchè sono nel punto più lontano della mia orbita o perchè ne sono irrimediabilmente uscita e mi sto allontanando nello spazio?
(E, soprattutto, a che mi serve saperlo?)
 
 


 

 



FUS(A)...
Post n°743 pubblicato il 19 Maggio 2010 da sednaa
 
 
Nelle giornate come queste mi sembra di stare in una favola, che detto così sembra pure una bella cosa, si pensa subito al lieto fine... ma la favola che intendo io è quella della parte iniziale, un cui c'è la nostra protagonista impegnata ad affrontare prove e (dis)avventure che uno sceneggiatore, con elevato senso dell'umorismo ed una buona dose di perfidia, ha pensato bene di frapporre tra lei ed il fantomatico quanto poco probabile vissero felici e contenti.
In questa storia, i miei giorni diventano ingarbugliate matasse di filo che un non ben precisato committente mi ha dato da districare ed io, con pazienza, inizio dal mattino a sciogliere uno per uno tutti i grovigli ed i nodi, arrotolando ora dopo ora il mio prezioso gomitolo. La sera, finalmente, contemplo il mio risltato... a volte è una bella palletta regolare, altre volte ha qualche bozzo  ma è comunque un bel successo considerando come ero partita...  Poi nella notte succede sempre qualcosa, non so, forse folletti dispettosi, ed il mattino seguente ecco che ritrovo la matassa di nuovo disfatta e più intrigata che mai ed io devo ricominciare da capo... Come in ogni favola che si rispetti, il tempo è relativo e questa faccenda va avanti per millanni e più...  al mattino piango sui nodi e mi arrabbio e mi dispero per l'ingrato compito, quindi asciugo le lacrime, mi metto a lavoro, canto i miei sogni segreti, rido delle mie sciocche fantasie, sospiro e piano piano dipano ancora la matassa.
Arriva un'altra sera, guardo i miei gomitoli e so già che spariranno ancora, così vorrei fermare il tempo, non dormire per giungere al mattino senza che qualcuno abbia guastato il  lavoro e me lo ripresenti da fare.
Ecco, a questo punto ci vorrebbe la svolta, che ne so, la Fata delle Spolette, o l' Elfo Tessitore, il Gatto con gli stivali, insomma qualcuno! Oppure un fuso con cui pungermi... ah, no, quella è un'altra storia.
 
 


 

 



ragioni disperse (anche le tonte nel loro piccolo si...)
Post n°742 pubblicato il 17 Maggio 2010 da sednaa
 
La differenza in  certe giornate la fa il tipo di saldo che consideri, totale o parziale. Prendiamo ad esempio oggi e questo vago senso di colpa che mi sento attaccato addosso come quando si appiccica alla suola un pezzetto di carta adesiva che senti frusciare ad ogni passo...  ecco, è un saldo giornaliero che mi mostra un inaspettato quanto immeritato credito di cui l'onestà mi direbbe di non essere per niente fiera.
Si può permettere di avere memoria corta lei, l'onestà dico... pronta a suonare l'allarme ogni volta che ti coglie in difetto, ma furbescamente latitante quando   sei stata tu a pagarne la mancanza altrui. Ti segna solo il debito, la maledetta e ti lascia quel segno rosso un po' infamante  apparentemente ignara  delle perdite che la tua anima ha disseminato lungo il percorso, forse incurante delle ferite non ancora rimarginate.
Beh, mi dispiace, ma niente saldo giornaliero, oggi.  Tengo io la somma di quel che ho dovuto lasciare indietro e se non posso, o non so,  reclamare ciò che mi spetta, non intendo privarmi del poco che sono riuscita a raccattare.
Quindi, per oggi si fanno altri conti. E niente sconti.
 
 


 

 



Come una goccia caduta dal cielo
Post n°741 pubblicato il 15 Maggio 2010 da sednaa
 
In fondo poteva andarmi peggio.  Potevo cadere nell'asfalto e venire dispersa dalla ruota di un'auto, oppure finire in una pozzanghera e confondermi ad altre apparentemente uguali a me, o magari posarmi sulla corolla di un fiore e dissetare un insetto, o anche rotolare su un tetto e correre insieme alla massa fino alla grondaia che ci scaraventerà nella fogna più vicina... Invece sono schizzata su questo vetro al quale ho tentato  di aggrapparmi mentre, inesorabilmente, scivolavo verso il basso ma abbastanza lentamente per guardare dentro e capire dove avrei voluto davvero cadere... Certi sogni non dovrebbero avere un soffitto.
 
 
 
Le parole stanno scivolando fuori come una pioggia infinita in una tazza di carta
Scivolano selvaggiamente e si disperdono nell'universo
pozze di dolore, onde di gioia alla deriva nella mia mente aperta
possedendomi e accarezzandomi
Jai guru deva om.

Niente cambierà il mio mondo
Niente cambierà il mio mondo
Niente cambierà il mio mondo
Niente cambierà il mio mondo

Immagini di luci spezzate danzano davanti a me come milioni di occhi
Mi chiamano attraverso l'universo
Pensieri vagano come un vento irrequieto dentro una cassetta della posta
Cadono alla cieca mentre seguono la propria strada attraverso l'universo
Jai guru deva om.

Niente cambierà il mio mondo
Niente cambierà il mio mondo
Niente cambierà il mio mondo
Niente cambierà il mio mondo

Suoni delle ombre ridenti dell'amore fischiano attraverso le mie orecchie aperte
Incitandomi e invitandomi
Amore senza limite e senza fine che splende attorno a me come un milione di soli
Mi chiama attraverso l'universo
Jai guru deva om.

Niente cambierà il mio mondo
Niente cambierà il mio mondo
Niente cambierà il mio mondo
Niente cambierà il mio mondo

Jai guru deva om,
Jai guru deva om,
Jai guru deva om...
 
 
Beatles - Across The Universe
 


 

 



A distanza di sicurezza
Post n°740 pubblicato il 13 Maggio 2010 da sednaa
Raramente mi sbaglio sulle persone. Questo non perché io possegga intuito o istinto straordinari... mmm... a dire il vero, spesso, mi piace pensare di avere una certa empatia ma forse me lo immagino e comunque non è per questo. No, è che a me le persone piacciono. Nei loro tanti aspetti, voglio dire, anche quelli complessi, anzi soprattutto in quelli complessi. Non che io riesca sempre a capirli, però so che ogni individuo ha tante sfaccettature, lati più o meno oscuri, caratteristiche di cui a volte neanche lui si è ancora reso conto... insomma, so che questi aspetti ci sono, e quindi tendo a non rimanere delusa da quel che mano a mano scopro.
Ma i rapporti con le persone, si, quelli a volte mi deludono. Che poi è strano come si pensi di capire gli altri e poi, spesso, non si riesca a trattare con loro.
Deve essere un fatto di distanze.
Secondo me ce n'è una da tenere con ciascuno di noi. Deve essere quella che sbaglio. Troppo vicina o troppo lontana, mai alla distanza giusta. Adattarla è così difficile...
E' come con i mattoncini delle costruzioni...  non i Lego, io avevo quelli Plastic City, i più lunghi erano bianchi, poi c'erano quelli da otto buchi, di vari colori e quelli da quattro, soprattutto rossi e, infine, quelli da due. Ecco, se ne metti uno bianco  quando l'altro ha il corto, è inutile, lo tieni lontano... se la combinazione è invertita, ti tiene lontano lui.
Così la timidezza di un mattoncino piccolo viene scambiata per freddezza, l'interesse di uno lungo sembra invadenza, l'insicurezza di uno medio diventa ambiguità.
E' tutto un gioco di incastri... si, come con gli elettroni, lo so... ho già fatto questo discorso.
Ma se per gli elettroni la questione si riconduceva ad un fatto di valenza e di orbitali e dipendeva essenzialmente da quale tipo di elemento volevi combinare, guardare le cose dal punto di vista dei mattoncini, voglio dire della distanza, è più complesso e allargato, perché riguarda tutti.
Io non lo so perchè, con alcune persone si combinano subito i mattoni giusti e con altre non ci riesci neanche se provi a cambiarli in continuazione... Ecco, magari tu impari a conoscere tutto il suo assortimento di mattoni e pensi di avere pure i pezzetti adatti che vi si incastrino, ma non riesci mai a tirarli fuori al momento giusto.
Io, mi sa che per un po' me ne starò a ruzzare nel mi' uscio.
 
I Didn't Know I Was Looking For Love
Everything But The Girl
 


 

 



vista da qui
Post n°739 pubblicato il 11 Maggio 2010 da sednaa
 
 
Vista dal blog, la mia vita sembra più interessante. E divertente.  Oddio, non sempre... Qualche volta sembra anche più triste... mmm... o magari no. Le parole danno spessore a giorni e sensazioni altrimenti destinati a scivolare via senza lasciare traccia, consistenza a particolari apparentemente irrilevanti, tridimenzionalità a pensieri che si sovrapporrebbero in testa.
Prendiamo una di quelle volte in cui  fermo l'auto sotto casa e invece di scendere rimango lì, con lo sguardo perso in un punto in  fondo alla strada... le vetture che passano neanche se ne accorgono, un occasionale passante, invece, penserebbe che sono  un po' scema... Invece lo scrivi qui e ne fai un frammento di anima, una storia, una fantasia,  con la giusta musica ne verrebbe fuori persino un bel videoclip...
Molto meglio, no?
Lo confesso, un po' mi piace questo personaggio liberamente ispirato a me stessa che ne esce fuori... La faccio muovere tra gli episodi del mio quotidiano, mi diverto quasi a metterle addosso le mie figuracce, provo a farla districare tra le mie insicurezze, le lascio l'onere di trovare un senso ai miei pensieri... eppure lei se la cava sempre... riesce a scherzarci sopra, perfino mettere la cosa in positivo, si, e a sembrare più sensibile e leale di quel che sono davvero io. Non lasciatevi ingannare...
Io, quasi quasi, mi trasferirei qui.
 
 
I'd really love to break your heart
Tears For Fears Shout
 


 

 



effetti involontari
Post n°738 pubblicato il 10 Maggio 2010 da sednaa
 
L'inevitabilità di una scelta è inversamente proporzionale al tempo che passa dal momento in cui l'hai compiuta.
(Teoria dell'inevitabilità sedniana)
 
 
 
 


 

 



the big post
Post n°737 pubblicato il 07 Maggio 2010 da sednaa
 
Ne ho presa un'altra.
Di multe, dico... Il che fa automaticamente aumentare il valore di questo post indipendentemente da come sarà scritto. Quindi, un post da centosessanta euri e cinque punti della patente, senza contare la giornata di ferie, il carburante per i quattrocento chilometri circa percorsi, l'usura dell'auto, il pedaggio autostradale, quattro euro di parcheggio, mezzo per il parcheggiatore, il pranzo all'autogrill, il caffè della macchinetta dell'ospedale più qualche telefonata. E il danno emotivo? Ne vogliamo parlare?
Insomma, caro il post, direi. Si, ok, lo so che mi ero ripromessa di stare attenta e non superare i limiti e che, allo scopo, potevo pure azionare il bottoncino che manteneva fissa la velocità. Ok, è colpa mia. Ormai credevo di ricordare tutte le piazzole in cui ipoteticamente si poteva piazzare la macchinetta ed invece, dietro ad una leggera curva, eccola là... Sorridete prego.... click!!! Ecco, bene, aggiungiamoci pure il senso di colpa... dove vogliamo farlo arrivare questo conto spese?
Ormai è fatta. Lo vedi cosa sono i limiti? Questione di un attimo. Tutti bravi a dire "lasciati andare, lasciati andare", poi basta quel capellino in più, quel momento di distrazione, quell'imprevisto, e zac, ti beccano e tu vorresti riavvolgere il nastro quel tanto che basta per fermarti l'istante prima e lasciare tutto come stava... invece niente. Sei andato oltre e ne fai le spese.
E pensare che proprio stamani blateravo sulla proposta del doppio punteggio per gli autisti delle auto blu dei politici... bella roba. Che poi da cosa è motivata tutta 'sta fretta dei politici? Cosa fanno di tanto urgente da rendere necessarie le infrazioni stradali? Io, ad esempio, oggi pomeriggio dovevo tornare in tempo per andare a prendere mia figlia che tornava da un'uscita con la scuola ed il viaggio era per motivi medici... eppure non mi è mai passato per la testa di richiedere  una deroga apposta.
Ecco, pure la critica politica... questo è veramente un post prezioso... Non basta? Va bene, mi voglio rovinare... anche il mio cartone animato preferito ci metto... E non mi si venga a dire che in questo blog non metto pure l'anim(e)....
 
 
 
 
... ma questo è un altro post.
 


 

 



irri(t)azioni
Post n°736 pubblicato il 06 Maggio 2010 da sednaa
 
Tag: grrrrrrr
 
“Non lasciare che il sole tramonti sulla tua ira”. La frase (più o meno così… non ho voglia di andare a controllare) è attribuita a San Paolo ma io ammetto di averlo scoperto da poco tempo perché la prima volta che l’ho letta è stato da bambina in Piccole donne e quindi sono stata sempre convinta che fosse farina del sacco della Alcott.
E come accade per certe incontri, non saprei dire se mi convinse perché era vicino al mio modo di pensare, o se invece fu proprio esso ad influenzare le mie idee.
Non che poi ci riesca sempre, certo… o meglio, io tendo a rielaborare abbastanza velocemente la mia rabbia ed a superarla anche perché finisco inevitabilmente per cercare di capire le motivazioni altrui; però, riconosco che il passo successivo, quello del chiarimento,  mi è un po' più ostico, specie se è in senso inverso... Voglio dire, non ho grossi problemi a chiedere scusa se mi rendo conto di aver sbagliato o offeso qualcuno, ma se si tratta di reclamare la mia offesa, eh... allora divento un po' più ermetica. Un orgoglio a senso unico che mi consente di cospargermi la testa di cenere (e quanto è comodo questo quando ad altri serve un capro espiatorio), ma non di sostenere le mancanze nei miei confronti (ah ah... chissà perché?). Ho pure imparato i benefici del "portare i miei sentimenti" all'attenzione di chi li ha mortificati, ma evidentemente  il mio modo è poco incisivo, o forse poco convinto.
Così, finisce che io chiudo il canale... senza particolari strepiti, annunci e ritorsioni. Qualche volta neanche se ne accorgono.
In ogni caso, supero la mia rabbia e passo oltre. Preferibilmente prima del tramonto.
Non sempre però è possibile chiudere questi canali. Ci sono persone che restano comunque importanti e con le quali bisogna relazionarsi per forza. Con loro mi capita spesso di non riuscire a non espormi di nuovo pur avendo ripetutamente superato il mio limite. Ecco, diciamo che dopo un certo numero di tramonti, torno a riaprire le comunicazioni, magari con qualche cautela in più, o almeno con la consapevolezza che il rapporto è comunque viziato da tali trascorsi.
Insomma, per me la rabbia è una compagnia scomoda che preferisco non portarmi appresso, meglio stemperarla con il ragionamento che poi diventa esperienza.
Ok, ammettiamolo, questo atteggiamento mi colloca spesso tra i cosiddetti fessi, ma tanto ne ho pure altri che contribuiscono allo scopo, per cui uno in più non farà troppa differenza.
 


 

Descrizione: Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - modifica - elimina

 

 



e mica potrà sempre essere colpa mia!
Post n°735 pubblicato il 05 Maggio 2010 da sednaa
 
Ok, ho provato a convincermi che era colpa mia, che mi si è abbassata la soglia della pazienza, che mi si è prosciugata la disponibilità, inaridito il cuore, desertificata la sensibilità... ma non è che alcune persone,  sono semplicemente noiose??????
E posso scriverlo almeno qui mentre nello stesso momento tento di nasconderlo alle suddette?
 
 
 
Ovviamente non ho la più pallida idea di cosa voglia dire il grafico (i limiti sono una parte oscura nelle mie reminescenze matematiche), però fa scena, no?
 


 



Canta che ti passa
Post n°734 pubblicato il 04 Maggio 2010 da sednaa
 
 
Fare settanta chilometri per fare la spesa non è proprio la cosa più comoda del mondo, ma neanche la peggiore... a volte ne ho fatti anche duecento...
No, dai... è solo che mi capita di dovere ingannare attese e, visto che a casa non ho fatto in tempo ad andare alla Coop e la famiglia reclama la mancanza di generi di prima necessità (non dico quali per decenza...), mi sembra una buona idea sfruttare un tempo morto, no?
I supermercati di città mi piacciono, ci si trovano un sacco di prodotti che al mio paese non sempre sono disponibili, io mi incanto sempre davanti ai lunghi corridoi con biscotti di tutti i generi e marche... e i doccia schiuma ed i prodotti per i capelli... una fila interminabile, ci metto sempre un sacco di tempo.
Certo che c'è una confusione! Carrelli che si scontrano, che si incrociano in tutti i sensi, costretti ad incolonnarsi davanti agli scaffali, tutti frenetici e di fretta all'assalto delle offerte speciali. Io non prendo quali mai il carrello, non ho simpatia per lui e così finisco ogni volta per colmare il cestino "che tanto per comprare due cose....", e magari trascinarmi appresso una confezione di acqua. E' che io non amo fare scorte e pensare a tutto quello che serve in una volta sola, ecco.
Dopo una sosta all'espositore dei libri, mi dirigo verso le casse. Oddio, questa è la parte peggiore,  file interminabili ovunque, casse speciali, e scritte lampeggianti di quelle in chiusura. Mi piazzo dietro a tre carrelli stracolmi e relativi accompagnatori ma la fila è scomposta, ostruisce il passaggio di altri... Arriva un signore anziano attaccato al suo carrello e mi si mette a fianco incurante di un altro che, proveniente da destra, vuole passare, faticano un po' a districarsi e poi il primo chiede chi sia l'ultimo della fila. Io che ero stata costretta a fare loro spazio, mi faccio avanti dicendo che sono l'ultima, al che, il signore anziano mi si rivolge tutto alterato dicendomi che sono arrivata dopo di lui. Io, figuriamoci, sono quella  che se vede una persona con poche cose la fa passare avanti sempre, quella che se può dà pure una mano, quella che evita discussioni... Dico che non c'è problema, però un po' mi secca, non tanto per la fila, ma perche fare pure la parte di quella che vuole fregare sulla fila mi sembra decisamente il colmo. E  un po' anche per il fatto che, come mi succede pure in altre occasioni, non ci si accorge di me... A volte credo che a furia di voler essere invisibile, finisce che lo sono davvero...
Passa un commesso e mi dice gentilmente di accomodarmi ad una cassa un  po' più avanti dove non c'è fila; è una di quelle speciali (quelle per chi ha già passato tutti i prodotti con lo scanner, per capirsi) ma lui dice alla cassiera di farmi il conto.
Godo per un attimo della cortesia inaspettata e di un certo gusto di rivincita sul vecchietto. Cosa di cui mi pento subito dopo. Ma non c'è altro tempo... cerco di orientarmi verso l'uscita e scendo nel parcheggio alla ricerca dell'auto.
Il mio tempo di attesa è quasi terminato, il tempo di tornare alla meta, parcheggiare di nuovo, dare un'occhiata al libro che ho comprato ed ecco che è già ora di suonare il campanello. Mia figlia è tutta euforica, io ascolto vagamente intimorita i  "salati" consigli di questa volta e cerco di incastrare la data del nuovo appuntamento.
Ci rimettiamo in viaggio. Sarà buio quando arriveremo a casa, penso mentre uscendo dalla breve galleria, vedo in lontananza la sagoma della mia montagna... Sospiro accusando la stanchezza e poi, diciamolo, dopo una seduta dalla psicologa per la figlia, ce ne vorrebbe sempre una anche per la mamma, dovrebbero prevedere il pacchetto completo... con uno sconto, magari...
"Che hai, mamma?"
"Niente, tesoro... Mettiamo un po' di musica e cantiamo?"
 


 



è che sono così pensierosa ultimamente...
Post n°733 pubblicato il 03 Maggio 2010 da sednaa
 
"Forte come l'amore è la morte, tenace come gli Inferi è la passione."
La morte separa l'anima dal corpo, ma l'amore separa ogni cosa dall'anima.
MeisterEckhart - Sermone Nascita Eterna
(Da
Gargoyle di Andrew Davidson)
 


 



risposte senza chiamate
Post n°732 pubblicato il 02 Maggio 2010 da sednaa
Diciannove chiamate perse. Tutte da uno stesso numero. Che non conosco... ma questo non vuol dire niente, perché da quando ho cambiato telefono ho perso un sacco di contatti  ed ancora non ho avuto la pazienza di memorizzarli di nuovo... Si, lo so che c'è un modo per travasare i numeri ma io ho un rifiuto mentale per queste cose...
Comunque, diciannove chiamate, caspita,  evidente doveva essere importante. Riachiamo.
“Pronto?” A rispondermi è un uomo dalla voce sconosciutissima che mi induce immediatamente a giustificarmi.
“Scusi ma ho trovato numerose chiamate da questo numero, non so… forse mi ha cercato… e aggiungo il mio nome e cognome, presentandomi.
“Ma  chi vuole? Perchè ha chiamato?” mi chiede il tizio dall'altra parte del telefono; ha una voce profonda con un pesante accento del Sud e sembra scocciato.
“No, come le dicevo, ho trovato diciannove chiamate dal suo numero…  forse c’è stato un errore, non so, ma ho pensato che fosse qualcosa di urgente…”
“Ma lei chi cerca?”
“Appunto… io non cerco nessuno… ho solo visto le chiamate…”
“Ma lei chi è?”
Ripeto il mio nome, senza il cognome stavolta. “... ma deve esserci stato davvero un errore... solo che tutte quelle chiamate mi hanno preoccupato...”
“Ma sei di Nocera anche tu?”
“No, non sono di Nocera, sono toscana… ma guardi, mi sono sicuramente sbagliata, mi scusi…
“Magari ci possiamo sentire qualche volta.”
“Non credo proprio… scusi ancora… buongiorno…”
Ecco, questo è sicuramente un numero da memorizzare. Si, per non rispondere. Ma c'è un modo per mettere un telefono in lista nera?
 
 
 
 


 

 

 



separataMENTE
Post n°730 pubblicato il 02 Maggio 2010 da sednaa
 
Quando senti il desiderio di fermare un momento ma non sai esattamente per farne cosa, vuol dire che la tua mente è già andata a dormire e ti sta mandando segnali preoccupati. Spegni la luce e seguila.
(Antico rimedio sedniano per l'insonnia)
 
 


 

per-mal-osa
Post n°728 pubblicato il 29 Aprile 2010 da sednaa
 
 
"Perdona i tuoi nemici ma non dimenticare mai i loro nomi."
(J. Kennedy)
 
Non sono una che si offende facilmente ma sono una che rimane facilmente male.  C'è differenza, credo. O, almeno, per me c'è.
L'offesa è qualcosa che supera i tuoi limiti, che ritieni di non meritare, che non lascia margine. E' estranea e, se anche proviene da una persona che credevi vicina, ha il potere di cancellare quel filo di unione  che potevi aver sentito.
Quando invece rimani male di qualcosa, anche se sei ferito, hai voglia di allungare la mano e cercare il contatto, hai voglia di spiegare, di capire e superare. A volte sono piccole cose... forse è proprio questo che ti rende permalosa, no? Una parola che che ti scava un mondo dentro, uno sguardo mancato, un'attenzione inutilmente sperata, una critica che ritieni immotivata, un giudizio troppo severo, una dimenticanza che non ti aspettavi... dettagli a volte impercettibili che non riesci ad ignorare eppure che un po' capisci, quasi come se pensassi che ti privano di qualcosa che forse non ti spettava.
Ecco, l'offesa mi colpisce ma mi scivola addosso. Tutto il resto mi si incide sulla pelle e penetra in profondità e lascia segni che sopporto ma non cancello. Che scrivono la mia storia e delimitano i miei contorni come fossi la tesserina di un mosaico. Che prima o poi non si incastrerà più. 
 


 

Descrizione: Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - modifica - elimina

 

 



de-pressioni
Post n°727 pubblicato il 27 Aprile 2010 da sednaa
 
 
Allora, prima di scrivere il resto, devo fare un precisazione: uso la mia auto esclusivamente in paese, per andare a lavoro, per accompagnare mia figlia a scuola e per andare a fare la spesa, il che spesso si traduce in un totale di sei o sette chilometri al giorno. E infatti, pur avendo ormai tredici anni, ha percorso poco più di cinquantamila chilometri, e solo perché i primi anni veniva impiegata anche per qualche viaggio più lunghetto. Poi, pensai bene di volarci sotto ad un ponte e da allora, poverina, non è stata più la stessa (neanche io, ma per motivi diversi), così la uso solo per i piccoli spostamenti.
Dico questo perché qualcuno che legge il seguito potrebbe pensare che sono veramente incosciente a girare per mesi con il ruotino di scorta… ok, un po’ lo sono, ma il tempo tende a sfuggirmi di mano ed ogni giorno rimando l’incombenza di portare la gomma bucata a far riparare. Il fatto è che questa  cosa è diventata un po’ simbolica per me. Mi piacerebbe, per essere chiari, non occuparmi di queste faccende e così temporeggio sperando che qualcuno in casa mia sia muova a compassione e mi sistemi il tutto. Ma queste misurazioni di attenzione sono alquanto pericolose ed infatti, alla fine, sono costretta sempre a provvedere da sola ed a beccarmi pure qualche osservazione.
Il problema del ruotino, però, è che è uno solo mentre io, quest'anno, ho pensato bene di ritrovarmi per due volte con la gomma a terra senza aver provveduto nel frattempo alla sostituzione, e così il problema è diventato impellente e la soluzione non più rinviabile.
A questo punto, la svolta! Il mio babbo (ok, lo ammetto, gli ho chiesto esplicitamente di aiutarmi... e chi mai poteva farlo altrimenti???)), che è sempre uno sospettoso, ha voluto fare una prova e così è venuto fuori che le gomme non sembravano effettivamente bucate e, vista la frequenza dell'inconveniente, ha ipotizzato la possibilità di un ricorrente scherzo di qualcuno tenacemente spiritoso.
Io, sul momento,  non ho dato molto credito a questa spiegazione ("e perché mai qualcuno dovrebbe sgonfiarmi le gomme????") ed ho preferito pensare ad un uno spiccato senso dell'umorismo della mia auto, ma poi mi sono ritrovata a guardare con diffidenza alcune persone che spesso gironzolano nel mio abituale parcheggio accanto a dove lavoro.
Insomma, altro che attenzioni e coccole!  Se tutta questa storia dovesse fornirmi un indice della mia popolarità (dentro e fuori dalla mura domestiche), avrei di che sentirmi decisamente... a terra!
Sarà mica stato quello delle informazioni sbagliate dell'altro giorno?
 


 

 Descrizione: Descrizione: Condividi e segnala

 



antimateria (anche un blog ha il suo lato b)
Post n°726 pubblicato il 26 Aprile 2010 da sednaa
 
Qual'è il contrario dell'eco? Cosa succede quando inciampi in qualcosa ma perdi solo l'equilibrio, quando una strada percorsa insieme non diventa incontro, quando due occhi non sono uno sguardo, quando il libro che pensavi ti piacesse non ti trasmette niente, quando una musica ti scivola addosso senza penetrarti, quando le parole non ti risuonano dentro ma scompaiono in una voragine, quando ti aspettavi una stella ed invece era un buco nero?
E' lì che finisce tutto quello che non era destinato ad appartenerti?
 
 


 

 

Yxxyxx Zxyyxxzxx
Post n°725 pubblicato il 24 Aprile 2010 da sednaa
 
Sarà forse a causa della settimana teatrale, sarà che questa si è combinata con un periodo di particolare fragilità emotiva, sarà che, in realtà, tutto ciò mi capita anche con una certa frequenza, insomma, sarà quel che sarà, ma ultimamente mi capita di guardarmi un po' dal di fuori e vedo alcuni miei atteggiamenti che, per quanto giustificati da tutta una serie di situazioni ed eventi, trovo decisamente controproducenti se non fastidiosi.
Osservarsi dall'esterno, non è sempre facile. Occorre un po' estranearsi e scivolare dentro alle persone che ti circondano, non tanto per indovinare i loro pensieri, ma semplicemente per provare a guardare con i loro occhi quello che oggettivamente mostri di te scordandoti di tutto quel turbine di sensazioni che ti si aggrovigliano dentro e che gli altri non hanno modo di intuire. Insomma, guardare solo le evidenze.
Riflettevo su questo proprio ieri sera mentre cercavo di godere dell'atmosfera rilassata di un locale insieme a persone tutto sommato simpatiche e interessanti con le quali avevo condiviso un'esperienza coinvolgente e soddisfacente. Tuttavia sentivo qualcosa che mi stonava.  E quel qualcosa ero io. Ero presente a sprazzi. Alternavo momenti di incredibile disagio in cui mi sembrava di non avere assolutamente nulla da dire e tutti i commenti mi morivano sulle labbra ad altri in cui mi lasciavo andare e ritrovavo quella che sono ed i miei argomenti. E mi rendevo conto che dentro di me il quadro era complessivo, mentre esternamente diventava assolutamente parziale, frammentato ed anche molto poco consistente.
Ecco, io credo che a volte il nostro "inespresso", aumenti a dismisura la distanza da chi ti sta vicino. No, non sto parlando di condivisione, quella è ovvio che unisce ma, naturalmente è perfettamente legittimo riservarla a persone e contesti scelti... No, l'inespresso è qualcosa di diverso, è come se tu parlassi arricchendo  il tuo linguaggio con termini di un idioma che per te è chiarissimo ma che risulta totalmente incomprensibile agni altri... Tu pensi di aver fatto un discorso articolato ed invece gli altri hanno afferrato a malapena il soggetto e il predicato verbale.
Ad esempio, quello che volevo dire in questo post io ce l'ho chiarissimo in mente, ma scommetto che non si è capito molto....
 
Tu prova ad avere un mondo nel cuore
e non riesci ad esprimerlo con le parole
(DE ANDRE' - Un matto)
 


 

 

promemoria
Post n°724 pubblicato il 24 Aprile 2010 da sednaa
 
Tag: repliche
Le belle serate esistono!
(nel dubbio che potesse non esserlo,, però, tu ne hai guduto solo la metà)
 


 

 

 



notti borderline
Post n°723 pubblicato il 23 Aprile 2010 da sednaa
 
Forse quando mi sveglierò riuscirò a capire se questa giornata mi è piaciuta...
Al momento mi sfugge.
 
 
 


 

 

 

 



i miei tessssssorii
Post n°722 pubblicato il 21 Aprile 2010 da sednaa
 
 
E' un contenitore ad anelli color verde. Piuttosto bruttino a dire il vero. Credo che a suo tempo presi semplicemente il primo che mi capitò in mano e poi non ho più pensato a cambiarlo. Ora presumo di esserci persino affezionata.
Devo fare attenzione quando lo apro perché dentro vi tengo anche tutta una serie di fogli liberi che puntualmente scivolano fuori e si sparpagliano... molti sono le pagine di mezzo di quadernini, altri invece sono proprio fogli a protocollo, e poi tutta una serie di formati a4 ripiegati in due. Oltre alle pagine opportunamente forate e sistemate con un certo ordine...
C'è buona parte della mia fantasia qui dentro.
Non tutta. A dire il vero, nascosti da qualche parte tengo ancora tutti i quaderni dove iniziavo i miei "romanzi"... che poi non li ho mai chiamati così, non avevano  mai l'ambizione di diventarlo, fatta eccezione per un paio, assolutamente illeggibili, che ho anche terminato. Il resto erano solamente... come chiamarle? Idee di personaggi e situazioni che mi venivano e di cui puntualmente mi stancavo... Quasi tutti questi quaderni sono iniziati da entrambe le parti, alcuni anche dal centro. Pagine scritte fitte fitte e poi bruscamente interrotte, anche nel mezzo di una frase.
Ma torniamo al contenitore. I fogli liberi sono quasi tutti scritti a mano, con calligrafia diversa a seconda del periodo. I primi raccontini risalgono ai miei 15 anni ma credo di aver perso il primo. Ok, lo confesso, non sono un granché, sembrano una sorta di video clip di certe canzoni da cui, probabilmente, avevo tratto ispirazione. Però è coinvolgente leggerli. Per me, intendo. E' un po' come rituffarsi nella propria adolescenza. Di alcuni mi ricordo persino dove ero mentre li scrivevo. Mano a mano che il tempo passa, diventano più lunghi e articolati. La scrittura talvolta è disordinata e sfuggente, segno di una certa frenesia che provavo mentre componevo. Nei fogli bianchi è simpatico vedere come ogni rigo acquista una certa pendenza che diviene quasi imbarazzante verso il fondo.
Poi ci sono quelli scritti a macchina e sistemati negli anelli. Ho imparato a scrivere su una Olivetti, ovviamente manuale, per cui sono pieni di errori di battitura. Ma poi si passa a quelli scritti con la mia prima elettonica... Ah, ricordo ancora la soddisfazione... mi faceva pure il giustificato. Non correggeva però le esse e le zeta... sono state sempre un problema per me. Ed ecco le prime cose stampate con il pc...  incredibile in uno si vede chiaramente che era stata usata una stampante ad aghi!
Insomma,  la storia dei sistemi di scrittura procede parallela accanto a quella della mia vena creativa... La maggior parte di queste storie non le ha lette quasi nessuno... Ogni tanto mi piace riprenderle in mano e scorrerle, sorrido di certe banalità e arriccio il naso per alcune forme espressive che ora non userei proprio... Ma non cambierei neanche una virgola. Non credo che vi sia album fotografico in cui io mi possa riconoscere e ritrovare di più che in quei racconti.
 


 

 

 



mille e una onde radio
Post n°721 pubblicato il 18 Aprile 2010 da sednaa
 
Tag: sogni
Un programma alla radio. Ecco un'altra cosa che mi piacerebbe fare.
Notturno ovviamente. Di notte i discorsi si fanno sempre  più intimi e confidenziali, come se riuscissimo a far cadere quelle barriere che pensiamo debbano proteggerci durante il giorno. A me piace quando ci si libera piano piano degli strati di difese e diffidenza... come quando si fa un lungo viaggio in auto con qualcuno che si conosce poco: all' inizio si è vaghi, cauti nel manifestare troppo di sé, ma poi ci si comincia a scoprire, la conversazione si fa sempre più profonda e si confidano pensieri che mai si sarebbe pensato di dire proprio a quella persona lì. Che poi è un po' quello che si faceva da ragazzi, no? Quando ci si attardava la sera e si trovava sempre qualcosaltro di cui parlare e  sembrava di fermare il tempo...
Adesso siamo grandi e le nostre giornate sono perennemente piene e veloci ed i contatti rapidi ed essenziali... Persino con le persone più vicine sembriamo ormai esserci detti tutto, come se non ci fosse più la voglia di scoprirci..
Ecco, io vorrei un programma un po' così... come un lungo viaggio in auto. Mi piacerebbe avere un co-conduttore con me... non so se sempre lo stesso o diverso ogni volta... in ogni caso qualcuno con cui scambiarsi le canzoni, prima solo quelle che ci piacciono, poi, mano a mano, quelle più importanti e significative per noi. I pensieri andrebbero di pari passo. Anche gli ascoltatori parteciperebbero allo scambio e questo darebbe argomenti e punti di vista sempre nuovi.
Perché ogni canzone, ogni discorso, ha mille divesi punti di vista con cui essere ascoltato e affrontato.
Sarebbe bello scoprirne uno ogni notte.
 
 


 

Descrizione: Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - modifica - elimina

 

 



sostegni
Post n°720 pubblicato il 17 Aprile 2010 da sednaa
 
<<Cos'hai mamma? Ti vedo triste...>>
<<Mmm... sai cosa? Mi  dispiace aver provato tanto  e poi andare sul palco così fuori forma... mi sento in imbarazzo, ecco.>>
<<Dai... ma non è la fine del mondo... e poi, in fondo tu fai la parte di una tradita dal marito, ci sarà un perché, no??>>
<<Grazie tesoro... mi sento meglio adesso....>>
 


 

 

navigatori (e naviganti)
Post n°718 pubblicato il 15 Aprile 2010 da sednaa
 
 
"Ah, grazie tante per stamani!"
E' una voce sconosciuta. E una faccia sconosciuta. Mi sta di fronte in maniera inequivocabile ma io mi volto ugualmente indietro per cercare l'effettivo interlocutore dal momento che nulla di questo approccio e di questa persona mi  può indurre a pensare che si rivolga a me.
"Prego?" domando, rendendomi conto che intorno non c'è nessuno e che quindi sono davvero io l'oggetto della sua invettiva.
"Ho girato venti minuti a vuoto in cerca del distributore Agip..."
Le sue parole mi attraversano la mente andando ad aprire remoti cassetti con brevissimi fotogrammi di ricordo... Agip. Distributore. Auto. Conducente. Informazione.
"Ah... si ricorda adesso... Vada avanti, mi ha detto, fino al distributore Agip e poi  svolti a sinistra... " mi incalza lui mentre io mi rendo conto dell'equivoco e mi sento imporporare le guance.
"E' che prima era Agip, capisce?" cerco di spiegare senza alcuna pretesa di razionalità. E' la verità... Qualunque abitante del mio paese con più di cinque anni, saprebbe esattamente quale è il distributore Agip... anche se adesso è diventato IP, ma credo che siano pochissimi quelli che ce lo chiamano. Si sa come funziona nei paesi, no?  Anche  piazza Fratelli Cervi si chiama così da più di vent'anni eppure tutti continuiamo a chiamarla Piazza Grande come prima.
"Mi spiace, non mi ero resa conto di aver detto Agip... era IP..." mi scuso alla fine non sapendo più cosa dire. Poi mi accorgo che lui sta sorridendo e mi rilasso un po'.
"Via, per questa volta la perdono..." mi dice. Oddio, adesso che fa, il galante??????
"Ora stavo cercando una pizzeria che si chiama..." mi fa il nome di un locale che ovviamente conosco e mi affretto a spiegargli come arrivarci.
"Si, in fondo a questa via, svolta a sinistra, prosegue ancora fino ad arrivare alla piazza davanti all'ospedale..." inizio tutta concentrata.
"Esiste un ospedale, qui, vero?" mi interrompe prendendomi chiaramente in giro e facendo lievitare il mio imbarazzo.
"Si, esiste, giuro. Ecco, quando arriva alla piazza, gira sulla destra, oltre il distrubutore Fina e poi ancora a sinistra e lo trova... c'è anche il parcheggio davanti... Adesso devo andare... Buona giornata." concludo frettolosamente.
Mi allontano a passo svelto poi di colpo mi blocco e mi volto per richiamarlo, ma lui ha già svoltato l'angolo.
Fina. Scema, non è più Fina. E' Total....
Credo che prenderò appuntamento dalla parrucchiera e mi farò mora.
 


 

 

cartoline fuggenti
Post n°717 pubblicato il 13 Aprile 2010 da sednaa
 
Sarebbe bello ricevere una cartolina ogni tanto dalle persone che ci hanno lasciato, come dice Carmen Consoli... che poi, le immagini di loro che abbiamo stampato in mente, un po' lo sono, no?
Sarà per questo che a me, ogni volta che ascolto questa canzone, viene automatico pensare al mio nonno materno e se dovessi scegliere una persona da cui ricevere quella cartolina, ecco, penso proprio che sarebbe lui.
Il legame che ho con lui è puramente di sangue e non ha mai avuto modo di essere qualcosa di veramente affettivo... Non l'ho mai conosciuto, mio nonno. In effetti è morto in guerra poco prima che nascesse mia mamma, per cui anche per lei la mancanza è stata un qualcosa di indefinito per qualcuno, che in realtà, non si è mai avuto accanto. Di lui ho visto solo  un paio di quelle foto antiche che sembrano quasi disegnate ed in cui, chissà perché, le persone hanno quasi sempre quell'aria seria e solenne... credo che fosse per una sorta di imbarazzo e non abitudine e  che considerassero la storia dei ritratti troppo seriamente per permettersi di accennare un sorriso.
Ma non è  questo il motivo per cui vorrei ricevere una sua cartolina. E' per l'altra.  Quella che lui inviò a mia nonna prima di partire per l'Albania dove sarebbe stato vittima dell'esplosione che mise fine a poco più di vent'anni di vita e ad un matrimonio di neanche due (mia nonna parlava di 13 mesi ma non mi ricordo che fossero compresi anche quelli di separazione)
E' una cartolina di quelle che andavano all'epoca, credo vagamente propagandistiche, con  una giovane e graziosa donna ed una bambina, entrambe  in posa,  ben vestite e sorridenti. Mi immagino che l'avesse scelta perché rappresentava una realtà totalmente diversa da quella che stava vivendo e che, invece,  forse sognava. Infatti, sul retro, aveve scritto (anzi, credo dettato, perché non mi risulta sapesse scrivere) poche righe in cui, tra scarne notizie e illusori tentativi di rassicurazioni, paragonava la bimba della foto alla "cittina" che anche loro presto avrebbero avuto.  Ecco, in queste poche,  pudiche parole io ho sempre letto tutto lo struggimento per la nostalgia di una vita che non era e il timore inespresso per ciò che lo aspettava. Poche parole che rendono di colpo vero quello che poi diventa solo  ricordo, come se quella cartolina prendesse vita e parlasse, come se con essa si potesse stabilire un rapporto che non è mai potuto esistere.
E' una sensazione strana... fa venire i lucciconi agli occhi eppure scalda anche il cuore e credo che sia per questo che mi piacerebbe ricevere una sua cartolina adesso, come quando si hanno finalmente notizie di qualcuno che non si è sentito da tanto tempo. Sarebbe bello, si.
 
 


 

 

rilevanze
Post n°716 pubblicato il 12 Aprile 2010 da sednaa
 
A me non è che entusiasmi molto avere tanta visibilità. Ok, come ho già detto altre volte, se uno decide di pubblicare i propri pensieri, è ovvio che desidera, per svariati motivi, che vengano letti ed io non faccio eccezione a questa logica altrimenti avrei continuato a scrivere le mie farneticazioni nei diari come ho fatto per anni... però, non so... io credo di essere per un rapporto un po' più intimo, con persone, magari, disposte a considerare le mie come semplici riflessioni all'interno di un percorso emotivo. Che, se vogliamo, è un obiettivo persino più ambizioso di quello meramente comunicativo, no? A volte, mi rendo conto di scrivere dando per scontate cose espresse in precedenza mentre, invece, sono davvero poche le persone che hanno un simile approccio e non si limitano a valutare uno scritto  come fine a se stesso.  
In effetti, io tendo a leggere i blog che mi interessano, con lo stesso metodo con cui tengo il mio: mi piace cercare la persona che lo scrive, capire il suo modo di porsi, di pensare, accompagnare la sua evoluzione... Non è raro che vada a leggere anche le cose indietro perché, mi rendo conto, quella persona "esisteva" da prima del mio passaggio e, fortunatamente,  ne ha lasciato traccia.
E' un po' come guardare l'album delle fotografie di qualcuno conosciuto da poco e di cui dispiace essersi persi la vita precedente di cui non si faceva ancora parte, una sorta di recupero del tempo perduto.
Insomma, per farla breve e chiarire eventuali malintesi, io non sto aprendo un B&B e non prendo prenotazioni!
 


 

 

Mi Casa Es Tu Casa
Post n°715 pubblicato il 07 Aprile 2010 da sednaa
 
Tag: sogni
 
Uno dei tre lavori che mi piacerebbe fare invece di quello attuale, sarebbe avere un Bed and breakfast, cosa che comporterebbe prima di tutto la non indifferente fortuna di possedere anche un posto adatto, tipo... che so, un piccolo casolare in Val d'Orcia, o anche una baita in montagna. A dire il vero, nelle mie galoppanti fantasie, ho ipotizzato anche una riconversione della palazzina dove abito adesso, che avrebbe anche alcune potenzialità (compresa una bella parete rocciosa nel giardino dove fare lezione di arrampicata), ma sebbene il territorio intorno sia di tutto rispetto, la sua collocazione urbana non è delle più felici e necessiterebbe di drastici interventi per rendere accattivante l'aspetto. E poi, se devo sognare, non vedo perché non farlo in grande e. quindi, con un posticino fatto ad hoc.
L'idea del Bed and breakfast mi piacerebbe per diversi motivi, primo fra tutti quello che, limitando il numero delle camere a disposizione (massimo due o tre), non significherebbe un lavoro troppo impegnativo... La parte gastronomica sarebbe ridotta esclusivamente alla prima colazione e questo mi consentirebbe di coccolare i miei ospiti con i dolci che, modestamente, mi riescono già abbastanza bene, senza andarmi ad impelagare in attività di ristorazione più complesse che non mi attirano assolutamente.
Ah, sarei un'ottima padrona di casa, i miei sorrisi servirebbero finalmente a qualcosa ed entrerei discretamente nelle vite degli occasionali avventori che, così, porterebbero in casa mia i loro pezzetti di mondo. Al mattino dispenserei consigli sulle zone da visitare nei dintorni mentre alla sera incoraggerei un loro indugiare insieme a me sotto al portico in estate, o intorno al camino in inverno, pronta a dilettarli con vecchi racconti e aneddoti, come una casareccia Sherazad.
... e quando non avessi voglia di vedere gente, potrei sempre mettere un cartello con scritto "chiuso per ferie".
 


 

Descrizione: Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - modifica - elimina

 

 



dimenticanza (j'oublie)
Post n°714 pubblicato il 05 Aprile 2010 da sednaa
 
Viene l'ora in cui la mancanza assume le sfumature delicate della nostalgia, ma prima deve passare attraverso i colori cupi del dispiacere e accesi della frustrazione. Basta il tempo a stemperare le tinte?
Quanto impiega il vissuto a diventare passato?
Il trascorso a diventare ricordo?
 
 
 
Lourds, soudain semblent lourds les draps,
les velours, de ton lit quand j'oublie jusquà notre amour...
Lourds, soudain semblent lourds tes bras
qui mentourent déjà dans la nuit
Un bateau part sen va quelque part des gents se séparent J'oublie J'oublie...
Tard autre part dans un bar dacajou
des violons nous rejouent notre mélodie Mais j'oublie...
Tard, dans ce bar dansant joue
contre joue tout devient flou et j'oublie j'oublie...
Court, le temps semble court le compte à rebours
de nos nuits quand j'oublie jusquà notre amour...
Court, le temps semble court tes doigts qui parcourent ma ligne de vie...
Sans un regard des amants ségarent sur un quais de gare j'oublie
j'oublie...
 


 

 

 



gusci...
Post n°713 pubblicato il 04 Aprile 2010 da sednaa
Aspettiamo una sorpresa perché non sappiamo cosa desiderare o perché non abbiamo il coraggio di farlo?
 
(non posso aggiungere altro... i miei ospiti non mangiano parole...)
 


 

 

 

scegliendo (caffè, tè... mè?)
Post n°711 pubblicato il 01 Aprile 2010 da sednaa
 
 
La  mia giornata la riconosco subito dalla tazza che scelgo per il tè della colazione.  Ho una passione per le tazze, mi piacciono grandi e con il bordo sottile, di porcellana, meglio se lisce e lineari, ma poi, inevitabilmente me ne concedo anche di diverse, vetro, ceramica, decorate, spiritose. In verità, credo di non aver ancora trovato la mia tazza perfetta.
Ho le mie preferite, certo. E non sempre le uso. Anzi, qualcuna mi sembra persino troppo bella e delicata e la conservo per non so cosa. Non lo faccio solo con le tazze. Anzi, forse lo faccio soprattutto con il resto. Deve essere un po' per quella certa resistenza che a volte mi prende  a regalarmi cose belle, un pudore nei confronti del piacere che mi porto dietro da sempre, il timore di concedersi qualcosa che non spetta. O che non si merita.
Mmm... Ecco. Devo correggermi.
La mia giornata
la decido dalla tazza che scelgo per il tè della colazione.
 


 

Descrizione: Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - modifica - elimina

 

 



giramenti
Post n°710 pubblicato il 31 Marzo 2010 da sednaa
 
La confusione mentale non dipende dal numero dei pensieri che hai in testa ma dallo spazio che con il loro movimento tendono ad occupare.
(Prima Legge Pensieristica sedniana)
 
 


 

Descrizione: Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - modifica - elimina

 

 



obiettivi possibili
Post n°709 pubblicato il 30 Marzo 2010 da sednaa
 
 
Non sono una che ama stare sulla notizia. Scrivo qui dentro cose che ho bisogno di dire indipendentemente dall’argomento e dalla sua attualità… cose che riguardano me, in definitiva, ma non tutto quello che mi riguarda. E poi sono una a cui piace guardare le cose con una certa distanza, con la cautela di chi non possiede molte certezze se non quella, appunto, di non possedere certezze.
Così, anche dei risultati politici io parlo da un punto di vista, diciamo, laterale.
Ieri, mentre ascoltavo i tg nel corso della giornata, sono rimasta colpita dal modo in cui è stata affrontata la notizia dello stupro di gruppo in una scuola del bresciano. Dal modo, appunto. Non che la notizia di per sé non mi abbia colpito, figuriamoci, ho una figlia di tredici anni, non potrei restare indifferente ad un episodio simile neanche se volessi. Ma la cosa che mi ha disorientato è stato il modo vago, e assolutamente impreciso con cui il “giornalismo televisivo” ci ha bombardato di questo come, del resto, di tanti altri fatti di grande impatto emotivo. E non si trattava neanche del tg1 o di studio aperto, ma del tg3. L’esigenza era quella di sbatterci addosso l’eclatanza  della cosa, non le informazioni che ci permettessero di sapere e capire. Notizie date per stare sul fatto, per esserci, magari per arrivare primi (non voglio supporre altri disegni, ma certo potrei). Parole buttate là senza apparente verifica, senza cura, senza professionalità.
Quante persone avranno avuto la possibilità e la voglia di andare per conto proprio ad approfondire e quante si saranno fermate solo alle conclusioni naturalmente emotive  e riassumibili in pochi capisaldi quali: la scuola fa schifo, gli insegnanti fanno schifo, i ragazzi fanno schifo, i genitori fanno schifo. Tutti, al muro, viva la lega, non vado a votare, eccetera, eccetera.
Generalizzazione e pressappochismo.
Ne ho vista tanta in giro e di ogni colore.
Ecco la mia sintetica analisi del voto. Questo tipo di informazione non aiuta l’esercizio del pensiero, del senso critico, della ricerca di un minimo di obiettività che secondo me dovrebbero essere l’obiettivo di ognuno di noi. Prima ancora di qualsiasi scelta politica. E per qualsiasi tipo di scelta politica.
... e, come direbbe Forrest Gump,  questo è tutto quello che ho da dire sull'argomento.

 

 

anime wi-fi
Post n°708 pubblicato il 29 Marzo 2010 da sednaa
 
Ho cambiato cellulare. Cioè, no: ho finalmente un cellulare, perché quello che avevo prima era un essere immondo camuffato da telefono... non ci siamo mai presi.
Con questo di adesso, invece, andiamo d'amore e d'accordo, anzi, direi che al momento è il rapporto più idilliaco che ho. E poi ha questa cosa magica del wireless,  che io sul telefono non sapevo neanche che potesse esistere. Vado su connettività e lui (il telefono dico) si accorge di tutte le reti senza fili che ci sono nel suo campo di azione; se ne trovi una non protetta o se, ovviamente, conosci la pass, ecco che sei già connesso ad internet!
Ok, ok... lo so che magari la sapevano tutti questa cosa, ma io l'ho scoperta adesso... la "bestiola" che avevo prima non ce l'aveva e poi, sono sicura, che per farmi dispetto non avrebbe collaborato.
Comunque, questa faccenda del wireless mi ha fatto pensare ai rapporti tra le persone, a quel sottile confine tra casualità e volontà che consente di entrare in contatto con qualcuno al di fuori delle solite modalità standard...
Ci sono persone wireless, secondo me. Si, voglio dire, quelle che hanno una certa predisposizione alla comunicazione o che, magari, l'anelano soltanto, o che in ogni caso hanno deciso di darsi questa possibilità di connessione con altri simili. Anche avere un blog  è un po' come disporre di una rete senza fili ed entrare in contatto con i possessori  presenta più o meno la stessa prassi: ci sono quelli che hanno  la protezione e allora in quel caso tu puoi andare a leggerli e a scrivergli anche tutti i giorni, ma se loro non vogliono darti la chiave, tu non entri... Ma ci sono anche quelli sprotetti, generalmente li riconosci non solo dai post emotivi (quelli li trovi anche negli altri) ma dal modo in cui li commentano insieme a te seppure non ti conoscono.
La protezione, in un blogger, io la vedo un po' come la disponibilità alla condivisione: "c'è ma  decido io con chi tentarla" oppure " c'è e la metto disponibile a tutti, come va va".
Ovviamente, non è tutto qui. La disponibilità non basta. Una volta stabilita la connessione, per attivare davvero il rapporto, ci deve essere lo scambio di dati e questa è sempre una grande incognita... Connessioni apparentemente perfette si possono rivelare assolutamente inadeguate per il passaggio di informazioni... insomma, ti danno sempre "pagina non trovata".
Io non dimenticherò mai i fortunati momenti in cui quella connessione è diventata davvero un contatto e, sinceramente, non mi importa se per ogni tentativo andato in porto ce ne sono stati altri miseramente falliti,  ma, devo dire che a me la condizione di standby, quella prima dell'approfondimento vero e proprio piace un sacco... quel leggere "sei connesso" nelle parole di un breve commento, quella sorta di semaforo verde che vedi in un post che non è scritto per te eppure senti appartenerti, quel riconoscere volti  dietro a piccoi nomignoli anche senza sapere nulla del loro aspetto, quel filo immaginario che cuce insieme i brandelli di anima che ognuno ha messo in vetrina...
Perché c'è differanza tra incontrare qualcuno o vederlo soltanto passarti accanto.
" Non vediamo mai al di là delle nostre certezze e,
cosa ancora più grave, abbiamo inunciato all'incontro,
non facciamo che incontrare noi stessi in questi specchi perenni senza
nemmeno riconoscerci. Se ci accorgessimo, se prendessimo coscienza
del fatto che nell'altro guardiamo solo noi stessi,
che siamo soli nel deserto, potremmo impazzire. (...)
Io invece supplico il destino di darmi la possibilità di vedere
al di là di me stessa e di incontrare qualuno. "
Muriel Barbery