"figli di speranze"
4
Settembre 2009
Il destino spesso ce lo scegliamo quasi senza
accorgercene. Deve essere un po’ una questione di modelli… alcuni ti si
radicano in testa e appena ti distrai, ecco che ti invadono come la gramigna.
Ci pensavo stamani, mentre ero in fila alla
posta… se imparassi a portarmi dietro qualche giochino elettronico per
ingannare le attese, eviterei forse di martoriarmi con ragionamenti inutili…
Comunque… ero in fila e poco più avanti a me c’era una giovane ragazza… uno sguardo,
un cenno di saluto ed ecco che i pensieri si accavallano. Ha già due bambini... incredibile come passi il
tempo…me la ricordo ancora adolescente quando andavo a casa sua per un
intervento educativo sul fratello… Famiglia problematica… un padre con problemi
di alcool e una madre arresa e dimessa che puntualmente ne buscava. Lei,
“casualmente” anoressica e con lo stesso sorriso della mamma… ed una grinta in
più, speravo. L’ho guardata spesso da lontano: ha studiato, si è impegnata, si
è costruita una professione sicura, lavora con competenza. Si è sposata ed ha
due bambini. E sporadicamente ne busca dal compagno che è un violento. Lei ha
ancora lo stesso sorriso della madre…
Casualità? Oppure l’ambiente in cui sei
vissuta distorce così tanto la tua realtà da farti sembrare “normali” realtà da
cui avresti dovuto distanziarti? O, addirittura, vai loro direttamente
incontro, quasi le cerchi, le provochi…
Penso a me, alla mia inutile capacità di
analisi… Sono cresciuta in una famiglia normale, senza particolari traumi ma
neanche in quelle situazioni da telefilm in cui tutte le questioni si risolvono
alla fine dell’episodio… Esperienze, retaggi, caratteri, personalità, hanno
inciso inevitabilmente sui nostri rapporti e sugli eventi. Li adoro ma ho
sempre avuto chiaro in mente tutto quello che non avrei voluto nella famiglia
che mi sarei costruita. Ed ho pensato di lavorare su di me, di operare scelte,
di stare lontana da certi schemi… Ho pensato di esserci riuscita!
Per poi giungere a quarantaquattro anni e
rendermi conto che certi meccanismi, certi ruoli, certe impostazioni, sono
esattamente come quelli da cui volevo fuggire… solo un po’ diluiti dai tempi
che cambiano.
Quando è che mi sono distratta? C’è stato un
momento in cui non ho più pensato a quel che volevo evitare e ci sono andata
più o meno inconsciamente incontro?
Tu dietro un vetro guardi fuori
lungo il luccichio dei marciapiedi
e la gente si è dissolta nella sera...
Tua madre altezza media sogni medi
che sbatte gli occhi da cammello
e non si è rassegnata e neanche spera...
un cespuglio di spini tuo fratello
che pensa sulle unghie delle dita
appitonato con un'aria da bollito...
Tuo padre mani da operaio a vita
che ride e gli si spacca il viso
impallidito di tv...
Tu fretta di vivere qualcosa
e ogni cosa è già un ricordo liso
e adesso la pubblicità...
Tu e le tue voglie imbottigliate
occhi come buchi della chiave
e un'ansia indolenzita sotto neve bianca...
Tuo padre aspetta sempre qualche nave
funambolo sul filo del passato
e cena insieme a una bistecca stanca...
Tuo fratello è un grammofono scassato
un fiume di pensieri in fuga
si specchia in un cucchiaio e fa una bocca storta...
Tua madre si rammenda qualche ruga
e una domanda di dolcezza
che porta in tavola e va via...
Tu nascosta in fondo a un'amarezza
a far finta che il mondo sia un bel posto
e adesso la pubblicità...
Ma che giorno è tutti i giorni
ed una sera ogni sera
e questa sera come le altre
che si siede accanto
e non c'è niente che ritorni
niente allegria e nessun cerino
per dare fuoco a tutto quanto...
Tu in quella schienuccia di uccellino
che si curva e si vedono gli affanni
dei tuoi domani e dei tuoi pochi anni...
Tuo padre si strofina le mascelle
come impanate nella barba
una sigaretta in mezzo ai denti e lui ci parla intorno...
Tua madre che si sveglia a strappi e scuote
tutta la polvere di un giorno
senza persone e novità...
Tuo fratello scemo che dà uno spintone
al tuo cuore rovesciato come tasche vuote
e adesso la pubblicità...
Oggi è quasi un secolo di noia
e che si fa domani e dopo
e poi nei prossimi vent'anni
figli di speranze
per un attimo di gioia
nella città di antenne e cielo
e luci grigie delle stanze...
E la notte cade come un telo
a smorzare gli occhi ed i televisori
e tu dietro un vetro guardi fuori
lungo il luccichio dei marciapiedi
e la gente si è dissolta nella sera...
Tua madre altezza media sogni medi
che sbatte gli occhi da cammello
e non si è rassegnata e neanche spera...
un cespuglio di spini tuo fratello
che pensa sulle unghie delle dita
appitonato con un'aria da bollito...
Tuo padre mani da operaio a vita
che ride e gli si spacca il viso
impallidito di tv...
Tu fretta di vivere qualcosa
e ogni cosa è già un ricordo liso
e adesso la pubblicità...
Tu e le tue voglie imbottigliate
occhi come buchi della chiave
e un'ansia indolenzita sotto neve bianca...
Tuo padre aspetta sempre qualche nave
funambolo sul filo del passato
e cena insieme a una bistecca stanca...
Tuo fratello è un grammofono scassato
un fiume di pensieri in fuga
si specchia in un cucchiaio e fa una bocca storta...
Tua madre si rammenda qualche ruga
e una domanda di dolcezza
che porta in tavola e va via...
Tu nascosta in fondo a un'amarezza
a far finta che il mondo sia un bel posto
e adesso la pubblicità...
Ma che giorno è tutti i giorni
ed una sera ogni sera
e questa sera come le altre
che si siede accanto
e non c'è niente che ritorni
niente allegria e nessun cerino
per dare fuoco a tutto quanto...
Tu in quella schienuccia di uccellino
che si curva e si vedono gli affanni
dei tuoi domani e dei tuoi pochi anni...
Tuo padre si strofina le mascelle
come impanate nella barba
una sigaretta in mezzo ai denti e lui ci parla intorno...
Tua madre che si sveglia a strappi e scuote
tutta la polvere di un giorno
senza persone e novità...
Tuo fratello scemo che dà uno spintone
al tuo cuore rovesciato come tasche vuote
e adesso la pubblicità...
Oggi è quasi un secolo di noia
e che si fa domani e dopo
e poi nei prossimi vent'anni
figli di speranze
per un attimo di gioia
nella città di antenne e cielo
e luci grigie delle stanze...
E la notte cade come un telo
a smorzare gli occhi ed i televisori
e tu dietro un vetro guardi fuori
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