last minut
Post n°656
pubblicato il 31 Dicembre 2009 da sednaa
Si, si... lo so che
a quest'ora siete tutti organizzati... ma se qualcuno non avesse ancora
programmi, o li volesse cambiare, o magari sentisse il bisogno di estraniarsi
per un momento o per una piccola parte di sé, e naturalmente non avesse paura
della neve e del terreno impervio per arrivare a meta... ecco, le luci
sono già accese, anche il camino. E' tutto pronto.
Sono graditi baci.
(gli auguri sono sottointesi)
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l'anno della farfalla
Post n°655
pubblicato il 30 Dicembre 2009 da sednaa
I Tatuaggi
Fanno Male
Anni Dopo Che Li Hai Fatti Ma Per Quello Che Ricordano (Articolo 31 - Non è un film)
Alla fine di ogni anno tiri le somme e per
quante siano le segnate in rosso, tu sei consapevole di essere ancora in
debito con la vita e, così, proprio non ce la fai ad ammettere un
passivo. E rifai quei conti all'infinito per trovare almeno l'evidenza
di un pareggio che ti faccia venir voglia di festeggiare l'anno nuovo.
Sei una sciocca. Non sai quando hai iniziato a mentire nei tuoi brindisi di mezzanotte. Sorrisi e auguri mentre in realtà pensavi che niente sarebbe cambiato... bene, il fato beffardo ti ha dimostato che può cambiare anche in peggio e ti ha regalato la lezione di un anno difficile... più difficile. Il più nel più. Così le sale d'attesa si sono raddoppiate e così i chilometri percorsi... Paura ed ansia no, quelle si sono centuplicate... La forza invece si è dimezzata e così i tuoi sorrisi. L'affidabilità poi... che fine ha fatto? Il raddoppio ha riguardato le delusioni, anzi, hai incredibilmente affinato il tuo fiuto di andartele a cercare rendendolo inversamente proporzionale alla tua capacità di godere delle cose belle. E così hai avuto voglia di inciderle nella pelle tutte queste emozioni... linee sottili e morbide che contrastano quel senso di lacerazione che fa male, si, ma in modo sopportabile. E' la tua voglia di volare che hai inciso. Forse per non dimenticarla. Forse per ammetterla. Forse per trovarle finalmente un posto e lasciarla lì. Questo anno è dunque stampato in maniera indelebile. Servirà per ricordarti che il tuo debito non è ancora estinto e che smettere di sperare serve solo se poi non c'è un angolo della tua mente che continua a farlo di nascosto a te? Forse dovresti concedergli una possibilità. Forse, certe volte prepararsi al peggio non serve assolutamente a niente. |
tarli
Post n°654
pubblicato il 27 Dicembre 2009 da sednaa
Le pause hanno la
spiacevole caratteristica di sembrarti vitali prima di averle, e
insignificanti dopo averle avute. Forse perché hai imbrogliato i tuoi
pensieri: dicevi pausa e pensavi soluzione.
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auguri... a me
Post n°653
pubblicato il 25 Dicembre 2009 da sednaa
... che arrivati a
questo punto mi viene sempre quell'ondata di egoismo solitario e siccome
sarei pure un po' stanchina, non ci provo neanche a reprimerla...
Allora, io mi metto sotto il mio albero di Natale e aspetto i regali... Mica cose impossibili o utopistiche e neanche particolarmente esose... che ne so, ad esempio una dedica su un libro. Non importa neanche che sia nuovo. Anzi, meglio se non è nuovo. E poi la penna che ha scritto quella dedica. E poi uno scialle di lana in una notte di stelle... E una passeggiata sulla riva del mare... e stare con la testa all'insù a vedere i fiocchi di neve che scendono... e poi un cd di canzoni scelte solo per me... E poi... poi... driiiiiiiiiiin!!!!!! |
pensieri
Post n°652
pubblicato il 23 Dicembre 2009 da sednaa
Nel mio pianeta si fanno fuochi, la notte di
Natale. Tante, alte cataste di legna che bruciano tutta la notte e
richiamano per le vie tutti coloro che vogliono condividere qualcosa,
qualsiasi cosa, fosse un augurio, fosse un canto, fosse l'attesa, fosse un
bicchiere di vin brulé... o anche
solo il desiderio del fuoco.
A me piace in fascino ipnotico delle fiamme, dei tizzoni roventi, della brace incandescente e delle "luchie" che salgono al cielo e spariscono nella notte come i pensieri. Mi piacerebbe avere anche qui un bel fuoco da condividere con chi è parte ormai del mio quotidiano quanto (se non di più, talvolta) coloro che incontro di persona. Mi piacerebbe che tutti potessero sentire il calore che posso solo raccontare, perchè qui, lo sappiamo, le mani hanno altri modi per stringersi.
per Chettu e Pieffy
che mi leggono nel cuore
per FataLou che me lo annusa, per Dono che mi lascia vedere il suo, per Elaj che ha bisogno di tutto il calore del mondo, per Sammy che ha un fuoco inesauribile e forse non lo sa, per Sonic, gemello di un'orbita ellittica, per Piazza che riesce a proiettarmi storie, per Preshi che solidifica emozioni, per Je_est di cui intravedo un mondo, per Cloud dal calore fragile e furioso, per Red che alterna forza e dolcezza, per Janov che ha sempre calde parole di saggezza, per Ventodamore ed il suo soffio leggero, per Ladymiss e la sua inquieta tenerezza, per non.sono.io ed i suoi guasti nucleari, per Piandeloa perché mi piace, per Aldabra ed i suoi gatti, per Vieniviadesso per la sua attenzione, per Dok no, lui sa perché :), per chi vuole restare un po' con me... |
diversamente felici
Post n°651
pubblicato il 23 Dicembre 2009 da sednaa
Che poi, tanto, io lo so bene che la voglia
di Natale la trovo sempre. Arriva puntuale ogni anno con quella festa
nel centro dove ho lavorato tanti anni e che accoglie persone che noi, per
illuderci di non avere pregiudizi e difficoltà ed essere solidali, adesso
chiamiamo diversamente abili, come se bastasse una parola ad esimerci da
qualsiasi altra responsabilità.
Ma non voglio parlare di questo... troppo facile vestirsi di panni buonisti spendendo due parole sui dimenticati ed i derelitti... No, io volevo solo riflettere sul fatto che sono fortunata ad avere chi riesce a donarmi ancora il senso delle feste, qualsiasi esse siano, chi mi regala affetto senza soppesare quanto effettivo aiuto gli rendi (e che è sempre poco rispetto al bisogno), chi gioisce scartando regali che per noi diventerebbero solo qualcosa su cui sghignazzare e da riciclare prima possibile, chi aspetta periodi come questi per ricevere un abbraccio o un bacio che purtroppo non è quotidiano. Vabbe', la retorica si sprecherebbe in discorsi inutili che durano lo spazio di un secondo, giusto il tempo di rituffarci nell'annoiata frenesia di cui condanniamo come colpevole il famigerato sistema.
E allora io smetto di cercare il senso
perché qualche volta non c'è bisogno di trovare a tutti i costi un senso alle
cose. E Natale può essere anche semplicemente un giorno in più. Che non è
poco.
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ri-sviste
Post n°650
pubblicato il 20 Dicembre 2009 da sednaa
Certo che se dovessi
ricavare la morale da ogni botta che do alla mia auto, avrei il mio daffare,
ma visto che quella di ieri è stata la seconda nel giro di pochi giorni data
praticamente nello stesso punto, una riflessione mi tocca farla.
In effetti, ieri stavo pensando proprio alla distrazione dell'ultima volta e. mentre aprivo la porta a tre ante del mio garage, notavo con sollievo che nessuna macchina stazionava nella mia traiettoria. Così, mi sono di nuovo seduta al posto di guida ed ho ancora una volta ingranata la retromarcia voltando un po' la testa per controllare il posteriore di destra, poiché dalla parte del conducente rimane sempre un bello spazio di circa un metro che non ho bisogno di monitorare. Questo, se apro tutte e tre le ante della porta, come faccio sempre. Si, sempre meno che ieri. Quando ho sentito di nuovo il botto, per un attimo non ho capito. Diamine, ero sicura che non ci fossero ostacoli fuori dal garage... infatti la porta mica è fuori!!!! Io sono fuori!!!!!!!!! Ecco, questa è senza dubbio la prima conclusione da trarre e che inizia a destarmi qualche preoccupazione. Poi, mi viene da pensare anche al concetto di visuale: per la seconda volta in pochi giorni, mi limito ad un'occhiata veloce e assolutamente parziale della situazione e questa è una bella cosa su cui riflettere visto che ho sempre quella certa presunzione di inquadrare obiettivamente le cose. Beh, forse non dovrei dare così per scontata questa mia caratteristica, no? Forse c'è sempre da girare un po' più la testa, da guardare con maggiore attenzione... Forse l'umiltà non è qualcosa che resta immutabile con il tempo ed ogni tanto andrebbe rifornita adeguatamente. Ed, infine, la lezione più importante... State attenti quando passate davanti a casa mia. |
tu che di gel sei cinta
Post n°649
pubblicato il 18 Dicembre 2009 da sednaa
Le lucine formano una sorta di galleria
luminosa che contrasta con il bianco della neve e crea un alone di un giallo
dorato, come quello delle foto d'epoca. Percorro la via con la
mia auto gettando distrattamente occhiate alle vetrine decorate e penso che
tutti questi addobbi sono fin troppo esagerati, pare di stare in un
grande luna park semiabbandonato che, però, tutti sembrano
apprezzare... Persino mio padre ha costruito la sagoma di
un'enorme stella cometa e l'ha fissata sulla sommità della roccia dietro
casa rendendo meno oscuro il mio rientro. Certo, devo ammettere che con la
neve tutto acquista un fascino diverso.
Forse è caduta apposta per me che, ancora, mi ostino a nuotare contro questa corrente festaiola. Mi vuoi dire qualcosa, neve? |
raccolta differenziata (di giorni)
Post n°648 pubblicato il 17 Dicembre 2009 da sednaa
La domanda non è cosa fare di giornate come
queste, ma dove buttare tutto quello che deve essere smaltito. Perché
non si consuma la vita senza lasciare residui e tutto andrebbe riciclato,
anche le ore più brutte e difficili, tutto dovrebbe essere sistemato in
comparti diversi e recuperato in cose utili per il futuro... sogni, ricordi,
esperienze, lezioni da trarre, insegnamenti da dare... Ma resta comunque una
parte che non è possibile riutilizzare, una parte inquinante e maleodorante
di cui ti dovresti solo liberare. Mi chiedo se esista da qualche parte una
discarica emotiva dove gettare questa giornata appena trascorsa.
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namasmarana
Post n°647
pubblicato il 15 Dicembre 2009 da sednaa
"Le cose non vanno mai come
credi", recitava il mantra di inizio di questo blog. Ma io ho
smesso da tempo di credere che possano andare in un qualunque modo,
quindi come è che stanno andando adesso?
E come è possibile sentirsi provvisorie ma
avere dispiaceri definitivi?
... forse dovevo scriverlo in sanscrito.
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La lunga attesa
Post n°646
pubblicato il 12 Dicembre 2009 da sednaa
Questo vuole essere un post ottimista. Lo
scrivo subito così terrò bene a mente questo proponimento mattutino e non mi
lascerò distrarre da tutti i pensieri tristi e negativi che crescono come gramigna
nell'incolto campo della mia mente. Ecco, cominciamo subito male...
gramigna... perché non mi sono venute in mente rose o orchidee? O anche
margherite o tulipani? No, io vado a pensare subito ad un'erbaccia... perché
non l'ortica? Mmm... no, già troppo utile, vero.
Che poi il mio pensiero positivo di stamani era proprio legato ad un fiore, perché poi mi metto a divagare impunemente? Ciclamino. A questo pensavo mentre facevo colazione davanti alla finestra che dà sui tetti, quella ad est... un sole appena un po' pallido illuminava la cucina ed il mio sguardo, che vagava beatamente senza meta, spazio e tempo, si è soffermato sulle tre piantine che ho in un angolo, appunto tre ciclamini, uno bianco, uno rosa pallido ed uno rosa acceso. Sono tre vasettini piccoli comprati diversi anni fa, mai travasati e spesso trascurati. Erano carini e colorati quando li comprai, carichi di fiori. E durarono pure un bel po'. Credo che la finestra sia il posto ideale per loro, gli arriva il sole ma restano anche freschi. La fioritura è capace di durare mesi. Poi cessa e loro rimangono piantine vagamente striminzite, senza alcuna attrattiva. Mi dimentico di loro al punto che non mi stupirei di vederli andare a prendersi l'acqua da sole. In realtà è mia mamma che, ogni volta sale da me, si muove a compassione... credo che tirino un sospiro di sollievo ogni volta che la vedono. E improvvisamente rifioriscono. Li guardavo proprio stamani e pensavo che solo qualche settimana fa avevo pensato di buttarli... e invece ecco che sono spuntati fiorellini, dritti, orgogliosi, persino con un pizzico di presunzione direi. Ed io ho pensato a me. Ai lunghi periodi in cui di me restano solo poche foglie di un verde spento che mai lascerebbero presagire una nuova fioritura. Penso alla terra mai rinnovata, a quando si secca e sta per troppo tempo senza vedere una goccia d'acqua. Penso alle cure mancate, agli sguardi che mi trapassano senza vedermi ed a tutte le volte che mi sento da buttare. Anche io, come i miei piccoli ciclamini, talvolta rifiorisco. Certo non con lo splendore della prima volta, ma comunque in modo piacevole e aggraziato. Beh? Non è un pensiero ottimista, questo? La consapevolezza che anche se adesso sembra tutto desolato, prima o poi tornerò a fiorire? Il mio stelo crescerà tra le foglie e si allargherà in un nuovo fiore colorato. L'ha fatto altre volte. Perché non dovrebbe ripetersi? Mmm... vado ad annaffiarli. Facesse bene anche a me...
Cambierà
Schiena dritta contro il vento E si vedrà, Spioverà intorno a te (Malika Ayane - Contro Vento) |
appendice
Post n°645
pubblicato il 09 Dicembre 2009 da sednaa
"Morale" è una di quelle parole
che cambia significato se preceduta dall'articolo femmile o maschile... la
differenza tra i due concetti è, sostanzialmente che la prima la puoi
ricavare, il secondo te lo tieni.
Si capisce come è il mio?
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risvegli
Post n°644
pubblicato il 05 Dicembre 2009 da sednaa
Stavo facendo un bel sogno, il che è
abbastanza strano perchè non succede spesso che io sogni. Si, si, lo so: non
è vero che non sogno, tutti sognano, caso mai non riusciamo a ricordare. Lo
so. Allora mettiamola così, io non ricordo mai i sogni che faccio mentre
dormo, ok? Ma poiché non li ricordo è come se non li avessi fatti,
quindi è come se di fatto non sognassi, giusto?
Insomma, stranamente stavo sognando e me ne ricordo. Ed era una sensazione proprio piacevole, di quelle che ti avvolgono e che mentre le provi ti sembrano lunghissime, anzi, di più, ti sembra che non abbiano un inizio ed una fine, quasi che tu l'abbia sempre provate. Ecco, credo che sia la sensazione più vicina al concetto di eternità. Almeno per me. Questa condizione di benessere si verificava ad un mio apparentemente normalissimo risveglio... io che mi alzavo dal letto ed andavo in cucina, ma non la cucina di adesso, quella di quando ero bambina. Percorrevo il corridoio ed aprivo la porta accostata dalla quale filtrava la luce che poi mi inondava, insieme al calore della stufa già accesa, del profumo tenue dei biscotti già sul tavolo, la musica della radio in sottofondo. Niente altro, solo quel meraviglioso senso di accoglienza, di calore, di protezione. In realtà credo che il mio cervello si stesse divertendo a rielaborare un un misto di informazioni... alcuni rumori provenienti dall'altra stanza, la radiosveglia che si era attivata, la lettura di qualche post (mi viene in mente questo seppure totalmente diverso dal mio sogno), certe paure e mancanze che mi si affacciano ricorrentemente in testa... Si, forse è stato tutto perfettamente logico... Ma così bello che anche quando mi sono svegliata ho contiunuato a godere per un po' di quella sorta di beatitudine, incurante dei consueti disagi mattutini. Anche quando ho aperto la serranda del garage ed ho visto una macchina che con la parte posteriore mi ostacolava leggermente l'uscita, non me la sono presa... ho calcolato che mi bastava curvare appena un pochino per passarci tranquillamente. Così mi sono seduta al volante ripensando al mio sogno, tenendomelo stretto mentre piano piano si sfumava nei colori. Ho ingranato la retromarcia ed ho fatto manovra per uscire, Ovviamente dritta. Ovviamente gettando un'occhiata distratta dietro. Ovviamente senza ricordarmi della coda dell'auto davanti. Ovviamente prendendola con la mia.
Mi è andata bene, per fortuna. Lo spazio
percorso era così breve e la velocità irrisoria che il paraurti dell'auto si
è appena scalfito. La mia, invece, un'ammaccatura l'ha presa, ma si confonde
con le altre, quindi non è troppo grave. Il proprietario non si è scomposto
minimamente, anzi, mi ha sorriso ed ha detto che non era assolutamente nulla...
Io, ormai sveglia, mi sono scusata e l'ho ringraziato.
La morale del giorno è fin troppo scontata,
no?
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sollevamenti
Post n°643 pubblicato il 03 Dicembre 2009 da sednaa
<< Ci
prepariamo per andare in palestra?>>
<<Mmm... e se
invece facessimo il tiramisù?>>
(una delle due è la mamma...)
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QUELLI CHE... LORO AVREBBERO FATTO... (lamentarsi qui dentro è
comunque meglio di niente, no?)
Post n°642
pubblicato il 03 Dicembre 2009 da sednaa
Malgrado io sia una ferma sostenitrice (mmm… forse obbligata?)
del contenimento di rabbia e aggressività, fermo restando la mia naturale
inclinazione al martirio ed all’autoflagellazione, qualche volta un po’ di
acidetto nei confronti di alcune persone, prende pure a me e, sinceramente,
dopo un po’ di insana seppur motivata depressione, credo che faccia anche
bene concedersi un piccolo sfogo, no?
Ecco, oggi io mi sento un po’ esaurita rispetto a quelle persone falsamente deleganti, vale a dire quelle che apparentemente ti dimostrano piena fiducia e ti incaricano (o scaricano) di compiti che poi, puntualmente, loro avrebbero assolto in maniera diversa (ovviamente migliore). E non c’è verso! Ho provato di tutto: a ragionare con la mia testa, a ragionare con la loro, persino a fare il contrario di quello che mi veniva di istinto… Niente! Non sono mai contente e anche se non infieriscono (ma spesso lo fanno, eccome se lo fanno), non ti risparmiano le loro puntualizzazioni, tra l’altro perfettamente inutili visto che ormai il fatto è compiuto. Se ti mandano a chiedere informazioni, stai sicuro che quelle che riporti loro non sono sufficienti, hanno sempre altri dubbi che andavano chiesti e che a te non sono assolutamente venuti ne’ mai ti verrebbero. Se, poi, ti mandano a negoziare qualcosa… ah, questa è un’impresa suicida! Neanche portare a casa il bottino pieno (cosa spesso impossibile) sembra soddisfarli, figurarsi i compromessi! Non è neanche sfiducia, credo… o, almeno, non consapevole. E’ che loro sono un po’ alla San Tommaso, se non vedono con i loro occhi non riescono a capacitarsi realmente, non recepiscono la logica dei ragionamenti che gli esponi: non è che non ti credono… semplicemente sono fuori dalla scenario, dal contesto e non riescono a separarsi dal loro punto di vista iniziale. Si credono migliori? Forse si ma questo non mi sembra particolarmente grave. Tutti noi abbiamo quella certa presunzione o ambizione di sapere come vanno fatte alcune cose, specie se ci teniamo. Io, ad esempio, sono consapevole di essere poco transigente in qualche occasione… però in quel caso faccio di tutto per occuparmene personalmente e se proprio non posso mi predispongo subito ad accontentarmi dell’impegno e della disponibilità di chi mi sostituisce. Per cui, il mio eventuale sentirmi più capace o attenta o pronta lo considero un elemento esterno al fatto in sé e quindi da sottrarre al bilancio del risultato. Magari non mi accontento ma non lo dico. Loro no… non riescono neanche a concepire che le altre persone possono fare o pensare cose diverse da quelle che passano per la loro testa e che, stanne certo, sono l’opposto delle tue. Ma non un opposto a prescindere, bensì postumo. Perché, secondo me, se si fossero occupati davvero dell’incombenza, probabilmente il loro risultato non sarebbe stato troppo dissimile, ma a quel punto non avrebbero potuto pensare ad un’eventualità diversa. Ecco, deve essere un po’ questo, allora… una certa resistenza ad accettare il presente che non piace ed un inconscio desiderio di modificare il già compiuto. Comodo avere sempre qualcosa su cui recriminare, no? |
ruotine
Post n°640 pubblicato
il 01 Dicembre 2009 da sednaa
"Non
scoprire la debolezza è l'artificio della forza."
Fare finta di essere forte non è poi molto
diverso dall'esserlo veramente. Insomma, se questo non comporta una scelta,
dove sta la differenza? C'è da fare una certa cosa e si è consapevoli che non
ci sono alternative possibili... ciò che vorresti è che che quella cosa non
ci fosse proprio, non esistesse... perché anche il pensiero di farla fare a
qualcun altro (se mai ci fosse uno disponibile) non risolve il problema,
anzi, ti riempie di vergogna. Quindi se non puoi sottrarti, la storia è già scritta:
la quantità di forza che possiedi è assolutamente irrilevante per la scelta.
Non è come decidere se spingere un carretto pesante: in questo caso si possono valutare più o meno obiettivamente le proprie possibilità e decidere di rinunciare senza neanche provare, no? Ma se tu sei la ruota del carretto, non puoi scegliere: puoi afflosciarti, piantarti, persino scardinarti, ma non puoi essere altro. Se sei una ruota, non spetta a te fare i conti del carico che devi sostenere, tu speri solo che colui che decide abbia un minimo di competenza per valutare la tua resistenza. Qualcuno ha mai forse chiesto a quella ruota se si sente forte davvero? Ciò che sente, se vero o presunto, non cambia il ruolo e il compito al quale è preposta. Se però ciò che trasporti è particolarmente prezioso ti rompe da morire non essere una di quelle belle ruote larghe e resistenti. Il tuo carico si sentirebbe di certo più sicuro, subirebbe meno scossoni e arriverebbe a destinazione in meno tempo. Ma tu, hai voglio a fare finta di essere una ruota così, sei un ruotino e non riesci a regalare un tragitto sereno alla merce che porti. Ecco, in questi casi, c'è una bella differenza tra essere forti davvero e fingere soltanto. Perché quella differenza forse sei tu che la devi sopportare, ma è qualcun altro che ne fa le spese.
Questa ruota chiede
perdono al suo preziosissimo carico per non essere forte quanto servirebbe (e
quanto a volte sembra).
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evidenze
Post n°639
pubblicato il 29 Novembre 2009 da sednaa
Ad un certo punto fai due conti e ti accorgi
che il tempo dell'assenza è diventato maggiore di quello della presenza.
La matematica non è un'opinione ma il tuo cuore non vuole capirlo. |
sei più bravo di un ragazzino di quinta?
Post n°638
pubblicato il 28 Novembre 2009 da sednaa
"La zia Daniela s'innamorò
come s'innamorano sempre le donne intelligenti: come un'idiota." (Angeles Mastretta - Donne dagli occhi grandi)
So che la cosa non stupirà nessuno, ma io non ritengo di
essere una persona particolarmente intelligente. Voglio dire, quel tanto che
basta per destreggiarsi nella vita di tutti giorni ma senza quell’acume che
ti distingue.
Anzi, penso che in realtà si tratti più di intuito che di intelligenza vera e propria… e osservazione naturalmente, che è come l'mmagazzinamento dei dati per un pc. E poi sono una che sembra sempre attenta anche quando in realtà pensa ai fatti propri e questo aiuta. Inoltre mi basta un piccolo appiglio per riuscire a mettere insieme un discorso su argomenti che conosco poco costruendo la mia conoscenza mano a mano che la conversazione va avanti. Si, baro, ecco. Basti pensare che sono stata convinta per anni che il gioco della palla colpisco avesse misteriose origini e mi chiedevo ogni volta cosa accidenti fosse questo pisco che tutti sembravano conoscere bene e quindi tacevo. Si, un po' come la storiellina di Galileo Galilei che aveva scoperto che il mondo si muoveva col-pendolo! Ma anche la tecnica di soppesare la parole mica mi riesce sempre... a volte, rispondendo a domande, si aggiungono particolari non necessari e quindi rischiosi. Come quando da ragazza, servendo ad un tavolo di ristorante mi chisero se avevamo della bresaola ed io non mi accontentai di dire un emplice no, ma aggiunsi che di formaggi c'era solo il pecorino... Si, lo so che la conoscenza è qualcosa di diverso dall'intelligenza... era per ridere ancora una volta delle mie figuracce! Insomma, tutto questo per dire che se qualche volta ho scritto ragionamenti con un senso è stato più per fortuna che per intelligenza e che di certo non mi innamorerò mai come la zia Daniela...
"Non ci si uccide per amore, basta saper aspettare."
"E allora io non mi uccido per amore, mi uccido per impazienza." (Pensavo fosse amore e invece era un calesse) |
Jai guru deva om
Post n°637
pubblicato il 27 Novembre 2009 da sednaa
La vita sarebbe molto più semplice se i
desideri di ognuno fosser complementare a quelli delle persone a cui si tiene
o che, comunque, non si vogliono dispiacere. Almeno la mia lo sarebbe.
Ma se togliamo questa sempre più rara eventualità di concordanza desiderativa, rimangono essenzialmente due tipi di desideri discordanti: quello in cui il sogno non coincide ma la cui realizzazione non comporta comunque un'effettiva penalizzazione dell'altro soggetto, e quello, invece, in cui il desiderio di uno lede completamente la volontà altrui. In realtà, la differenziazione di questi due sottotipi risulta netta e chiara solo in apparenza, in quanto succede spesso che non sia l'oggetto di per sé ad essere bramato, no.... ciò che si vuole veramente è condividere quella stessa bramosia. E i desideri, si sa, o ci sono o non ci sono. Non si possono forzare.
Ma perché, accidenti, una situazione che era
chiaramente di sottotipo a è diventata, nel giro di pochi istanti, di
sottotipo b togliendomi ogni minima soddisfazione per essere riuscita, una
volta tanto, a evitare qualcosa che non mi andava di fare?
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ritrovamenti (di domeniche mattina)
Post n°636
pubblicato il 26 Novembre 2009 da sednaa
“Non ti si è più vista” mi dice lei. E' una
signora di una certa età ma con una presenza ancora imponente che certo
rafforza il carattere per niente facile ed i modi spicci. L''ho vista
infilarsi nel portone poco avanti a me e per un momento ho pensato di fare
dietrofront per evitare l'incontro, ma la ricetta mi serviva e poi mi sono detta
che tanto era solo un rimandare qualcosa di inevitabile... e in fondo, via,
non posso farmi dominare sempre da ogni sciocchezza.
“Non ti si è più vista” dice subito dopo il mio illusoriamente affabile saluto. “Mi hanno detto che hai avuto problemi in famiglia...” aggiunge senza ammorbidire il tono, anzi, quasi dubbiosa. Mi sarebbe facile smentire le sue riserve con un rapido elenco degli episodi salienti che hanno allietato i miei ultimi mesi, ma decido di sfidare la sorte confessando che in realtà, alla sera mi sono ricominciate le prove di teatro ed ho dovuto fare una scelta per evitare di stare fuori casa troppe volte e lasciare mia figlia sola, visto che anche mio marito ha diversi impegni serali. Lei irrigidisce il mento e fa una smorfia quasi soddisfatta, come se le mie parole avessero confermato i suoi sospetti. “Eh, certo, se hai cose più importanti...” commenta seccamente. Dovrei ignorarla, lo so. Del resto non avevo scelto volontariamente quell'impegno e, si, sinceramente ritengo la mia attività teatrale molto, molto, più importante. E con lei non ho particolare rapporto, non so proprio perché dovrebbe importarmene qualcosa della sua comprensione. Non posso piacere a tutti! Invece, tento di spiegare che non si tratta di fare graduatorie di importanza, ma solo di concedersi qualcosa in un periodo in cui tutto sembra andare a scatafascio... Ma lei non mi lascia neanche terminare il mio debole e troppo vago tentativo e sentenzia: “Eh, siete giovani... e nessuno oggi ha più voglia di sacrificarsi...” La guardo un attimo, poi i miei occhi passano oltre... davanti mi scorrono rapidi flash, come quando nei film descrivono il recupero della memoria di un personaggio colpito da amnesia... Gli ultimi mesi, mi passano veloci nella mante in un rapido susseguirsi di frammenti indistinti e parziali... Le sale d'attesa degli ospedali, l'asfalto della strada che si svolge come un tappeto infinito, le notti in bianco, i miei tra piani di scale fatti mille volte ogni giorno, fatti con lo zaino della scuola sulle spalle, la borsa a tracolla e due buste della spesa appese alle braccia, i sorrisi dispensati e le lacrime trattenute e poi lasciate andare in disparte, le telefonate in cui spiegare, raccontare, rassicurare... le mail aspettate e mai arrivate, quella spalla che non vede mai la mano poggiata e quella mano che non trova mai la spalla... E' vero, non mi piace il sacrificio. Apro la bocca per dirlo, poi guardo l'espressione di riprovazione della donna davanti a me. Richiudo la bocca. Non posso piacere a tutti, decido.
la canzone mi è entrata in circolo e la ripeto.
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appuntamenti (non vedo l'ora)
Post n°635
pubblicato il 25 Novembre 2009 da sednaa
Ecco, la giornata dei colloqui con i
professori, per me, è come Natale: tutti gli anni mi riprometto di
avvantaggiarmi e poi, invece, mi ci ritrovo con ancora tutto da fare.
Anzi, è pure peggio, perché in un anno ce ne sono due!
ma perché gli insegnanti non si fanno un blog?
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OSCURAmente (di certe solitudini)
Post n°634
pubblicato il 24 Novembre 2009 da sednaa
L'ultima volta che ho suonato, Sara aveva un mese, l'avevo
lasciata a Sandro... Era la prima volta ed ero così angosciata!!!
Poi me la sono dimenticata! Completamente... Cancellata. Io suonavo e non avevo più una figlia, non ero più sposata, non ero più neanche una donna. Non avevo mai suonato così bene in vita mia. Poi all'improvviso nel buio della sala mi è apparso il viso di Sandro. Mi guardava serio, teneva la bambina in braccio. Chi sono, ho pensato. Chi sono quei due, cosa vogliono da me. Ho pensato di averli uccisi per tutta la durata del concerto. Cosa era avvenuto? Forse è questo quello che succede alle madri che uccidono i figli e poi non ricordano più niente... Ho avuto una paura terribile. Non doveva capitarmi mai più. Dovevo stamparmelo bene in testa. Ero madre. Quella era mia figlia.
(Gabriella in Due
partite di Cristina Comencini)
Ogni volta che
durante le prove arrivavamo a questa battuta, sentivo un brivido lungo la
schiena... Si, c'erano altri punti che mi toccavano il cuore e devo dire che
quel periodo è stato intenso per tanti motivi diversi... però questa battuta
mi si insinuava dentro creandomi una sorta di vuoto d'aria ed una vaga
sensazione ibrida, una via di mezzo tra orrore, panico, dispiacere e
tristezza. E' la stessa sensazione che mi assale quando sento passare una
notizia di un certo tipo che poi, inevitabilmente, richiama alla mente un
periodo meraviglioso e al tempo stesso di una fragilità emotiva incredibile
che ha segnato in maniera indelebile il momento di passaggio tra due me
speculari e distinte che ancora oggi non riesco a far ricongiungere.
Ci sono angoli della
nostra mente in cui le cose non sono colorate di rosa come ci hanno insegnato
da sempre, questo dovrebbero dircelo, così non ci spaventeremmo tanto quando
le scopriamo nere come la notte.
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RIFUGIO (È una parola che qui significa “un piccolo luogo
sicuro in un mondo inquietante”.)
Post n°633 pubblicato il 20 Novembre 2009 da sednaa
Conoscere se stessi è praticamente
un'avventura.
E' un po' come se tu arrivassi su un'isola per restarci un bel pezzo. Dai un'occhiata in giro tanto per farti un'idea e ti appoggi nel primo posto che ti sembra più riparato e provvisoriamente confortevole. E' da lì che poi ti sposti e vai in esplorazione del territorio sconosciuto, in maniera casuale all'inizio, giudato in parte dall'istinto, in parte dalle necessità impellenti e dall'intuito, poi sempr con maggiore cognizione di causa e criterio, affinando tecniche, segnando le conquiste, mettendo in conto gli insuccessi, spingendoti fino ai più remoti confini. Quando ti sembra di conoscere abbastanza bene la tua isola, decidi di mettere su casa. Di stabilirti, insomma. Scegli il luogo che ti sembra migliore. Non è sempre quello che trovi più bello o che ritieni il più opportuno... a volte devi rinunciare ad un po' di bellezza in cambio di qualche comodità. Decidi tu quali compromessi fare.
Insomma, siamo come meravigliose, piccole,
isolette... oppure pianetucoli dispersi... e la tana altro non è che il
nostro modo di comportarci. Chiamiamolo carattere. Una parte è formato da
quel che abbiamo trovato a disposizione, una parte ce lo siamo scelto.
Ad esempio, io nel mio pianeta ho trovato da subito una certa riservatezza, un carattere inconsapevolmente chiuso e timido. Esplorando bene ho imparato ad aprirmi, ho imparato a socializzare, ho imparato a comunicare. Potevo allora costruirmi una nuova casa, fatta di colori chiari e trasparenze per consentire il massimo contatto... invece no, ho abbandonato il mio guscio iniziale, certo, ma ho scelto una tana parzialmente nascosta, con un grande affaccio sul mondo, ma anche un antro nero dove nascondermi all'occorrenza.
Non so se quesa sarà la mia dimora
definitiva. Del mio territorio ho ancora angoli da scoprire ed i confini non
sono mai così netti e invalicabili, c'è sempre qualcosa da trovare oltre. E
una nuova casa da costruire, a volte nello stesso posto, a volte addirittura
nello stesso modo.
E di nuovo cambio
casa - Ivano Fossati
E di nuovo cambio casa
di nuovo cambiano le cose di nuovo cambio luna e quartiere come cambia l'orizzonte, il tempo, il modo di vedere cambio posto e chiedo scusa ma qui non c'è nessuno come me. E stasera sera do a lavare il mio vestito per l'amore cambio donna e cambio umore stasera e stasera voglio uscire che mi facciano parlare voglio ridere e voglio bere io stasera cambio amore è tutto qui. Ma sapere dove andare è come sapere cosa dire come sapere dove mettere le mani e io non so nemmeno se ho capito quando t'ho perduta qui fioriscono le rose ma dentro casa è inverno e fuori no. E vendo casa per un motore la soluzione è la migliore un motore certamente può tirare la mia fantasia un po' danneggiata e da troppo parcheggiata e poi cambiare casa come cambiano le cose così. E gira, gira e gira, gira si torna ancora in primavera e mi trova che non ho concluso niente io l'amore l'avevo in mente ma ho conosciuto solo gente e posso solo andare avanti fintanto che nessuno è come me. E gira, gira e gira, gira si torna ancora in primavera e scopro che non ho capito niente e allora io stasera do a lavare il mio vestito per l'amore cambio donna e cambio umore cambio numero e quartiere fintanto che nessuno è come me.
titolo preso in prestito dal film Lemony Snicket
Foto del Parco dei Tarocchi la canzone su youtube non l'ho trovata! |
l'ultima occasione (prima della prossima)
Post n°632
pubblicato il 19 Novembre 2009 da sednaa
Quante ultime occasioni ho dato? Tante.
Troppe. Ogni volta penso di essere arrivata al capolinea della mia
frustrazione, della mia delusione, di aver esaurito tutti i sentimenti
possibili e poi, invece, resto sempre lì... in attesa.
Le mie ultime occasioni sono sempre poco credibili, sono io che le svendo come il mio orgoglio dimenticato, come il valore di cui mi privo ed in cui io per prima non credo. Perché l'ultima occasione che dai, è sempre una di troppo. |
il problema del "troppo"
Post n°631
pubblicato il 18 Novembre 2009 da sednaa
Un’intera settimana passata a portare elementi, forse
marginali ma secondo me significativi, in una discussione in cui tutti gli
altri la pensavano diversamente e finita con
il mio abbandono della disputa per malcelato dissenso… e poi ecco che
a distanza di giorni mi vengono spudoratamente riproposte tutte le considerazioni che
facevo io come nuove ed improvvise informazioni da considerare.
Non so se sono troppo obiettiva o troppo rompipalle.
è solo una domanda retorica, eh....
|
chi ha paura di chi?
Post n°630 pubblicato il 17 Novembre 2009 da sednaa
La paura è una
sensazione strana che puoi decidere di affrontare, di aggirare, di ignorare,
di dimenticare. O di accettare.
Ad esempio io ho
paura a rientrare a casa di notte. Passando dal garage devo per forza uscire
nel cortile interno ed il mio amato poggio, che di giorno mi sembra così
amico, di notte mi appare inquietante. Poco fa, poi, con il vento che muoveva
gli alberi, tutto assumeva una dimensione vagamente spettrale. Scampata anche
per questa volta dagli improbabili mostri nascosti nel mio giardino,
sono entrata nelle scale con il solito fiato corto ed ho cercato a tentoni
l'interruttore della luce scacciando il consueto pensiero della mano
pelosa che, sbucata dal nulla, blocca la mia (e lo so... sono paranoica...).
E proprio mentre mi davo per l'ennesima volta della stupidina per questo
sciocco rituale, ecco che l'ho visto. Se ne stava proprio nel mezzo al terzo
gradino della prima rampa... un ragno apparentemente immobile, sicuramente
meno grande di quanto è apparso ai miei occhi ma comunque sempre troppo per
poter essere ignorato.
Ora, è chiaro che se
fosse stato più piccolo lo avrei pestato senza la minima perplessità (è
sopravvivenza...), ma questo era davvero trooooppo grosso... già me lo
immaginavo che mentre sollevavo il piede me lo artigliava imprigionandomelo
dopodiché mi impacchettava come faceva "Lei", Shelob a Frodo
nel Signore degli anelli. Fosse stato di giorno, non avrei esitato a chiamare
in soccorso qualcuno di casa, ma vista l'ora non ho osato tanto e così ho
fatto l'unica cosa che in quel momento mi è sembrata sensata. Mi sono
arrampicata all'esterno della rampa fino al quinto gradino e poi ho
scavalcato la ringhiera. Aragog (nel frattempo avevo cambiato film di
riferimento) non ha, per fortuna, mostrato alcuna intenzione bellicosa, non
mi è neanche corso dietro come per un attimo ho temuto ed io sono potuta
salire sana e salva.
La paura è una
sensazione strana che io farei molto volentieri a meno di provare. Ma ce
l'ho. Faccio meno fatica a studiare strategie per aggirarla di quanto farei
ad affrontarla. Dopo tutto è per questo che sono qui a scrivere all'una di
notte, no?
Il mio ragno e tutti gli altri ragni della mia vita forse domani sarà ancora lì o, molto più probabilmente, si sarà rintanato da qualche parte dopo essersi ripreso dallo spavento per l'incontro con me... in ogni caso, domani sarà giorno, gli alberi del mio poggio saranno di nuovo i guardiani fedeli delle mie giornate ed io avrò dell'altro tempo per crescere. Ed imparare ad essere coraggiosa.
e se le mie paure avessero paura di me?
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la strada
Post n°629
pubblicato il 13 Novembre 2009 da sednaa
Ci sono eventi che cambiano la vita. Tu te
ne rendi conto subito, ma non hai il tempo o la forza di pensarci, no... devi
affrontarli, o comunque gestirli... ti ritrovi su quel sentiero e lo percorri
come se fosse l'unico che possibile, non ti chiedi se ce n'era un altro,
diventa la tua normalità. Si, è faticoso, certo, ma se tiri dritto e cammini,
il più delle volte neanche te ne accorgi.
Solo dopo un po', non sapresti neanche dire quanto, ti viene di voltarti indietro ed ecco che ti vedi... una te che è rimasta laggiù, all'inizio della strada... una te diversa di cui ti sei scordata, una te che riconosci e che ti manca. E che sai di non poter ritrovare. Solo in quel momento vedi la distanza che hai percorso e ne sei felice, certo... eppure quella te che avevi dimenticato, un po' ti disorienta, ti confonde. Senti qualcosa che ti si aggroviglia dentro e se gli dessi tempo, forse, lo riconosceresti come un rimpianto... Ma tu scrolli le spalle, chiudi gli occhi, sospiri e poi respiri. Li riapri e riprendi il cammino. |
quelli belli come noi
Post n°628
pubblicato il 10 Novembre 2009 da sednaa
Se sei una come me,
certe cose ti capitano.
Voglio dire, se sei una che camminerebbe sempre in punta di piedi per non disturbare, è garantito che la gente si dimenticherà persino che esisti. Se sei una che riconosce il valore delle cose importanti, è ovvio che un giorno perderai la pazienza per una sciocchezza. Se sei una che cerca di non perdere mai la calma per i problemi più gravi, e tutti te lo riconoscono, è normale che poi gli stessi "tutti" ti guarderanno increduli come se tu fossi improvvisamente posseduta da un'entità aliena. Perché se sei una su cui gli eventi tendono ad accanirsi, ma che proprio per questo hai imparato ad inventarti sempre nuove risorse, è scontato che poi gli altri se lo aspettino. Se sei una che cerca di essere disponibile, è regolare che poi arrivi il giorno che non ne hai più per nessuno ed è altrettanto regolare che chi ti diceva di "imparare a dire qualche no" non contempli che adesso tu glielo voglia rifilare. E se sei una che continua a dire "non mi lamento" ogni volta che ti chiedono come va, verrà il giorno in cui al malcapitato di turno dirai che va uno schifo e gli farai pure l'elenco dettagliato e quello non saprà più dove guardare e cosa dirti. Ma se sei una che per prima cosa guarda le proprie responsabilità e sul restante cinquanta per cento è disposta a discutere, è matematico che poi porterai a casa almeno un'altro venticinque, se non tutto il cucuzzaro.
E se davvero sei una
come me, ti renderai conto di tutto ciò, razionalmente capirai l'inutilità di
questa tua irrefrenabile ma tardiva reazione, ti maledirai per l'improvvisa
testardaggine che ti esplode fuori, ti odierai per quella certa
predisposizione alla difesa delle cause perse che ti fa ritrovare
assurdamente paladina di improbabili ingiustizie, ti morderai la lingua
rendendoti conto che nessuna delle parole che ti vengono riesce ad esprimere
il tuo pensiero e che deve essere per questo che nessuno riesce a capire la
tua posizione, ma nonostante questo sentirai ancora premere quel disagio
sordo che non puoi o non vuoi più soffocare ed alla fine proverai a
dargli una qualsiasi forma, anche la più sbagliata, vada come vada, pur di
tirarlo fuori e togliertelo da dove ti sta schiacciando... ecchecazzi.
Ma tu non sei come
me, vero?
|
aspettando che passi
Post n°627
pubblicato il 06 Novembre 2009 da sednaa
L'umore di mio padre lo indovinavo da come
chiudeva la porta a vetri in fondo alle scale, più forte era il rumore
maggiori erano le probabilità che qualcosa fosse andato storto. Dopo quel
primo segnale, il piccolo margine di dubbio durava lo spazio delle due rampe
di scale che lui doveva salire prima di entrare in casa e dedicare al portone
lo stesso trattamento del precedente, cosa che confermava la situazione.
Qualche volta, una sequela di madonne, spesso elaborata e piuttosto
fantasiosa, fugava ogni dubbio prima del suo ingresso.
Ora, so quello che si potrebbe pensare vista
questa descrizione, ma mio padre in realtà non mi ha mai toccato neanche con
un dito... fatta eccezione per uno schiaffo che mi beccai a quindici anni
perché sorpresa di sera sulla spiaggia con un ragazzo (che poi neanche mi
piaceva, gli stavo dicendo che non c'era nulla da fare)... nessun
maltrattamento insomma, neanche verbale ma solo questa terribile cappa di
malumore che, quindi, non so neanche dire perché mi spaventasse così tanto. A
volte mi dico che è stato nel ricordo di quelle serate “con il morto in casa”
che in me è maturata questa scarsa sopportazione che ho per le situazioni di
tensione, ma forse questa mia insofferenza è stata sempre la causa e non
l'effetto del mio stato emotivo. Voglio dire, altri tenderebbero a fuggire
dal malumore altrui se non li coinvolge direttamente, io invece mi lasciavo
sommergere da esso, me ne sentivo assurdamente responsabile e incapace di proporre
soluzioni a problemi che neanche conoscevo.
No, più ci penso, più mi convinco che era
per un eccesso di ipersensibilità che accusavo tanto quelle situazioni ma,
certo, il loro ricordo ha pesato nel corso degli anni. Gli scoppi di collera,
la rabbia mal contenuta, mi provocano stati di ansia. Qualche volta riesco a
subirli aspettando che passino... si sta male, è vero, ma generalmente non ci
sono particolari strascichi... Altre volte, invece, non riesco a fare a meno
di intervenire e, gravata da quella reazione che mi sembra sempre eccessiva,
cerco spasmodicamente di proporre soluzioni e spiegazioni finendo così per
dare l'idea di sminuire il problema. Grandissimo errore. Non c'è nulla di
peggio per chi è nella fase acuta di ira. La reazione è risentita ed io mi
trovo ad annaspare cercando di sostenere tesi che non hanno la minima
possibilità di successo.
Alla fine ne esco sempre male. Con tutta una
serie di pensieri inespressi e un'altra di parole spese in eccesso. E
mi succede in qualsiasi contesto... inevitabilmente. A casa, a lavoro,
persino qui dentro, a volte...
Forse certe sensazioni non crescono, rimangono infantili anche se tu diventi grande... e forse l'unica cosa che dovresti fare è quella che non facevi neanche da bambina. Tapparti le orecchie e dire al mondo che ti sta facendo male. |
persone e personaggi
Post n°626
pubblicato il 05 Novembre 2009 da sednaa
Quando
hai questi periodi di assoluto disagio con gli altri, ti sembra di recitare
in continuazione una parte ed è faticosissimo.
Succede, magari, che in questi periodi ti ritrovi a fare delle vere prove teatrali, con tanto di copione e parti assegnate. E finalmente ti senti bene. Anche se la parte non è un granché, anche se ancora non la ricordi, anche se poi torni sempre all'altra recita. |
Post n°625
pubblicato il 04 Novembre 2009 da sednaa
1.
La presenza di un crocifisso nelle aule e in altri luoghi
pubblici.
2.
L'assenza di un crocifisso nelle aule e in altro luoghi
pubblici.
3.
La presenza o l'assenza di simboli religiosi di altre
dottrine, nonché foto di presidenti della repubblica, cantanti, attori,
bandiere, eccetera.
4.
I campanili, i minareti, le piramidi, ... l'elenco sarebbe
lungo.
5.
I ciondoli a croce, i tatuaggi con padre Pio, i pupazzetti a
forma di angioletto.
6.
Le donne con il velo, chador, burqa, sari indiano, kimono
(avrei da dire sulle minigonne ma solo per invidia).
7.
Non lavorare per Natale, Santo Stefano, Pasqua e via dicendo.
(il contrario mi seccherebbe molto, anzi proporrei di introdurre qualche
ricorrenza islamica, buddista, induista e altro ancora).
8.
Le radici e gli innesti.
9.
La difesa dei diritti veramente importanti.
|
GIRAMENTI
Post n°624
pubblicato il 03 Novembre 2009 da sednaa
Come si fa quando
sei una rotella di un ingranaggio e
tutte le altre intorno a te girano ad una velocità diversa? Non dico mica che
la mia sia quella giusta, ci mancherebbe… solo che è, appunto, la mia e da diverso tempo ha un ritmo
totalmente discordante da quelle vicine. Alcune vanno decisamente lente e
tendono a bloccarmi, mi impongono la fatica di frenare oppure di saltare i
loro denti perdendo così la continuità di movimento. Altre, invece, vanno
troppo veloci e sono loro a saltare le mie scanalature e sono io che perdo il
contatto. Poi ci sono quelle che, inspiegabilmente, hanno modificato la
larghezza dei denti e non si incastrano più con i miei spazi… oppure è il
contrario, non so… Questa è una situazione particolarmente fastidiosa perché
per tanto tempo c’è stata assoluta compatibilità e quindi non ci si rassegna
al fatto che non ci si intenda più.
E poi ci sono quelle
rotelle che non ne vogliono sapere di incastrarsi con me, e me ne dispiace
perché a me in fondo piacevano, ma hanno un po’ quel modo di porsi, come se
si sentissero rotelle solo loro, come se volessero determinare sempre quale è
la velocità giusta, la forma e dimensione dei denti più consona che poi, stranamente, non è mai la stessa,
varia in base al loro umore ed alla loro prospettiva momentanea.
Ora, come si fa
quando ci si ritrova in questa condizione? Adeguarsi a tutte le variabili è
difficilissimo, fermarsi è impossibile: possiedi un moto perpetuo che ti fa
comunque girare. L’ideale sarebbe riuscire a farsi piccini piccini, ridursi
magicamente di diametro in modo che nulla di ciò che ti sta intorno riesca
più a toccarti…
Con un po’ di
fortuna, neanche se ne accorgono.
|
AGGIORNAMENTO
Post n°623
pubblicato il 31 Ottobre 2009 da sednaa
gnocche onniscienti 0 - lottatore di sumo 1
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di vizi, virtù, buchi e patiboli
Post n°622
pubblicato il 29 Ottobre 2009 da sednaa
Più di quattro anni
che scrivo in questo posto e credo di non aver mai parlato di sesso e già
questo potrebbe dirla lunga sul mio rapporto con l’argomento. Devo dire che
non mi piace neanche molto andare in scia a questioni già troppo
dibattute e tendo ad essere
caratterialmente avversa alle generalizzazioni (a parte qualcuna che mi
concedo per gioco o per ironia, consapevole di commetterla). Inoltre ho questo ambizioso obiettivo di
imparare ad esprimere pareri e non giudizi (solo in queste prime righe
intravedo un paio di miei fallimenti in proposito).
Ma la cosa
principale è che, come su molti altri temi, io non mi sento mai una
portatrice sana o malata di verità assolute e per me il dubbio è l’elemento
cardine di qualsiasi ragionamento.
E invece, tutta
questa faccenda che da giorni imperversa in ogni dove, è sfociata anche in ambiziosi dibattimenti
su un tema di cui sembrano tutti grandi conoscitori e depositari delle
“giuste prassi”.
Io e il sesso non
siamo mai stati molto in confidenza, non fatico ad ammetterlo… insomma, ci
frequentiamo ma non siamo amici intimi, ecco…
forse per educazione, forse a causa di tabù inculcati più o meno
volontariamente, forse per la sempre poca informazione, forse per
insicurezze, inesperienze o chissà cos’altro… non so… fatto sta che, come
tanti altri, ho fatto la mia vita con l’idea di una presunta normalità e di
canoni da rispettare. Mi ci è voluto un bel po’ di tempo per capire le mie
difficoltà e per cercare di affrontarle nella consapevolezza che forse anche
il sesso è un viaggio, un percorso, una scoperta da fare e quindi con i suoi
vicoli ciechi, con gli ostacoli, le salite, le discese, le insidie, le
trappole, gli errori… e non è detto che le tappe siano le stesse per tutti.
Forse se si partisse da questa consapevolezza, anche alcuni temi sociali
sarebbero meno difficili da superare. Accettando, ad esempio che ognuno di
noi può avere una componente più o meno marcata di omosessualità e che questo
non significa necessariamente di doverla o volerla assecondare (così come
tanti altri lati oscuri che abbiamo sepolti in noi), magari gli episodi di
intolleranza per coloro che invece questa scelta l’hanno compiuta, sarebbero
meno frequenti di quanto avviene in questa società così moderna e aperta.
Magari se si ragionasse davvero sui concetti legati a parole chiave quali
virilità o virtù senza fermarci al modello che ce ne viene proposto, si
riuscirebbe veramente a trasmettere il senso del rispetto per il prossimo
(anche con le sue diversità) che evidentemente è ancora ben lontano dal
nostro quotidiano.
Per essere
chiari, trovo inaccettabile che
un politico abusi della sua posizione pensando di essere
impunibile, o si renda in qualsiasi modo ricattabile, ma non mi permetto di valutare e definire
il percorso sessuale e personale di qualsiasi individuo del quale non so
assolutamente nulla. Ovviamente non parlo di illegalità o di pratiche che
ledono la libertà o la dignità di altre persone, ma tutto il resto fa parte
di una sfera molto più ampia e complessa che non posso avere la presunzione
di inquadrare secondo le mie logiche (o quelle dettate da chi???).
Insomma, dal basso
della mia ignoranza e della mia incertezza, credo che in questi giorni la
paura delle nostre zone d’ombra ci abbia portato a sbeffeggiare e sentenziare
in maniera involutiva rispetto a quelli che restano i miei veri valori e
principi.
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momentaneamente assente
Post n°621
pubblicato il 25 Ottobre 2009 da sednaa
Ho grandi finestre
nella mia nuova casa. Una su ogni lato, una per ogni stagione, una per ogni
panorama. Perché da me non c'è bisogno di scegliere. Posso affacciarmi sul
mare in tempesta di un freddo inverno, immergermi nella faggeta rossa
d'autunno, contare le gocce di pioggia che strisciano sui vetri, seguire
il volteggio di un fiocco di neve... respirare l'alba, perdermi nel tramonto.
Brillare con le stelle di notte.
Avrò solitudine per piangere e compagnia per ridere. Non ci saranno dita puntate o pugni chiusi ma solo il calore delle mani. E parole... e silenzi. In fondo non è poi così piccolo, da me.
Sarò lì per un po'.
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dolori sottocutanei
Post n°620
pubblicato il 24 Ottobre 2009 da sednaa
E poi ci sono quelle giornate in cui anche
un posto come questo non riesce a trovare lo spazio adeguato per
contenerle... e ti dispiace perché, in fondo, te lo sei creato per questo
motivo, no? E ti chiedi dove altro puoi fuggire, ma non lo sai e così rimani
qui a lasciare implodere dieci, cento, mille parole che non scriverai.
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senza tasto off
Post n°619
pubblicato il 22 Ottobre 2009 da sednaa
Quando la realtà mi
stanca, vado a cercare storie che altri hanno immaginato. Quando le storie
che trovo non mi bastano, me le invento.
Forse mi capita così anche con le persone. Scossa Magica - Gianna Nannini |
sed vs. tutti
Post n°618
pubblicato il 21 Ottobre 2009 da sednaa
Fosse dipeso da me, in palestra non ci sarei tornata neanche
se mi avessero pagato… voglio dire, almeno non prima di un paio di settimane
di dieta riequilibratrice per rendere
meno traumatico l’impatto con tutti gli annessi e connessi... Invece mia
figlia, piuttosto refrattaria alle benefiche pratiche di attività fisica, si
è finalmente decisa a patto che andassimo insieme (argomentazione
infallibile), precludendomi così
qualsiasi possibilità di fuga.
Ed eccoci qui, lei con le mie tutine dello scorso anno, io con quello che sono riuscita a recuperare tra gli scheletri del mio armadio nell’illusorio tentativo di mascherare il disfacimento generale del mio corpo e raggiungendo, invece, uno stile da lottatore di sumo.
Ma non è abbastanza, no. Noi non ci accontentiamo di metterci
da una parte a fare il nostro programmino, no... Noi facciamo pure un corso
durante il quale saltiamo come cavallette e prendiamo a pugni e calci un povero attrezzo preposto
allo scopo... il tutto, davanti ad implacabili specchi senza cuore e
contornate da gnocche onniscienti che non sembrano neanche sudare...
Ma dovevate vedere come avevo ridotto Freddy alla fine
dell'ora...
.
.
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" lei ha disegnato, ha riempito cartelle di sogni"
Post n°617
pubblicato il 19 Ottobre 2009 da sednaa
E poi ci sono queste sere in cui sei così
triste che i fantasmi li metteresti tutti intorno ad un tavolo e ci
giocheresti a wist perché improvvisamente ti sembrano una compagnia migliore
del magone che senti in gola... forse dipende da tutte quelle parole che hai
detto e in cui hai creduto e che invece ti accorgi non sono servite a
niente... ti chiedi se c'è un deposito dove vanno a finire tutte le
parole che hai sprecate e se esiste, quante ancora ne potrà contenere? Ti
chiedi se scegliendo altre parole, il risultato sarebbe stato diverso... ma è
per questo che ne usi sempre tante, no? Nella quantità speri di beccarne almeno
qualcuna giusta...
E mentre ti chiedi tutte queste cose, ti dimentiche delle carte che sono già passate e fallisci clamorosamente le prese... |
spettri domestici
Post n°616
pubblicato il 18 Ottobre 2009 da sednaa
Ed è innaturale come a volte ci forziamo di ignorare
il gemito costante delle nostre reali inclinazioni (Carmen Consoli - Non Molto Lontano Da Qui)
Ci potrei rimettere l'orologio (se lo
portassi) con la puntualità di questa sottile inquietudine che mi
prende ogni domenica intorno a quest'ora. Che poi non riesco neanche bene a
spiegarmela... voglio dire, non è che i miei fine settimana siano molto
diversi dagli altri giorni: non lavoro, è vero, ma inevitabilmente c'è sempre
qualcosa di più da fare in casa. Non dovrei neanche più soffrire
delle vecchie sindromi da sabato del villaggio tipiche dell'adolescenza...
insomma, sono ormai cresciutella per non essermi abituata all'andazzo
generale, no? Possibile che ancora resistano rimasugli di vecchie
aspettative? Se esistono sono talmente sepolte nei meandri più oscuri della
mia mente da aver perso ogni connotato che ne permetta l'identificazione.
Me le immagino un po' come quei fantasmi dei vecchi manieri che si vedono nei film... sarebbe persino interessante scendere nei sotterranei per cercare indizi, lasciarsi guidare dai sinistri scricchiolii, trovare criptiche testimonianza del passato che piano piano diventano ricordi, cadaveri di sogni infranti, errori, contrattempi, scherzi di un destino che possiede un senso dell'umorismo spiccato quasi quanto il mio... fino a svelare quella che davvero sei stata e ritrovare quel che saresti voluta diventare... Ma io evito i film di paura.
Meglio girarla a
pizza...
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Post N° 615
Post n°615
pubblicato il 17 Ottobre 2009 da sednaa
La magia del cambio armadio è che nelle
tasche e nelle borse ritrovi tutti i fermacapelli che avevi seminato l'anno
prima!
e non sto a dire dei
"rovesci" che sarebbe lungo.....
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certi attimi (mancati)
Post n°613
pubblicato il 15 Ottobre 2009 da sednaa
Attraversami il cuore
il peso della solitudine è variabile l'amore si può mancare per un attimo (Paola Turci - Attraversami il cuore)
Desideravo saper leggere. Ricordo
nitidamente una me bambina che sfogliava libri e fumetti, cercando di leggere le illustrazioni... mi incantavo, le
fissavo, cercando di immaginare quelle che poteva essere scritto nelle
nuvolette o nelle didascalie dei disegni. Nascevano storie inventate per me
assolutamente plausibili rispetto alle figure, eppure continuavo a chiedermi
se quelle scritte da qualcun altro fossero uguali. Quando finalmente
imparai a leggere scoprii che nessuna delle storie era davvero come l'avevo
costruita nella mente. Le mie erano decisamente più belle ma sfumavano a
poco a poco, troppo evanescenti per vincere su quelle reali impresse sulla
carta.
Ecco, l'amore deve essere un po' così. Chissà se è quello scritto o quello immaginato.
... che non si può parlare d'amore senza conoscerne
l'alfabeto.
|
SEData (e degli infiniti giochi di parole in proposito)
Post n°612
pubblicato il 12 Ottobre 2009 da sednaa
Capita a volte che
le persone intorno a noi subiscano impercettibili
cambiamenti... Tu non riesci ad individuarli subito... cioè, senti che
c'è qualcosa di stonato ma non sai dire bene cosa... ma i giorni passano ed i
segnali si susseguono e tu impari a riconoscerli, li identifichi come
innegabili alterazioni mentali di cui loro non sono assolutamente
consapevoli... Nulla di effettivamente grave, in fondo è normale che la
personalità, il carattere, le abitudini, il comportamento si modifichino con
il passare del tempo... Eppure ciò che percepisci ti sembra un'inezia
oltre il normale, un normale che ovviamente risulta chiaro solo per te, ma
che non riesci a non prendere come riferimento e che, quindi, ti convince che
quelle persone, senza rendersene conto, stanno perdendo il loro equilibrio
psicologico. E complicando la tua vita.
Ecco, se ti accorgi
che questa situazione riguarda più di tre persone che ti sono vicine, beh,
allora inizia a considerare la possibilità che quello che sta impazzendo, in
realtà, sei tu.
|
il lamento del bradipo
Post n°610
pubblicato il 11 Ottobre 2009 da sednaa
L'altro giorno l'ho fatto all'ufficio postale,
qundo l'impiegata mi ha detto che l'affrancaura sul pacco che volevo inviare era era insufficiente. Sembrava timidissima, perciò puoi immaginare l'effetto quando le ho catapultato addsso i pollici sparandole addosso quel rumore Sono uscito dall'edificio lasciandomi un gran brusio alle spalle. In futuro userò sempre questo accorgimento quando voglio esprimere disprezzo, anche se probabilmente non è questa l'intenzione del piccolo bradipo. (Sam Savage - Il lamento del bradipo)
Forse
la pazienza non è una caratteristica inesauribile nella nostra personalità.
Magari è un po' come per il petrolio... per anni e anni abbiamo dato fondo
alle riserve e quando ci siamo resi conto che sarebbero prima o poi
terminate, ne eravamo così dipendenti da faticare a metterci a considerare
fonti alternative. Ma alla fine, i famosi rubinetti resteranno davvero
asciutti.
Ecco, anche la mia pazienza, che è sicuramente stata una risorsa ed un limite in tutta la mia vita, inizia a dare strani segnali. Ad esempio, Venerdì, quando sono tornata alla mia auto nell grande parcheggio ed ho trovato inaccessibile lo sportello del conducente perchè il vicino di sinistra aveva lasciato solo dieci centimetri di spazio (no, non ci sarei passata neanche se fossi stata più magra... cattivi!), ho provato una strana sensazione. Ovviamente ho cercato di risolvere la cosa più semplicemente possibile e soprattutto senza manifestazioni plateali... passare dal lato del passeggero non è stato per niente semplice con quella specie di mobiletto che separa i due sedili... e si, in questo caso una linea migliore avrebbe agevolato l'operazione... Quando, però, mi sono finalmente seduta al volante, un nuovo e inspiegabile desiderio di segnalare la mia stizza, si è impossessato di me ed è diventato improvvisamente vitale far sapere al conducente dell'auto in questione il disagio che mi aveva procurato. Insomma, gli ho lasciato un biglietto in cui lo ringraziavo per l'attenzione. Ora, lo so che può sembrare una banalità, ma io non avevo mai fatto una cosa del genere. Insomma, io in queste cose sono fantozziana, chiedo scusa anche quando mi pestano i piedi! Un biglietto (seppure senza parolacce e offese, naturalmente) è un po' come se lo zerbino di casa decidesse di colpo di mordere i piedi di chi passa sopra... Non so neanche se il mio repentino slancio di orgoglio mi abbia effettivamente procurato una forma di sollievo o soddisfazione... ciò che mi ha fatto riflettere è il segnale di un evidente cedimento nella mia Linea Maginot di pazienza che credevo incrollabile. Ma no... si è trattato solo di un episodio casuale... nulla di preoccupante. Sono sempre quella che saluta" con la faccia sotto ai tuoi piedi, senza chiederti nemmeno di stare fermo, puoi muoverti..." Mmm... si, però, quando sono tornata a casa ed ho trovato quella mail che so io, ho provato pure a contare fino a cento, ma la pazienza è scappata di nuovo... Due volte in un giorno. Direi che è sintomatico, no? Sono dunque andata automaticamente in modalità risparmio energetico? |
AUTOstima
Post n°609 pubblicato il 09 Ottobre 2009 da sednaa
Potrei pensare che gli autovelox ce l'hanno
con me. Ogni volta che mi arriva un avviso di raccomandata ho il terrore di
vedere una di quelle malefiche buste verdi ed effettivamente negli ultimi
periodi sto alimentando i bilanci di diversi comuni italiani. Quindi mi
verrebbe da pensare che la cosa non sia poi casuale, no? Si, si quella volta
a Siena sono finita davanti al Duomo per distrazione, lo ammetto ma, in
fondo, non ho investito neanche un pedone... a Firenze non sono neanche
riuscita a capire quale era l'infrazione, ma erano i giorni dell'ospedale di
mia figlia, che diamine, un po' di comprensione! E almeno due le ho prese per
aver superato il limite di solo un paio di kilometri orari, via... che
rigidità! Invece sull'Aurelia ero decisamente oltre, ma lì andrebbero
proprio cambiati i limiti. E poi siamo davvero sicuri che queste macchinette
siano tarate bene??? E perché fanno le auto che vanno veloci se poi non si
può pigiare l'accelleratore da nessuna parte?
Insomma, francamente, sarei portata a pensare che sia una forma di persecuzione. Un complotto dire. Devono essere autovelox di sinistra, ecco... vedono il macchinone e si schierano dalla parte del proletariato... tze... lumache... Si, un complotto. Come spiegare altrimenti tanta attenzione da parte degli obiettivi fotografici... E la privacy, allora? Come? Se avessi rispettato le regole non ce l'avrebbero con me? Ah... se uno prende le multe vuol dire che ha infranto la legge? Ah... e se non volevo sottostare al codice stradale non dovevo "scendere" in strada? Come????? Forse non dovevo impuntarmi di fare l'autista????
Ma... una sanatoria? Non so... magari ve ne
pago una come segno di buona volontà...
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RARAmente
Post n°608
pubblicato il 08 Ottobre 2009 da sednaa
Tanto più grave è il problema,
tanto maggiore sarà il rammarico per ciò che poteva essere prevenuto ed altrettanto inutile risulterà tale esercizio mentale (Teoria dell'autoflagellazione sedniana)
Ieri ho incontrato una persona gentile. No,
gentile è poco: disponibile, comprensiva e sensibile. E considerando che
erano dieci giorni che mi tormentavo per il problema in questione, la cosa
non è stata affatto irrilevante. Mica che il problema si è magicamente
risolto... ma poiché precedentemente avevo trovato tutt'altra considerazione
e che ciò era andato ad accrescere preoccupazione ed ansia, regalandomi pure
un bel fardello di sensi di colpa, il fortunato incontro di ieri è stato
una sorta di boccata d'ossigeno mentre stavo annaspando in una melma
puzzolente.
Ma quel che mi ha maggiormente sorpreso è stata la naturalezza con cui questa persona ha affrontato il problema e ciò, dopo l'immediato sollievo, mi ha fatto un po' arrabbiare nei confronti di chi, invece, aveva evidentemente sfogato su di me la propria inadempianza ed incapacità. Ed io, da quella bischera che sono, non avevo minimamente preso in esame che il precedente approccio fosse stato del tutto inadeguato... no, io avevo come al solito rovesciato su di me sensi di colpa e responsabilità, tra l'altro martoriandomi inutilmente visto che ormai non potevo cancellare il passato. Forse devo imparare che saper riconoscere i propri errori non deve mai diventare il capro espiatorio per quelli degli altri. E che il mio fardello è già abbastanza pesante senza prendermi il carico della stupidità altrui.
Si, e che le persone gentili, per fortuna
esistono.
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di quella volta che...
Post n°606
pubblicato il 06 Ottobre 2009 da sednaa
Il giorno in cui misi per la prima volta le
lenti a contatto è uno dei più strani che io ricordi. Credo che il mio
sbattere le ciglia guardandomi intorno meravigliata, non fosse poi molto
diverso da quello di Bernadette Soubirous all'apparizione della madonna di
Lourdes e, del resto, "La Signora" ottico che operò tale miracolo
mi parve altrettanto bella e gentile.
Poi, però, mi vidi i piedi. Ora, chi non ha un difetto visivo superiore alle dieci diottrie non credo che possa capire, ma "gli eletti" che hanno avuto questa fortuna sanno cosa significa: senza occhiali si vede un po' come da dietro ad un vetro appannato, con gli occhiali tutto acquista la giusta nitidezza ma con dimensioni assai ridotte ma siccome la visione naturale è assolutamente indistinta, quella corretta non soffre particolarmente di tale differenza di poporzioni. Insomma, razionalmente sai che vedi le cose più piccole, ma in pratica non ci fai caso perché più grandi non le hai mai viste davvero. L'unica cosa di cui ero veramente consapevole era che quando mi truccavo gli occhi appiccicata allo specchio, questi era grandi e luminosi, e che dietro ai mie vetri apparivano piccini piccini. Ma i miei piedi, senza la mia preziosa protesi, erano due forme vaghe e indefinite che non mi avevano mai interessato, per cui quando abbassai gli occhi, ora liberi, mi sembrarono incredibilmente enormi. Non so perché il resto non mi provocò la stessa sgradevole sorpresa... si, certo, tutto il mondo mi apparve "più grande" e per un po' faticai a riconoscere le misure abituali di molti oggetti (ad esempio, tendevo a mettere sui fornelli pentole più piccole di quelle che usavo prima perché adesso mi sembravano molto più grandi), ma furono solo i piedi a procurarmi una sensazione di disagio. Cosa che, molto intelligentemente, pensai di superare comprando scarpe di una misura più piccola... furba, eh? Ma perché oggi mi sono messa a pensare a questa cosa? Forse perchè mi rendo conto che ci capita spesso di guardare la realtà attraverso lenti che ne viziano le vere dimensioni. E spesso lo sappiamo perfettamente ma poi nei ragionamenti non ne teniamo conto; e se, ad un certo punto, riusciamo a vedere le cose per come sono davvero, non sempre siamo in grado di accettarle e cerchiamo soluzioni alternative per recuperare i nostri comodi difetti di comprensione. Preferiamo costringerci dentro qualcosa di più stretto ed inappropriato piuttosto che accettare ammettere che il guscio giusto per noi è diverso da quello che ci sembrava essere.
Ecco, oggi ho giusto in mente un paio di
questi abbagli...
ah si, la foto...
non ho resistito...
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tecniche
Post n°605
pubblicato il 05 Ottobre 2009 da sednaa
A proposito di
tecniche e di "periodi", stavo per scrivere una cosa quando mi sono
resa conto che non facevo che ripetere un concetto espresso anni fa... Non è
per pigrizia... avrei potuto riscriverlo e sono sicura che non sarebbe stato
troppo diverso, per cui...
Ci sono momenti in cui tutte le questioni non risolte sembrano
bussare alla porta. E’ una brutta sensazione perché si tratta sempre di
problemi complessi, spesso legati tra loro e di difficile risoluzione perché
determinati non solo da effettivi inconvenienti, ma anche da dinamiche
interpersonali, vizi comportamentali e cronicizzate difficoltà comunicative (e
altro ancora). Insomma, un casino.
Naturalmente l’unica possibilità è quella di sezionare più che
si può ogni singola magagna e con calma cercare di affrontare le… magagnine
così ottenute! Qualcuno di mia conoscenza saprebbe trasformare questo banale
ragionamento in teoria fisica o matematica, io teorizzo a vanvera!
Ed è appunto in questi miei estemporanei farneticamenti che mi
piace sintetizzare il concetto dicendo che “anche un elefante può essere
mangiato se lo si fa a fettine” (la metafora non è mia).
Fatto sta che, pur essendo perfettamente a conoscenza di
questa tecnica, capitano quei giorni in cui il maledetto elefante ti piomba
addosso in tutta la tua imponenza, ti schiaccia il viso, ti piena la bocca,
ti soffoca e tu pensi a come accidenti puoi fare per farlo a fettine prima di
morire strozzata e bella spiaccicata.
Ecco. Si capisce che questo è, per l‘appunto, proprio uno di
quei giorni?
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oltranza
Post n°604
pubblicato il 04 Ottobre 2009 da sednaa
I brutti ricordi
vanno (a volte) "ricordati" e vivisezionati per ridurne la carica
negativa. Se ciò non avviene, provare a sostituirli con un ricordo bello. O
anche due. O.... enne ricordi belli...
(antica tecnica di sopravvivenza sedniana) |
che poi certe giornate, comunque, finiscono
Post n°602
pubblicato il 02 Ottobre 2009 da sednaa
Paolo Giordano - La
solitudine dei numeri primi
I numeri primi sono
divisibili soltanto per 1 e per se stessi. Se ne stanno al loro posto
nell'infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti tra due, ma
un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per
questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella
sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossro rimasti intrappolati
come perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che
anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti, solo dei numeri quaunque, ma
che per qualche motivo non ne fossero capaci. Il secondo pensiero lo sfiorava
soprattuto di sera, nell'intreccio cautico di immagini che precede il sonno,
quando la mente è troppo debole per raccontarsi delle bugie.
Ci sono parole che da sole sanno spiegare tutto.
Per questo sanno appartenermi.
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respirandosi
Post n°601
pubblicato il 01 Ottobre 2009 da sednaa
Se c'è una cosa che so fare è respirare. Che ci vuole si può pensare... ma non parlo dell'atto
meccanico... saper respirare può voler dire tante cose, è sentire, è
annusare, è concentrarsi, è rilassarsi. E' appropriarsi di qualcosa. E'
cedere qualcosa. Riempirsi e svuotarsi. Un po' come l'amore, no?
Io so respirare l'aria fresca del mattino che mi fa frizzare naso e occhi, so riconoscere gli odori ed associarli alle stagioni, ai luoghi, ai ricordi... so modulare il respiro quando chiudo gli occhi e vedo i colori, so scendere nei miei strati più profondi e inspirare lasciandomi attraversare dall'ossigeno, so espellere tossine espirando lentamente... so respirare prima di parlare quando devo controllare l'emozione, so farlo per ritrovare la voce dopo aver pianto... so sospirare di tristezza, so sbuffare di insofferenza... so trattenere il fiato per la sorpresa e lasciarlo andare per il piacere. Ah... lo fanno tutti? Mmm... si, può darsi. Ma c'è chi lo fa un po' di più. C'è chi lo fa più spesso. Respira e ricomincia. |
a caduta libera
Post n°600 pubblicato il 28 Settembre 2009 da sednaa
Abituata alle quattro strade incrociate del
mio paese, quando vado in città non mi stupisco del mio livello di
imbranataggine al volante, ma certo, settimana scorsa ho superato me stessa e
mi sono ritrovata in piena zona blu... io non ricordo dove esattamente
ho imboccato la strada sbagliata, so solo che ad un certo punto la direzione
era sempre obbligata e mi sono accorta con terrore che mi stava portando
direttamente sotto ad uno dei monumenti più importanti... A quel punto, il
guaio era ormai fatto: apparentemente incurante della moltitudine di sguardi
di turisti e passanti, ho badato a tirar dritto per uscire dal pasticcio in
cui mi ero cacciata ringraziando la fortuna che non mi ha fatto
incappare in alcun vigile... certo, la multa mi arriverà comunque, ma almeno
ho evitato l'imbarazzo di una pubblica strigliata.
Ecco, oggi mi sono trovata a riflettere
proprio sul fatto che una sbadataggine, un errore apparentemente banale, ha
determinato un percorso chiaramente inesatto ma anche assolutamente
inevitabile. A volte mi guardo indietro e cerco l'incrocio dove ho sbagliato,
ripercorro mentalmente tutte le svolte e mi sembrano tutte così plausibili...
Io penso che, a volte, la segnaletica non
sia affatto chiara. Ecco.
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IL PARADISO DEI CALZINI
Post n°599
pubblicato il 27 Settembre 2009 da sednaa
Avrei un sacco di cose da scrivere in
proposito... di crisi domestiche, di persone dimenticate, di cassetti chiusi
e letti disfatti... ma forse il bello di certe canzoni è che ognuno ci può
ritrovare le sue storie. Ci sono mille pensieri che portano alla medesima
sensazione... ed è quella che, forse, basta condividere.
Dove vanno a finire i calzini
quando perdono i loro vicini dove vanno a finire beati i perduti con quelli spaiati quelli a righe mischiati con quelli a pois dove vanno nessuno lo sa Dove va chi rimane smarrito in un’alba d’albergo scordato chi è restato impigliato in un letto chi ha trovato richiuso il cassetto chi si butta alla cieca nel mucchio della biancheria dove va chi ha smarrito la via Nel paradiso dei calzini si ritrovano tutti vicini nel paradiso dei calzini.. Chi non ha mai trovato il compagno fabbricato soltanto nel sogno chi si è lasciato cadere sul fondo chi non ha mai trovato il ritorno chi ha inseguito testardo un rattoppo chi si è fatto trovare sul fatto chi ha abusato di napisan o di cloritina chi si è sfatto con la candeggina Nel paradiso dei calzini.. nel paradiso dei calzini non c’è pena se non sei con me Dov’è andato a finire il tuo amore quando si è perso lontano dal mio dov’è andato a finire nessuno lo sa ma di certo si trovera’ la’.. Nel paradiso dei calzini si ritrovano uniti e vicini nel paradiso dei calzini non c’è pena se non sei con me non c’è pena se non sei con me |
potenzialmente romantici
Post n°598
pubblicato il 25 Settembre 2009 da sednaa
O Lola ch'hai di latti la cammisa
si bianca e russa comu la cirasa, quannu t'affacci fai la vucca a risa, biato cui ti dà lu primu vasu! 'Ntra la porta tua lu sangu è sparsu, e nun me 'mporta si ce muoru accisu... e s'iddu muoru e vaju 'mparadisu si nun ce truovo a ttia, mancu ce trasu.
(Turiddu -
Cavalleria Rusticana - P. Mascagni)
Quando è che sono
diventata romantica? Lo avevo nel mio dna o mi è cresciuto dentro a poco a
poco?
E' stato quando in quinta elementare la maestra ci fece ascoltare Cavalleria Rusticana raccontandoci le passioni narrate ed io rimasi incantata dall'idea che Turiddo non volesse restare in Paradiso se non ci trovava Lola? Oppure fu dopo, quando sentii per la prima volta La Canzone di Marinella e pensai che niente poteva essere più struggente di un principe che non la volle creder morta e che bussò cent'anni ancora alla sua porta? Magari era cominciato già prima, quando mi incantavo a guardare Carla Fracci e Rudolph Nureyev che mi raccontavano l'amore di Romeo e Giulietta... o furono gli occhi sognanti di Olivia Hussey? No, Anna Karenina mi ha regalato di certo quella certa propensione alla drammaticità, non proprio il romanticismo... quello deve essere nato con i vecchi film che guardavo in tv... con Jennifer Jones e Gregory Peck che si cercano la mano nella scena finale di Duello al sole... con le labbra dolci e gli occhi liquidi di Ingrid Bergman che dice addio al suo Rick... Si, si... troppo altro ancora avrà alimentato la mia idole nel corso degli anni... e troppo altro l'alimenta adesso.. ma mi piace pensare che siano queste le favole ad avermela donata anziché un gene capitato per caso in un cromosoma... |
game over
Post n°596
pubblicato il 23 Settembre 2009 da sednaa
Il sole di mezzogiorno schiaccia e allarga la mia ombra ed io
cerco di evitare di guardarla mentre cammino pensando che dovrei andare in
giro solo nelle ore lontane dalle zenit, o quando è nuvoloso, o meglio ancora
di notte. O forse non dovrei andare in giro affatto, mettermi in letargo ora
e risvegliarmi a primavera sperando che, nel frattempo, la mia testa smetta
di remarmi contro con pensieri inutili e deleteri… come questo del letargo,
ad esempio… e che sono una marmotta? Che poi, dicevano le guide alpine, che
quest’anno le marmotte non si erano viste, forse le variazioni di clima le
avevano confuse… Ecco, se sono confuse pure le marmotte, figuriamoci io…
Ma l’ombra fa il suo lavoro e non mi molla ed io, per quanto
cerchi di non guardarla, devo comunque controllare dove metto i piedi e così
mi ritrovo a fissare quel contorno sconosciuto che dovrebbe in un certo qual
modo rappresentarmi…
Ci sono un sacco di motivi per cui attraverso questi periodi di imbruttimento ed io li conosco più o meno tutti ma questo non mi impedisce di abbandonarmi ad essi con meticolosità e impegno che risulterebbero ammirevoli se, andassero in una direzione costruttiva.
O forse dipende tutto dal fatto che quest’anno non ho preso il sole e non
ho incamerato energia… una volta ho detto che mi sento fotovoltaica, no?
Magari ho finito la carica… in effetti, anche adesso, ho iniziato pensando di
avere un sacco di cose da dire ed ora mi sento già… esaurita.
Che poi chissà dove mi si cambiano le pile… e quanto saranno
grandi… mmm… che mattinata…
Ma dove saranno le marmotte...
...
ci sarà qualcosa nei tuoi occhi viola
ci sarà qualcosa nella vita per cui valga la pena ci sarà qualcosa che mi può stordire ci sarà qualcosa, anche una cura,un sogno per morire (Sogno - Gianna Nannini) |
... (è che mi erano venuti certi titoli...)
Post n°595
pubblicato il 19 Settembre 2009 da sednaa
Chi ha detto che
l'oroscopo non serve a niente???? Quello di Rob Brezsny non finisce mai di
sorprendermi e di regalarmi sorrisi!!!!
Acquario
Ecco una lista di
cose che potresti fare nelle prossime settimane. 1) Iscriverti a un seminario
per diventare un campione di rodeo (potrebbe tornarti utile per le riunioni e
i rapporti di collaborazione dei prossimi sei mesi). 2) Svelare a chi lo
merita la complessa arte di leccare i tuoi punti segreti (non ha più senso
aspettare che gli altri ti leggano nel pensiero). 3) Dare una bella grattata a
un prurito che ti irrita subliminalmente da un po’ (a meno che non consideri
utile l’irritazione subliminale). 4) Chiedere informazioni travolgenti a un
avvocato del diavolo, a una mamma sexy e a un viaggiatore (hai bisogno di
confrontarti con persone che potrebbero spalancare le parti chiuse della tua
mente).
be'... per la 1 adesso
mi informo, la 3 è quel che faccio qui dentro in fondo, la 4, mmm... il
viaggiatore potrebbe essere Sammy, di mamme e nonne sexy ne ho una schiera...
l'avvocato del diavolo... chi si offre? Ho detto per l'avvocato,
non per la 2!!!!!!!!!
rido, rido, rido
|
tra un minuto sarà domani (e andrà meglio, lo so)
Post n°593 pubblicato
il 18 Settembre 2009 da sednaa
Quando sei triste,
non fare affidamento su piccole soddisfazioni... potresti ritrovarti con
delusioni che ti sembreranno ancora più grandi.
(antico proverbio sedniano)
... che a volte lo
sguardo ti cade proprio dove non dovrebbe.
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risparmio energetico
Post n°592
pubblicato il 17 Settembre 2009 da sednaa
Ho sempre pensato che arrabbiarsi con
qualcuno sia un inutile spreco di energia. Preferisco cercare di capire e,
perché no, adeguarmi. Si, lo so, sono destinata a prendermi ciabattate in
faccia per sempre... ma non è questo il punto...
Il punto è che oggi, mentre guidavo ed avevo pure mal di testa, cercavo di analizzare una situazione per la quale sto reprimendo da tempo la rabbia che mi verrebbe spontanea... e giù a colpevolizzarmi, a giustificare l'altra parte, a rammaricarmi... tutto per non ammettere che... ero arrabbiata!!! E ad un tratto ho capito che stavo sprecando più energia a reprimere quella rabbia di quanto avrei probabilmente fatto provando a sfogarla o a gestirla.
Qualche volta bisognerebbe dimenticare
di essere comprensivi.
(SONO TROPPO STANCA PER PENSARE AD UNA
CANZONE O AD UN'IMMAGINE CHE ADDOLCISCA LA GRAFICA... CHE OGNUNO SI INGEGNI A
SUO PIACERE, IO HO GIà SFIDATO LE POTENZIALITA' DEI MIEI DUE NEURONI
PARTORENDO QUESTA RIFLESSIONE....)
|
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