sfacciataMENTE
Post n°707
pubblicato il 28 Marzo 2010 da sednaa
"Sono una blu naturale"
(Dory in Alla ricerca di Nemo)
Allora, dicevo... il blu di metilene.
Si, era proprio una ganzata: tu avevi il tuo pezzo di ferro da portare in
piano in ogni faccia, lo limavi prima con la lima da sgrosso e poi, mano a
mano con le altre sempre più fini, poi mettevi un po' di questa
sostanza sul piano di riferimento, la spargevi bene e ci lasciavi
aderire la faccia che volevi controllare. Ovviamente l'obiettivo era che
fosse tutta blu, quindi tutta in piano. La realtà, invece, era che c'erano sempre
delle zone che il blu non aveva colorato, quindi dovevi ritoccare le
altre che, inevitabilmente, finivi per limare troppo e non si coloravano, in
un ciclo che ti sembrava tendere all'infinito. Per non parlare di quando,
miracolosamente, arrivavi all'ultima faccia e ti rendevi conto che la prima
non era più perfetta come l'avevi lasciata.
Ora, il parallelismo viene da solo, no? Direi che quella del piano di riferimento e del blu di metilene è la storia della mia vita... A volte mi chiedo cosa verrebbe fuori raccogliendo tutta la limatura e rimpastandola di nuovo... forse il Grande Puffo?
Adesso penso ad una canzone adeguata.
|
tolleranza... 6
Post n°706
pubblicato il 26 Marzo 2010 da sednaa
La mia collaudata
filosofia spicciola, non si avvarrà questa volta delle vaghe reminescenze
scolastiche di chimica, bensì di quelle di officina, almeno così si chiamava
ai tempi in cui frequentavo l'ITIS... ah, quanti ricordi di calibri,
lime, e blu di metilene! Non che la cosa mi sconcertasse, ero la
figlia di un fabbro carpentiere, dopo tutto... in mezzo a lamiere e longarine
ci sono cresciuta!!
Ma dicevo della filosofia... direi che fu proprio il professore di officina, in prima, ad insegnarmi qualcosa in merito... Era un tipo assai strano e piuttosto temuto, basti pensare che lo chiamavano Kappler a causa del suo aspetto simil-ariano e soprattuto dei suoi modi decisamente bruschi e pazzoidi. Una volta, mentre eravamo in officina mi chiamò alla cattedra per interrogarmi sulla definizione di tolleranza. Io, con l'aiuto di qualche provvidenziale suggerimento, iniziai ad enunciare... credo che fosse qualcosa tipo "l'intervallo entro il quale si può ritenere accettabile la misura reale dell'elemento considerato". Ma il professore iniziò ad interrompermi con scuse banali, una firma da fare sul registro, un controllo in un banco di lavorazione, una domanda ad un altro studente... ogni volta, si scusava con me per l'interruzione e tornava a ripetermi la stessa domanda alla quale io, pazientemente tentavo di fornire la risposta ormai acquisita. Ma niente. Cominciò in quel modo l'ora più paradossale della mia carriera scolastica. Dall'officina del biennio passammo a quelle del triennio di meccanica, ai piani di sotto, ufficialmente perché lui doveva parlare con qualche collega... puntualmente si ripeteva sempre la stessa formula: cosa è la tolleranza? La tolleranza è l'intervallo entro il quale... Scusa un attimo, allora dicevi, la tolleranza.... Praticamente mi portò a spasso per tutto l'edificio scolastico, sù e giù da un laboratorio all'altro, senza farmi finire di dire una sola volta la definizione. Quando finalmente tornammo in classe, tutti mi guardavano in un misto di stupore e divertimento, mentre io ero decisamente stravolta. Brava, mi disse... Hai dimostrato di avere pazienza e tolleranza, ti metto sei!
Credo che in fondo,
avesse ragione... sono stata sempre un tipo tranquillo, raramente mi lascio
prendere dalla rabbia, tendo ad essere molto comprensiva ed ho un discreto
potere di assorbimento rispetto agli inconvenienti che incontro. Ho le
mie preferenze ma sono disponibile ai compromessi ed ho un range sempre ampio
di alternative che ritengo accettabili. Sono accomodante. E' una
caratteristica che spesso passa inosservata o, talvolta, viene addirittura
scambiata per mancanza di carattere. Ma generalmente fa sempre comodo a
qualcuno. Io non me la prendo neanche troppo tranne quando, a forza di darla
per scontata, si pretende da me l'impossibile e me ne viene
rimproverata la mancanza.
Non ho mai capito se il professore avesse voluto realmente dimostrarmi qualcosa o se il suo intento fosse quello di alimentare l'alone di pazzia che colorava il suo nome... potrei raccontare diverse storielle al riguardo... Ma quella sufficienza in tolleranza, mi è sempre piaciuto portarmela appresso. |
|
la notte nel cuore
Post n°704
pubblicato il 24 Marzo 2010 da sednaa
Alla fine, a forza di farlo, mi sono
quasi abituata a guidare con il buio. E con tutte le condizioni atmosferiche.
Dai, dopo la serata della neve, non c'è più nulla che può farmi paura! Ci
pensavo proprio stasera, mentre tornavo da Siena ed è cominciato a piovere: i
tergicristalli hanno iniziato a muoversi, hanno i sensori loro... io no,
figuriamoci, perdo tutti i riferimenti con il buio e poi la strada
bagnata amplifica l'effetto dei fari... ho incollato gli occhi a
quelli posterioi dell'auto davanti alla mia e l'ho seguita quasi
fosse la stella cometa.
I pensieri mi si confondono ad ogni passaggio dei tergicristalli. Sono così stanca... ed in fondo la giornata non è stata neanche male. Oddio, neanche splendida. Una di quelle che stanno in bilico, insomma. Basta una cosa, anche piccola, per passare rapidamentealla modalità "brutta giornata", con due scatta la "orrenda giornata", con tre passi direttamente alle parolacce... Mentre le sto contando, mi accorgo che la strada ha qualcosa di strano, di diverso dal solito... Ecco, l'auto davanti ha preso una direzione che non era la mia! Ok, parolacce... Il brutto di certe giornate non è tanto per la facilità con cui riescono a prendere la piega storta, quanto la certezza che non si raddrizzeranno. Il brutto è che sai già che sono solo l'anticipo di una peggiore che ti aspetta il giorno dopo. Il brutto è che sai che la notte non durerà abbastanza e sarà subito mattina... Ha smesso di piovere. Ho ritrovato la strada giusta ed è ancora buio. I tergicristalli della mia auto sono più intelligenti di me, penso, sanno quando fermarsi.
Occhi,occhi spenti
nel buio del mondo per chi è di pietra come me |
castelli perduti
Post n°703
pubblicato il 22 Marzo 2010 da sednaa
"O tu sposti la
chiesa, o tu vinci al totocalcio, o tu vai ni Perù"
(Francesco Nuti . Madonna che silenzio c'è stasera)
Quando decidevo di costruire un castello di
sabbia, partivo sempre con grandi ambizioni. C'è sempre quel momento iniziale
in cui ti sembra che la distanza tra mente e mani non sia poi così grande,
no? Poi inizi e ti accorgi rapidamente che non è così semplice realizzare
quel che avevi in testa, dare corpo all'immagine che ti eri fatto... Mmm...
non succede solo con i castelli di sabbia, no?
Ad ogni modo, non è questo il punto. Il fatto è che appena iniziavo a costruire il mio castello, diventava subito indispensabile fare una barriera che lo proteggesse da un'improvvisa onda più lunga, per cui prima di dedicarmi al progetto vero e proprio, faceva delle mura provvisorie, generalmente tondeggianti e solo dalla parte esposta. Nella parte centrale facevo sempre una piccola apertura, una sorta di tunnel che, all'occorrenza poteva lasciar passare dell'acqua come in un canale. Forse era proprio questo particolare che mi faceva dimenticare della vera finalità del lavoro e così, puntualmente, mi dimenticavo dell'idea iniziale e cominciavo a decorare questa nuova costruzione... Ma poi, inevitabilmente, mi trovavo a pensare che mi sarebbe spiaciuto perderla per colpa della fantomatica ondata. E così facevo una nuova barriera che proteggesse la prima, sempre con il suo tunnel e le decorazioni... e così via. Dopo un po', neanche a dirlo, quello che doveva essere il castello era solo un mucchietto di sabbia appena abbozzato, ma davanti aveva una fortificazione degna dei più fantasiosi film di Indiana Jones!
Ecco, a volte penso
di trattare me stessa un po' come quei castelli che decidevo di fare... creo
mura per proteggermi ma vi metto talmente tanto di me che poi quelle diventano
una mia parte integrante, anzi, direi sostanziale e non posso sopportare di vederle scalfite,
così devo erigerne altre ed altre ancora
in un gioco infinito di scatole cinesi... difese prima alzate per
sentirsi a riparo e poi scavalcate per esporsi ai rischi di quelle onde
lunghe temute e al tempo stesso fronteggiate. O forse desiderate.
|
... ma quando vien lo sgelo...
Post n°701
pubblicato il 20 Marzo 2010 da sednaa
E' che il mio è un blog un po' sanremese.
Si, per i post, voglio dire... in fondo sono quasi come le canzoni del
Festival, roba tendenzialmente leggera (anche se a volte i pensieri
leggeri non lo sono affatto), alcuni addirittura ridicoli, ogni tanto ne
trovi una con uno spessore diverso ma resta comunque una certa
nazionalpopolarità d'insieme che, anzi, livella verso il basso anche i
tentativi di originalità. Oddio, l'intento è sicuramente diverso. Il mio fine
non è stato mai esclusivamente la vetrina e raramente ciò che scrivo nasce
appositamente per chi legge, però so bene che le intenzioni, nei post come
nelle canzoni, sono difficili da trasmettere, vengono filtrate dalla capacità
di esporle, dal contesto in cui le proponi e dalla credibilità che ti sei
fatto. Del resto, ci sono acclamati brani di autori serissimi che messi in
bocca a cantanti dell'ultima ora farebbero rabbrividire gli intenditori,
mentre testi strampalati o banali, cantati da certi nomi verrebbero osannati
per la loro essenzialità.
Io guardo in giro gli altri blog ed a volte vorrei che il mio fosse un po' in quel modo: blog poetici, blog impegnati, blog d'autore, blog eleganti, blog ironici, ormai talmente accreditati che anche cambiando un contenuto, il risultato non cambia... Certo, lo so, è una questione di stile. Che poi è quello che mi succede anche nel vestire, no? Guardo con ammirazione le donne sempre eleganti e curate e a volte vorrei essere come loro, ma quando ci provo mi sento imbalsamata... Mi piacciono anche gli stili casual ed informali ma addosso a me diventano inequivocabilmente sciatti... e potrei fare altri esempi. Il discorso è uno solo. Io sono così ed il mio blog è così. Certe volte ho ambizioni di migliorarmi, ovvio, e c'è sempre quella maledetta ansia di riscontrare approvazione in chiunque passi (ma io non posso piacere a tutti, io non posso piacere a tutti, io non posso piacere a tutti)... però a me piace anche guardarmi per quello che sono e, di conseguenza, ricordarmelo quando guardo gli altri. In fondo è questo il senso che volevo dare anche al mio post precedente: spesso veniamo valutati e giudicati per il risultato finale o parziale senza chiedersi nulla sul percorso che ci ha condotti a quel punto. Beh, io provo a chiedermelo. Ed a guardare le cose da diversi punti vista. Ad esempio, il mio scritto dell'angelo (quello sull'eutanasia, per intenderci), ad essere obiettivi, non è mica molto diverso da quel che cantava Povia a Sanremo e non mi sento di vergognarmene, per me è stato importante tirare fuori quel pensiero ed ho avuto anche io la presunzione di non tenermelo per me. Ok, senza cavalcarne l'onda per fini pubblicitari, ma anche questo credo sia un discorso complicato e spesso contraddittorio. Insomma, quel che volevo dire, alla fine è che io non sono una persona complicata (neanche dolcemente, come diceva la canzone... sempre sanremese tra l'altro) e che questo per forza di cose non può che essere un blog del pensiero semplice. Mi piace ricordarmene. Ecco.
Mi piaccion quelle
cose
che han si dolce malia, che parlano d'amor, di primavere, che parlano di sogni e di chimere, quelle cose che han nome poesia... Lei m'intende? |
finale di stagione
Post n°699 pubblicato
il 15 Marzo 2010 da sednaa
"... e se io fossi Dawson e Downey e potessi
scegliere tra te e tuo padre per difendermi in questo processo, sceglierei te tutti i giorni feriali e due volte la domenica." (Dal film Codice d'Onore)
Se la mia vita fosse
un telefilm sarebbe uno di quelli investigativi o di avvocati ed io
sarei il principale indiziato... Se gli eroi sono di quelli bravi e se
il mio personaggio sta abbastanza simpatico allo sceneggiatore, ecco che loro
ricostruiranno gli episodi salienti della mia esistenza e mostreranno i
perché ed i percome le cose siano andate in un certo modo. Il pubblico capirà
le motivazioni che stanno dietro a certe scelte ed ai tanti errori e tiferà
perché sia dimostrata la mia innocenza.
Se, invece, mi è toccato il ruolo del cattivo... eh, allora nessuno sprecherà un pensiero a cercare di capire, non ci saranno flashback, rivelazioni o colpi di scena, ma solo gli esiti finali di un percorso che non vale la pena di approfondire. Speriamo nel lieto fine? |
suggeriMenti
Post n°698 pubblicato il 14 Marzo 2010 da sednaa
Alcune religioni
orientali predicano la rinuncia ai desideri. Ma per essere in sintonia con i
ritmi cosmici penso che dovresti ribellarti a questo principio e coltivare
invece una grande quantità di desideri. Usa la fantasia, per favore! Eccone
alcuni che ti consiglio vivamente: il desiderio di fare una scoperta o
un’esperienza che ti impedirà di somigliare sempre di più a una macchina; il
desiderio di una fresca ventata di purezza proveniente da una fonte primitiva;
il desiderio di un serpente domestico immaginario che t’insegni a giocare di
più con la tua energia libidinosa; il desiderio di un colpo d’inattesa
bellezza che ti ricordi quanto è importante che nessuno riesca a domare una
parte della tua mente.
|
neve(rland)
Post n°697
pubblicato il 13 Marzo 2010 da sednaa
Dici fingere…
Tu hai portato la finzione in quaesta casa… Tu ci hai fatto credere che si possono cambiare le cose solo credendo che siano diverse… (Sylvia-Kate Winslet in Neveland - Un sogno per la vita)
La neve sta sciogliendo. Dalla finestra
vedo gocciolare il bordo ricamato che sporge dalla grondaia e la coltre
che aveva completamente ricoperto l'altra finestra, quella diagonale della
cucina, sta scivolando facendo di nuovo arrivare la luce nella stanza. Dietro
casa la fase di scioglimento si nota appena e la neve è talmente alta che
neanche gli occasionali animaletti si sono avventurati, ma il tavolo da giardino
inizia ad emergere... Davanti, sulla strada, invece, ancora non ho guardato
ma ieri sera ho sentito che hanno lavorato fino a tardi con ruspa e camion,
stanno cecando di liberare i bordi delle vie che in alcuni punti sembravano
canyon... qualcuro, i più pigri che non avevano lavorato di pala, ritroverà
l'auto.
Non è più tempo di neve... non perché sia marzo... siamo noi a non avere più posto per lei, per il suo candore, per quel suo potere di livellare tutto. Noi preferiamo le polveri sottili. Stavo pensando al contrasto tra i due mondi, qullo davanti a casa e quello dietro... da una parte la neve sporca caricata come terra, dall'altra ancora immacolata, sbrilluccicane sotto al sole che la consuma dolcemente.
Si, stavo pensando a questo.
|
sensorialmente (la ragione è dei fessi)
Post n°696 pubblicato
il 12 Marzo 2010 da sednaa
La
cosa snervante di quando ti accorgi che i tuoi campanelli di allarme
avevano ragione, è che di colpo ti sembra
tutto assolutamente ovvio. Cioè, no, la cosa snervante è soprattutto il fatto
che i maledetti avevano tutti i motivi per suonare e che questo si verifica
con sconcertante puntualità, ma la sensazione immediatamente successiva è
quella che accennavo prima: tutti
quelli che prima sembravano dubbi diventano di colpo certezze e la loro
evidenza risulta talmente chiara da farti cadere nell’inutile e deleterio
ragionamento di quel che avresti potuto fare se tu avessi avuto più fiducia
nelle tue sensazioni.
Avere questi campanelli addosso è un bel peso, insomma. Che poi, mi verrebbe da fare un parallelismo con gli indicatori che si usavano nei laboratori di chimica, ma dovrei avventurarmi nel programma di analisi quantitativa ed il quarto anno delle superiori è stato probabilmente il più nebuloso della mia alterna carriera scolastica per cui è preferibile che rimanga su paragoni più generici. Campanelli dunque. E’ un po’ come avere dei sensori sempre attivi e sensibili a segnali che la razionalità o gli interlocutori trovano spesso irrilevanti se non esagerati o, comunque, sempre un po’ poco comprensibili… e invece a te suonano, suonano in continuazione e se li metti uno accanto all’altro ti sembravo avere davvero un senso… si, un senso che generalmente sfugge a tutti gli altri. E così impari a conviverci. Se sei brava ed attenta riesci a trovare strade per verificarli in qualche modo, se invece non lo sei ti tocca cercare di ignorarli ed attendere che evolva qualcosa. La cosa frustrante è che generalmente quel qualcosa evolve.
La
cosa frustrante è rendersi conto che quei dannati campanelli si è talmente
abituati a sentirseli nelle orecchie che alla fine si dubita di essi, si
scambiano per ansie e paranoie.
La
cosa frustrante è vedere che ogni volta avevi ragione eppure non sembri
imparare mai abbastanza.
|
INUTILmente (o mente inutile)
Post n°695
pubblicato il 07 Marzo 2010 da sednaa
Quando non si riesce
ad accettare una realtà, non si dovrebbe andare proprio da lei a chiederle di
non essere vera.
(antico proverbio
sedniano)
|
cal-pesta-menti
(Head Over Heels)
Post n°694
pubblicato il 06 Marzo 2010 da sednaa
Dunque eccomi di nuovo qua. Davanti al
cancello del campo sportivo, voglio dire, si, quello che mi ha guardato male
ogni volta che in questi mesi ci passavo davanti, vale a dire tutti i giorni.
Era già un po' che ci pensavo, ma questo non significa niente... se la ginnastica del pensiero potesse bruciare calorie, non sarei nella situazione attuale... Comunque, stamani c'era un sole troppo invitante e così mi sono decisa. Solo camminare però, mi sono detta... figuriamoci, chi ce la farebbe a correre???? Mi viene il fiatone anche per salire le scale! E poi rischierei di rimanere blccata per una settimana se mi arrischiassi a forzare. Entro un po' titubante, gettando un'occhiata intorno. Dall'altro lato vedo un paio di giacche fosforescenti, gli appassionati non mancano mai, sono costanti loro, mica come me che alterno periodi talmente diversi da non sembrare neanche la stessa persona. Certo un po' mi vergogno, ma non è la prima volta e temo fortemente che non sarà neanche l'ultima! Inizio il giro. Nella parte più ombreggiata il terreno è nudo e gelato e fa rumore sotto i miei piedi, ad ovest la montagna è tutta bianca, ieri ha nevicato ed il freddo della notte ha decorato gli alberi con quelli che da noi chiamiamo frati bianchi. Rabbrividisco nonostante il cappello e la giacca, allungo il bordo delle maniche per coprire le dita e cerco di concentrarmi sul passo... com'è che diceva Claudio? Allungare le gambe, spalle indietro ed ombelico alto... Dalla parte più soleggiata c'è l'erba, seppure un po' sbiadita e più avanti, dove sotto passa il tunnel di collegamento tra il campo di calcio e gli spogliatoi e il terreno non drena, ci sono come al solito un paio di zone di ristagno di acqua, ancora completamente gelata. Il gruppetto degli atleti mi sorpassa, io me ne accorgo all'ultimo momento perché con il lettore mp3 non sento i passi... la musica, come al solito mi aiuta ad isolarmi dalla fastidiosa sensazione di imbarazzo. Ho preso il lettore vecchio, ha ancora le canzoni che tenevo lo scorso anno, però, non so come mai, non sono più nello stesso ordine di prima, questo dà loro una connotazione diversa anche se sono le stesse che ho ascoltato miliardi di volte... Mi distraggo con l'orologio. Ecco, è talmente tanto tempo che non venivo che non ricordo neanche più come si attiva il cronometro. Oddio, detta così sembra una cosa seria, in realtà controllare il tempo al giro mi aiuta solo a far passar meglio l'ora. Caspita, quasi sei minuti... con Claudio ce ne mettevamo cinque esatti... pensare che con poco più di sette, facevo il giro anche delle gradinate di corsa... Perché non riesco ad essere costante nelle mie cose?????? Allungo il passo. Il fiato tiene, del resto sto solo camminando e riascoltare canzoni che non sentivo da un po' mi fa perdere nei pensieri. Si, anche in qualche rimpianto, ma ci sono abituata. E poi, i ragionamenti sembrano più leggeri quando si è in movimento, come se lo sballottolamento facesse sedimentare la parte più sgradevole che, così finisce sotto i piedi... Cinque minuti e venticinque. Non sento neanche più il freddo, anzi mi sento bene e incredibilmente di buon umore, che dopo il buio dell'ultimo periodo e la botta di ieri, mi sembra quasi un sogno... Ad un certo punto, sulla sinistra mi sorpassano due persone, un uomo ed una donna, a corsetta leggera; lei volta la testa verso di me e mi saluta. Rispondo con un cenno, senza togliermi le cuffiette. La conosco, pensare che prima era lei che camminava ed io la sorpassavo di corsa. Queste si che sono botte all'orgoglio! Serro le labbra stizzita e continuo con il mio passo reprimendo l'impulso di lanciarmi anche io... che poi, lei sta facendo il giro interno, per questo mi ha passata, altrimenti la mia camminata terrebbe perfettamente il tempo dei suoi saltelli! No, no... devo ricordarmi di fare le cose con gradualità, sono sempre la solita... oggi solo passo svelto. Cinque e quaranta. Ecco, ho pure rallentato. Basta. Mi sono stufata di cronometrare! Dopo altri due giri, la vedo che fa stretching e al giro dopo non c'è più. Mmm... io ho fatto un'ora ormai... quasi quasi un giretto di corsa lo faccio... Siiiiii! Mi ci tolgo pure il giacchetto, guarda! Ho voglia di calpestare tutta la maledetta inquietudine, tutta l'ansia e le delusioni... Duecento metri e sento già il fiatone ed il cuore scoppiarmi... Se adesso mi sento male, pensa che figuraccia... Ma si, con la mia tigna... Le pozze di acqua si sono ormai scongelate sotto al sole e il piede mi affonda un po' nel fango. Quattro minuti esatti. Voglio vedere domani chi si muove.... |
con i se e con i ma...
Post n°693
pubblicato il 05 Marzo 2010 da sednaa
Sarebbe stato bello incontrarci prima... Anche di un giorno,
si.
(dal film "Il dottor Zivago")
Facciamo finta che la nostra vita sia una
linea retta. E che certi periodi ben definiti siano segmenti di questa retta.
Ecco, adesso pensiamo ad uno di questi segmenti e, senza variarne la
lunghezza, proviamo a spostarlo lungo la retta, più avanti o più indietro.
Fino a quando non troviamo quello che
sarebbe dovuto essere da sempre il suo posto.
|
CONTRARIAmente
Post n°692
pubblicato il 28 Febbraio 2010 da sednaa
Ci sono abitudini che scegli di avere, le
indossi adattandole alle motivazioni che le hanno suggerite, forse le
aggiusti. Ti piacciono. E per lo stesso motivo decidi di andarvi
contro. In fondo sono tue, no? Quindi puoi farne quel che vuoi, anche dismetterle,
qualche volta o per sempre.
Io ho scherzato molte volte sul mio vezzo di leggere la fine di un libro prima di iniziarlo... è una cosa che faccio da tantissimi anni, cominciata per una sorta di difesa da certi finali che mi avevano lasciata insoddisfatta, poi divenuta un vero e proprio rituale che talvolta osservo più per affezione che per reale necessità, anche se ci sono ancora quelle storie di cui devo scoprire prima l'epilogo dello svolgimento. Fatto sta che ieri mi sono trovata questo libro tra le mani... è bastato il nome dell'autrice, Cristina Comencini, per attirarmi... del resto porto ancora addosso i segni delle sue parole quando ho fatto (certo in maniera assolutamente impropria) Due Partite in teatro (caspita, esattamente due anni fa... guarda la coincidenza...). Poi uno sguardo al titolo Quando la notte, una passata veloce alla trama riassunta sul risvolto della copertina... E basta. Niente finale. Non so da quanto tempo non lo facevo e, onestamente non so spiegarmene la ragione, perché durante la lettura ho provato mille volte l'impulso di guardare l'ultima pagina con l'assurdo bisogno di prepararmi mentalmente all'evoluzione degli eventi, per altro anche in un certo qual modo prevedibili. Ma non l'ho fatto. Forse è perché la Comencini continua a colpirmi al cuore con la semplicità delle sue piccole e terribili verità... la felicità di vedere srotolarsi parola dopo parola certe sensazioni anche scomode e difficili da rappresentare si confonde con la sofferenza di riconoscerle in alcuni aspetti come proprie... insomma, una scossa continua all'anima che neanche un finale diverso da quello sperato può diminuirne l'emozione. Ecco, il motivo deve essere questo... generalmente guardo la fine per salvarmi da brutte sorpese, ma dalle parole intense, a volte anche terribili, di Cristina Comencini, io non mi voglio salvare affatto. |
passatempo, passanotte, nottetempo
Post n°691 pubblicato il 25 Febbraio 2010 da sednaa
Ma la notte è fatta per fare o per disfare?
|
dubbi double face
Post n°690 pubblicato il 24 Febbraio 2010 da sednaa
Nell'album
fotografico che ho nella testa ogni scatto ha due facce... da una parte un
luogo del cuore, dall'altra il cuore. Sono immagini che mi porto dentro, non
solo per la bellezza del posto o per il ricordo a cui è legato, ma
soprattutto perché è l'emozione, altrimenti impalpabile, ad essere stata
fissata.
E così c'è la foto dei sassi dietro casa mia, così come li vedevo dalla finestra della cameretta, c'è il tramonto davanti alla Moschea Blu, c'è la luna di giorno intravista nello scorcio di Piazza dei Miracoli così come la ricordo un giorno mentre passavo da piazza Manin, c'è la strada bianca tra i campi che mi ritrovavo a fissare dalla scalinata del padigione di Cisanello, ci sono le luci dei laboratori vuoti che guardavo dal terrazzo del Meyer, c'è il sole che ancora luminoso cala dietro la vetta della montagna, e quel colore rosato dell'imbrunire che si riflette sulla neve tra i faggi, c'è quella luce particolare del tardo pomeriggio sulla spiaggia, il fiume che scorre di fianco alla grotta di Lourdes, il soffitto del Museo del Cinema dentro la Mole e, certo, tanti altri posti, tanti altri momenti, di cui ho impropriamente cercato di tramettere l'essenza anche in queste pagine... Ma nessuno può guardare contemporaneamente le due facce di un'immagine. Forse ho portato troppo di me qui dentro. |
battaglie (quando il sottointeso è molto più di quel che
scrivi)
Post n°689
pubblicato il 23 Febbraio 2010 da sednaa
Tenente Dan: Tu l'hai già trovato Gesù, Gump?
Forrest: Dovevo cercarlo? Non lo sapevo, Signore. (dal film Forrest Gump)
Succede sempre così, pensi di esserti
abituata a certe cose, di aver acquisito quell'automatismo e quella freddezza
necessari ad affrontare la situazione... che diamine, ci sei passata tante di
quelle volte, sai come dominare l'ansia, come separare i pensieri, isolarli e
scegliere quelli che puoi gestire. Hai scritto post sulle sale d'attesa e
sulle attese, le conosci, sai come funzionano, ci convivi... Sei diventata
brava, a volte persino troppo... quasi ti spaventi per il controllo che
riesci ad esercitare... non ti fai domande sul perché e il percome sei
entrata in questo sistema, su come sarebbe stare senza questa strana routine.
Perché sai anche che basta poco per far inceppare il meccanismo e non te lo
puoi permettere...
E, invece, ecco che quando meno te lo aspetti, torni a sbatterci il muso contro... un po' come quando si dà una capocciata addosso ad un vetro che nella sua trasparenza era riuscito ad ingannare l'occhio confondendo le distanze... per un attimo rimani inebetito senza renderti conto bene di cosa sia successo... ecco, è la stessa cosa... senti il colpo ma tu eri così impostata che in un primo momento non distingui la sensazione che provi. Poi ti rendi conto e quel vetro ti appare in tutta la sua dura consistenza...
La tua preziosissima abitudine è proprio
come la trasparenza di quel vetro: sembrava non ci fosse nulla e invece non
si poteva andare oltre.
|
Tra le pieghe del mio cuore (che a volte una lettera è di
troppo...)
Post n°688
pubblicato il 21 Febbraio 2010 da sednaa
Ci sono volte in cui
lei mi piace. Generalmente mi succede dopo aver trascorso giorni a
detestarla, magari a causa di quelle delusioni che si è andata così chiaramente
a cercare e che la rendono sempre un po' lagnosa ed ai limiti del ridicolo.
Non la sopporto...
Però, poi... dopo che ha passato le varie fasi, quelle che vanno dal dispiacere alla rabbia passando sempre anche da quella sua irritante rassegnazione, ecco che inizio a vedere in lei aspetti che restano sempre in secondo piano, apparentemente oscurati da quelli più eclatanti. Allora, il suo sorriso non mi infastidisce più, non mi sembra finto ed inutile, ma quieto e ragionato... ed i suoi occhi ritrovano sempre quella piccola scintilla che lei pensa di aver perso per sempre. Beh, si sbaglia... non l' ha persa, solo che ha imparato ad ignorarla, a non darle peso, credito, corda... Lei ha paura di crearsi aspettative, anche su se' stessa. Eppure la sua paura sembra così paradossalmente coraggiosa, un po' come la sua strana fragilità, così cosciente e dominata da essere divenuta quasi forza. Agli altri sembra tale, in effetti. E forse lo è. Dopo tutto che cos'è la forza se non la capacità di resistere? E così lei riesce a mettere in fila tutti i suoi limiti ed a farli diventare una risorsa, guarda uno ad uno tutti i suoi sbagli, se li sistema addosso per non perdonarseli, ma poi va oltre, magari per sbagliare ancora, chissà... Si, a volte lei mi piace. Ad esempio per la semplicità dei suoi ragionamenti che però la portano a conclusioni complesse, tattiche banali per strategie sofisticate che capiamo solo io e lei. Anzi, a volte solo io. O solo lei. A volte mi piace per quella sua anima sempre in superficie che lei ha imparato a rendere impermeabile agli sguardi che non sanno vederla ma non alle ferite che quegli stessi le procurano... Molti penserebbero che sarebbe più logico manifestarla, no? Oppure celarla del tutto... Invece lei preferisce tenerla lì, esposta eppure invisibile, renderla appena palpabile per i pochi che decidono di avvicinare la mano. Si, ci sono volte in cui mi piace. E lei lo sa. Sorride a me e di me e per un attimo si piace anche lei. |
quando sarai grande (allora saprai tutto)
Post n°687
pubblicato il 18 Febbraio 2010 da sednaa
Ma io cosa volevo fare da grande?
E' strano, sono così abituata a portarmi appresso ricordi e sensazioni integri e quasi tangibili, che mi sembra impossibile non rammentare questa cosa. Eppure sono sicura di aver avuto anche io qualche progetto per il futuro, magari uno che durasse qualcosa di più dello spazio di un gioco o di un sogno. Ma, per quanto mi sforzi e cerchi negli angoli della mia memoria non riesco a trovare un'aspirazione vera, una strada che sentivo mia, qualcosa da rincorrere e perseguire con tenacia... Oddio, magari è per questo... non avendo particolare tenacia, ho arginato il problema limitando l'ambizione? Si, si... ricordo di aver pensato di diventare parrucchiera mentre pettinavo le bambole, sognato di fare la ballerina quando andavo a danza, ricordo di essermi vista giornalista, scrittrice, cantante, archeologa, dottore durante l'adolescenza (che strano, mai la chimica considerando che la studiavo)... però... però... sono state sempre piccole temporanee fantasie, mai qualcosa di radicato e certo. Oddio, ma io ho mai pensato al futuro? Da bambini si pensa al futuro come alla sorpresa dentro l'uovo di pasqua... da grandi si è trovata la sorpresa e si è restati delusi. Sarà per questo che ho rimosso? Oppure è sempre il mio solito problema di essere lenta... magari adesso lo saprei cosa fare da grande... Voglio dire, ma perché non ci lasciano un po' tempo per decidere???? |
certi graffi
Post n°686
pubblicato il 16 Febbraio 2010 da sednaa
Quando si vorrebbe
rompere il silenzio ma si ha paura di fargli male, sì può solo aspettare?
(Sì, è una richiesta mirata e vigliaccamente occulta.)
Lo so, la richiesta mirata e vigliaccamente
occulta era di Sammy, ma credo che tutti ne abbiamo qualcuna. I centimetri,
invece, sono i miei e sono un po' arrotolati, arrotondati, arroccati,
annoiati, affogati, asfissiati...
|
improbabilità
Post n°684
pubblicato il 15 Febbraio 2010 da sednaa
Ci sono cose che devi per forza eliminare
perché ti fanno troppo male. Se dopo averle eliminate, il malessere non passa
vuol dire che non erano loro la causa, ma tu. Ma, Certo, non puoi eliminare
te stessa, no?
Ora, qualcosa in questo ragionamento mi suggerisce che non si poteva fare in altro modo. Magari appena l'avrò capito starò meglio? |
quattro matrimoni e un paio di nascite (Febbraio)
Post n°683 pubblicato il 14 Febbraio 2010 da sednaa
Il fatto che l'anniversario di matrimonio
dei miei genitori coincida proprio con il giorno di San Valentino, è sempre
stata una cosa un po' misteriosa per me. Anzi, direi che è decisamente in
contrasto con l'immagine che ho sempre avuto di loro... Ok, lo so, è tipico
dei figli non riuscire a vedere i genitori nelle vesti di innamorati ed io,
diciamo, sono sempre stata facilitata dai loro modi di fare riservati se non
addirittura formali e da quella certa allergia alle svenevolezze affettive
che poi ho scoperto più prasunta che effettiva.
Poi c'erano i racconti di quella giornata: pioggia battente, cerimonia talmente semplice che mio padre, di prima mattina ci aveva fatto scappare un paio di ore di lavoro nella sua officina, con il risultato di una scheggia in un occhio che lo aveva fatto persino ritardare. Ecco, questo era senza dubbio più in linea con il concetto di romanticismo che ho per anni attribuito a questa unione. Però, se guardo meglio, certi segnali che sembrano dire altro ci sono sempre stati... Qualche racconto delle mie nonne, il fatto che la loro frequentazione fosse stata inizialmente osteggiata per la giovane età di mia mamma, l'evidente tenacia con cui invece era continuata, un paio di foto in cui i sorrisi sono certo più che da obiettivo... E, in ultimo, la scelta del giorno del matrimonio. Si, forse casuale... in fondo erano tempi in cui la ricorrenza non era poi così considerata... ma chissà... Ecco, adesso che sono grande e che guardo le cose in modo diverso, adesso che posso valutare l'intero e non il parziale, adesso che ho festeggiato con loro le fatidiche nozze d'oro e li ho visti davvero contenti, beh, perché non pensare che forse la scelta della data non fosse poi così casuale?
(e pratica... Annivesario batte San Valentino, no?)
|
"Reality is a
Thing of the Past"
Post n°682
pubblicato il 13 Febbraio 2010 da sednaa
Ieri mi è successa
una cosa strana. Ho avuto una specie di momentanea amnesia, una sorta di
buchetto nero dove sono finiti alcuni fatti della giornata e di quelle
immediatamente precendenti.
Mi spiego meglio. Sono entrata in pasticceria con la consapevolezza che dovevo confemare la torta già ordinata settimana scorsa e ad un tratto non sono stata più così sicura di averlo fatto. Non so, la razionalità mi diceva che stavo assolvendo un compito perfettamente programmato, ma la mia mente non voleva assolutamente restituirmi il ricordo di aver effettivamente fatto il passo precedente. Naturalmente ho sdrammatizzato, scherzando con la commessa sul mio "leggero" disorientamento appigliandomi ai frammenti che lei, un po' perplessa in realtà, mi forniva. La cosa si è ripetuta subito dopo, quando sul sedile dell'auto ho visto i fogli del fax con i miei dati che avevo inviato alla signora che il giorno prima mi è venuto addosso con l'auto... ecco, vedevo quei fogli e sapevo che se erano lì significava che avevo effettivamente fatto quella cosa, ma non riuscivo minimamente a ritrovarne il ricordo dentro di me. Il disorientamento è proseguito in casa quando, prima con mia madre, e dopo con mio marito e mia figlia, ho provato a verificare alcuni episodi banali che però io avevo inspiegabilmente rimosso. Non ricordavo assolutamente di aver raccontato loro della disavventura con l'auto ed invece mi hanno confermato che l'avevo fatto... Io ascoltavo i loro racconti e li trovavo perfettamente logici e plausibili ma non riuscivo a ritrovarmeli in testa. La cosa, poi, mi ha provocato un certo stato confusionale in cui non sono stata più sicura di nulla di ciò che ricordavo e, soprattutto, di ciò che non ricordavo. Anche stamani, quando ho aperto il blog, ed ho rilettoil post di ieri ho faticato un po' a ritrovarmi, non tanto nel racconto, ma nell'atto dello scrivere. Ora, io non sono un tipo che si agita particolarmente e sono anche abbastanza abituata allo spiccato senso dell'umorismo del mio cervello... tra l'altro, una cosa simile mi era capita qualche anno fa, ma in maniera più delimitata (alcuni minuti di perdita di coscienza ma senza svenire, anzi, continuandoa fare meccanicamente le mie cose), ma in quell'occasione avevo dato la colpa alla dieta rigida che stavo facendo, cosa ben lontana dalla realtà odierna! Ora, non so perché sto scrivendo tutto questo.... forse per dare una tracciabilità ai miei attuali pensieri... e, sinceramente, non mi sembra che i miei discorsi siano più sconnessi del solito, no? Ad ogni modo, se in futuro dovessi dare segno di esagerato squilibrio (nel senso di molto maggiore del solito), ricordiamoci di questo post...
"Pillola blu ti svegli domani
e non ricordi nulla,
pillola rossa scopri quant'è
profonda la tana del bianconiglio..."
|
paese che vai, neve che trovi
Post n°681
pubblicato il 12 Febbraio 2010 da sednaa
La neve di città è
diversa dalla mia. O, almeno, lo è quella di città in cui abitualmente non
nevica. Questa neve sembra avere un effetto assai maggiore rispetto a quella
di montagna.
Ad esempio, io ieri sono partita dal mio paesello coperto da una ventina di centrimetri di neve e dove comunque si gira tutto sommato abbastanza tranquillamente e mi sono ritrovata nel caos cittadino provocato da una spolverata di poco più di un dito. Certo, bazzecole per le mie brave gomme termiche abituate a ben altre quantità, ho pensato. Ma i pneumatici poco possono fare se le macchine davanti si piantano e ti bloccano, e ancora meno se quella che viene in senso opposto, perde il controllo e ti viene addosso. Non contenta di aver sperimentato la neve cittadina, ho voluto provare l'ebbrezza di quella di campagna. E notturna. Bellissima, in verità... nel buio del paesaggio intorno, con i fiocchi che mi si precipitavano contro come stelle quando si compie il salto nell'iperspazio! Oddio, per fare i miei settanta chilometri io ci ho messo un po' di più dei 12 Parsec impiegati dal Comandante Solo per percorrere la rotta Kessel... E, per essere sincera, ho avuto anche un momento di panico, quando, con la strada completamente ricoperta e, ovviamente, neanche l'ombra di uno spazzaneve, ho perso la striscia bianca della carreggiata, cosa che per me equivale alla rottura di tutti gli strumenti di orientamento. Allora mi sono fermata in una piazzola ed ho atteso che passasse un'altra astr... ehm, volevo dire macchina, per succhiare l'anelata scia dei suoi fari posteriori... Che poi, non è che fossimo in molti in giro alle nove di sera con quel tempo in strade già di suo poco battute. Alla fine sono arrivata alle mie curve di montagna: la strada, sebbene spazzata dai mezzi, era ugualmente bianca ma perfettamente conosciuta e non avevo bisogno di fari guida. E, infatti, ho avuto il problema opposto: due macchine davanti che salivano in prima! Fortunatamente sono riuscita a non piantarmi ed a superarli per poi arrivare in paese quando ormai il cielo era stellato e le vie una lastra di gelo. Ma è gelo e neve di montagna...
"Guarda mamma... si vede Il Grande Carro!"
"Eh... non posso adesso... Sto guardando i
Paracarri!"
|
credevamo di essere alogeni
Post n°680
pubblicato il 10 Febbraio 2010 da sednaa
Certo che
l’auspicabile proposito del
“non posso piacere a tutti”, va un po’ a farsi benedire quando si incontrano
persone a cui si vorrebbe proprio piacere. Che poi è un bel mistero il perché
certi feeling emotivi o semplicemente simpatie che si sentono, a volte anche
a pelle, non siano sempre corrisposti,
no?
Voglio dire, tempo fa ho ipotizzato che la nostra capacità di combinarci con i nostri simili fosse qualcosa di simile alla valenza degli elementi chimici e che quindi la possibilità di creare legami dipendesse dalla nostra capacità di scambiarci elettroni per raggiungere l’ottetto completo. Ora, gli elementi chimici, probabilmente, non si pongono il problema di essere compatibili con alcuni e con altri no… certamente al sodio non gliene può fregare di meno di combinarsi con il magnesio, anzi, neanche lo guarda il magnesio. Allo stesso modo, io non dovrei provare alcun interesse per persone i cui orbitali sono indifferenti ai miei elettroni, no? Perché, allora, alla faccia di tutte le leggi della chimica, mi ostino a credere che un legame, magari covalente se non ionico, con quelle persone si può creare? Provo e riprovo fino a ritrovarmi con elettroni esausti e orbitali rinsecchiti. Che non è bello. |
ricorrenze
Post n°679
pubblicato il 09 Febbraio 2010 da sednaa
Nessuno dovrebbe
permettersi di giudicare scelte e decisioni prese da persone e
famiglie che lottano per anni con la sofferenza senza ricevere il benché
minimo aiuto e sostegno. Tanto più se è un politico preposto più a fornire
quell'aiuto anziché inutili sentenze.
|
post lamentoso della domenica sera
Post n°678
pubblicato il 07 Febbraio 2010 da sednaa
Il commento è uno di quelli che inizia come
una battuta scherzosa e che poi viene ripetuto con intenzione e serietà, uno
di quelli "detti per il tuo bene, perché solo in questo modo lo
capisci". E' vero, niente più di una critica spietata da parte di
una persona vicina, ti ferisce al punto da darti quell'impulso all'amor
proprio che ti spinge a prendere finalmente i provvedimenti che fino ad ora
hai incessantemente rimandato peggiorando giorno per giorno la situazione.
Quindi, dovresti essere grata a chi ti dà quella spinta, visto che sei
perfettamente consapevole che commenti soft e comprensivi andrebbero solo ad
incrementare i tuoi alibi e le tue giustificazioni.
Ora, diciamolo, non è che a me faccia piacere essere ormai al limite della mia fase dilagante, non è che non preferirei poter indossare di nuovo gli abiti di un anno e mezzo fa invece di infagottarmi per camuffare l'incamuffabile, non è che ci godo quando incorro in questi miei ciclici periodi di imbruttimento. So anche che la mia inversione di tendenza è sempre repentina e frutto di una scrollata che riesco a darmi forse proprio grazie ad un ritrovato orgoglio e ad una rispolverata determinazione. Ma, detto questo, è sbagliato da parte mia chiedersi se era davvero necessario "aiutarmi"? Voglio dire, una volta tanto, l'affetto non potrebbe passare sopra ai canoni sociali ed ai chili in più? Si, lo so, la mia famigerata autostima non ha certo bisogno di queste mie crociate autodistruttive, ma è anche vero che esse sono il mio solo sintomo ed effetto di un malessere che non ha nessun altro spazio dove manifestarsi. Non mi è concesso, dunque, neanche questo? Per me c'è solo l'implosione?
... l'avevo detto che era meglio parlare di metri che di
chili!
Do you see me? Do you see?
Do you like me? Do you like me standing there? Do you notice? Do you know? Do you see me? Do you see me? Does anyone care? Cranberries Ode To My Family |
vita al metro (... che a noi Gibran ci fa una...)
Post n°677
pubblicato il 05 Febbraio 2010 da sednaa
Ormai
avvezza ad affrontare giornate che la sera prima avrei voluto saltare a piè
pari, stamani mi sono vestita del mio collaudato ed inutile sorriso e sono
uscita nel grigio di nuvole che sembravano venute fuori direttamente dai miei
pensieri.
La prima, rapida tappa è abitualmente quella del forno dove in pochi minuti di scambio verbale con la commessa e gli occasionali avventori, riesco a concentrare un bignami di perle di saggezza popolare a sfondo prevalentemente meteorologico con saltuarie puntate nella filosofia esistenzialista.
Questa mattina, ad esempio, davanti a me avevo tre persone fra
cui un uomo, non giovanissimo (avrei potuto dargli tranquillamente dai
settanta ai centocinquanta anni), in
abiti da lavoro (credo che si occupi
di taglio dei boschi), barba piuttosto incolta e modi decisamente genuini e spicci (fatto e
tratto là, diciamolo), che ammetteva, senza per altro particolare rammarico,
di avviarsi in dirittura di arrivo della propria vita, anzi, di avere ormai
“pochi salti da fare”. A supporto del proprio ragionamento poneva, come
elementi indiscutibili di fine statistica, la sua età attuale e quella a cui erano arrivati i
suoi genitori. Quindi, ha tirato fuori dalla tasca un metro a
rotella ed estraendo il nastro metallico graduato fino ai centimetri corrispondenti agli anni
di vita raggiunti dal padre ha sbandierando il presunto segmento che gli
rimaneva da vivere come conclusione incontestabile.
<< Ecculu chi... E’ belle ita!
(traduzione: Ecco qui… è già andata)>> ha sentenziato ridendo ed
uscendo lasciandoci con l’inquietante visualizzazione del tempo
probabile restante a nostra disposizione.
Dopo un momento
di esitante e forse smarrito silenzio collettivo, io ho sospirato
ironicamente che dopo quella inaspettata ventata di ottimismo mattutino non
ci restava che andarcene a lavorare con il cuore certamente più leggero...
e da bravi discepoli del casuale profeta, ci siamo separati, pronti a
portare cotanta parola di profonda saggezza in ogni dove, tutti intimamente
consapevoli dell'irrisorietà di una metrata di vita rispetto ad un infinita
rotella...
|
AMARE (quando tra un verbo e un aggettivo c'è più che la
grammatica)
Post n°676 pubblicato
il 05 Febbraio 2010 da sednaa
Ci sono sere in cui
non trovi di meglio da fare che mettere in fila tutte le delusioni che senti,
guardarle una accanto all'altra, cercare di dare loro un valore per
convincerti che ce ne sono di troppo banali per starci male... eppure non
riesci a cancellare neanche le più piccole.
Ci sono sere che non vorresti mai andare a dormire perché non sai quale favola raccontarti per prendere sonno e sai che che la notte non riuscirà a regalarti un sogno da rammentare durante il giorno difficile. Allora vorresti fermare il tempo ma sai che è impossibile. E poi... perché dovresti rendere interminabile questo istante che ti impasta la bocca di amaro?
Once upon a time there was confusion
Disappointment, fear and disillusion Now there's hope reborn with every morning See the future clearly at its dawning |
La quadratura del cerchio (o stondatura del quadrato)
Post n°675
pubblicato il 03 Febbraio 2010 da sednaa
"Signori, abbiamo questo materiale e
dobbiamo
fare entrare dei filtri quadrati in buchi tondi..." (dal film Apollo 13)
Se mi volto indietro a guardare questo ultimo anno, mi rendo
conto che non ho fatto altro che voler vivere come un quadrato che cerca di
adattarsi in uno spazio tondo. Oppure il contrario, non so… in ogni caso non
si incastra ed anche se io sono una specialista in situazioni rappezzate ed
in soluzioni provvisorie che nella loro approssimazione tendono a diventare
pericolosamente definitive, credo sia
arrivato il tempo di guardare in
faccia la geometria della mia vita e smetterla
di intestardirmi su forme sbagliate.
Insomma…”Houston, abbiamo un
problema.”
|
NEL VUOTO PER MANO (la mia vita secondo Subsonica)
Post n°673
pubblicato il 31 Gennaio 2010 da sednaa
Copiato da Ventodamare e riadattato ai miei gusti
Scegli il tuo
artista: Subsonica
Sei un uomo o una donna? Non identificato (comunque Mammifero) Descriviti: Ali scure Come ti senti? Dentro i miei vuoti Descrivi dove vivi al momento: Microchip emozionale Se potessi andare ovunque, dove andresti? Nei nostri luoghi Il tuo mezzo di trasporto preferito: Nuvole rapide Il tuo migliore amico? Incantevole e Terrestre Tu e la tua miglior amica siete..? Gente Tranquilla Com'è il tempo? Sole silenzioso Momento preferito della giornata: Alba a quattro corsie Se la tua vita fosse uno show televisivo, come si chiamerebbe? Nuova Ossessione (o Giorni a perdere) Che cos'è la vita per te? Tutti i miei sbagli La tua relazione: Salto nel vuoto Cosa ti spaventa? Abitudine Qual è il miglior consiglio che tu possa dare? Dormi Pensiero della giornata: Alta voracità |
(s)propositi
Post n°672
pubblicato il 30 Gennaio 2010 da sednaa
Come dicevo qualche
giorno fa, il mio proposito per quest'anno vuole essere "io non posso
piacere a tutti", che è un bel proposito considerando che per indole io
vorrei risultare simpatica anche al casellante dell'autostrada (si fa per
dire... io ho pure il telepass, neanche lo vedo il casellante).
Che poi è tutto un po' paradossale, no? L'ansia di piacere che nasce dalla paura di non piacere e quindi dalla necessità di avere continue conferme, combattuta con il proposito di fare a meno dell'approvazione altrui, quindi evitando quei meccanismi di "piacerosità" in cui incorro e rischiando di risultare più fredda e scostante di quello che poi realmente sono. Come dire, siccome ho paura di non piacere, voglio rendermi definitivamente odiosa così non ci pensiamo più! Ma no, no! Come al solito esaspero le situazioni. Quello che devo fare è solo essere naturale, aprirmi e rapportarmi nella misura in cui mi va di farlo senza stare a chiedermi continuamente se è ciò che si desidera da me. Sembrerebbe tanto facile... Il fatto è che io non riesco ad ignorare i segnali. Voglio dire, mi capita continuamente di cogliere nelle parole che mi vengono dette, nei toni, negli sguardi, nelle azioni, dei segnali inequivocabili che mi indicano il presunto livello di gradimento che una determinata persona ha nei miei confronti... Ed è così stancante! Io, lo giuro, vorrei ignorare quei piccoli segnali. Sono perfettamente consapevole che si tratta di impressioni mie spesso esagerate e frutto di ingombranti bagagli paranoici... ma quei piccoli, maledetti segnali, continuano a lampeggiarmi davanti come spie di allarme ed è davvero difficile fare finta di non vederle. Però, ultimamente, ho deciso di fare qualcosa. Gradualmente, mi sto imponendo di regalarmi ogni tanto la libertà di non piacere a qualcuno. Non che questo sia difficile... uffa, ritorniamo al paradosso... Intendo dire che cerco di considerarlo come una battaglia persa e quindi non tentare di rovesciare l'ipotetica situazione. Che tradotto nella lingua delle persone sane di mente, equivarrebbe all'essere se stessi. O almeno dei se stessi liberi da condizionamenti atavici e fastidiosi... perché io me stessa sono pure con tutte queste menate assurde! Anzi, se vogliamo, quello che mi impongo è addirittura di essere un po' meno me stessa...
oddio... ma non è
che sto sbagliando proposito? Non è meglio se mi metto a dieta e basta????
|
parole senza eco
Post n°671
pubblicato il 29 Gennaio 2010 da sednaa
<<Mi dispiace. Non so cosa dire. So che...
che l'amore porta una trasformazione. Ed è in questa luce che sto considerando le cose. Ecco. Pum. Mi sono trasformata e non importa com'è successo. Che tu parta o resti, sarà successo comunque. Così cerco di considerarti una metafora, o qualcosa del genere. Ma non funziona. La cosa più seccante è che, quando non ci sarai, tutto tornerà come prima. Per forza. E devo dire che in questo i libri non mi hanno aiutata molto. Perché ogni volta che si legge qualcosa sull'amore, ogni volta che qualcuno cerca di definirlo, c'è sempre uno stato d'animo o un sostantivo astratto ed io cerco di considerarlo così. Ma in realtà l'amore... Be', l'amore sei tu e basta, E se tu non ci sei, non c'è neppure quello. Non c'è niente di astratto nell'amore.>>
(Nick Hornby. Tutta un'altra musica)
Quello che volevo
dire, è solo che mi è piaciuto. Tutto.
|
farfalle da corsa
Post n°670
pubblicato il 26 Gennaio 2010 da sednaa
Dopo l'ennesima
multa per eccesso di velocità e il conseguente rischio di estinzione dei
punti della mia patente, sono dovuta ricorrere a provvedimenti estremi
e così ho iniziato ad utilizzare il limitatore di velocità, ammesso che si
chiami così, insomma, quel dispositivo che ti mantiene l'andatura ad un certo
valore senza che tu tocchi nulla. Ora, non è che io sia questa fanatica del
correre e tanto meno sono una grande pilota, ma se è giorno, la strada
è abbastanza dritta e spaziosa e l'auto me lo consente, beh... allora mi
viene da pigiare, si... che poi, quando i viaggi sono lunghi, non è che
faccia schifo risparmiare una mezzoretta....
In effetti, il limitatore ti salva dalle multe ma, diciamolo, è di una noia mortale. Ti metti buona nella tua corsia e fingi di scordarti che sotto al piede dell'accelleratore hai 163 cavalli pronti a scalpitare alla più lieve pressione. E' sicuramente a causa loro se, anche a 110 Km/h ti sembra di andare come una lumaca... Ma devo ammettere che, se si ha la pazienza di resistere (e l'idea di una nuova multa, la pazienza te la fa venire), dopo un po' la sensazione di lentezza diminuisce quel tanto che basta da rendere il tutto sostenibile, almeno fino a quando, per effettuare un inevitabile sorpasso, pigi l'accelleratore e ritrovi tutte le tue bestiole belle pimpanti! E, così, oggi, mi è venuto da pensare che forse dovrei mettere un aggeggio analogo anche alla mia vita per "regolare" certi eccessi che continuano a prendermi la mano... Perché, in effetti, la situazione è analoga: quando hai un cervello che in circostanze ottimali può girare con una certa esuberanza, ti rimane difficile contenerlo in ritmi e abitudini che sarebbero senz'altro più opportune e profique. Si, si... sai che potresti abituarti a farlo per un po' e magari riusciresti persino a dimenticare quella potenza non sfruttata... naturalmente fino a quando per una qualsiasi ragione ti capita di dare una sgassatina e ti rendi conto che la tua cilindrata non è cambiata affatto.
Che poi, mi chiedo,
in cosa si misura l'esuberanza (anche detta svaporamento) del cervello
invece che in cavalli? Forse in farfalle? O in bolle d'aria?
Siamo animali strani
con abiti normali i piedi a terra e le idee tra le nuvole forse la vita è un sogno meccanismo del tempo che ci trasporta dove noi non immaginiamo dove una stella può cadere e diventare il desiderio che siamo qua, che siamo qua un anima e puoi volare su questo mare su un guscio di noce che è la tua fragilità lo puoi capire fallo senza fretta e prenditi il tempo perché la tua lentezza è l’equilibrio per restare in piedi.. lento tempo ma comunque sempre dentro, il tempo lento… siamo animali rari ognuno ha le sue ali ognuno i suoi tempi quando vai basta arrivare dove una stella può cadere e diventare un desiderio un attimo di libertà instabile puoi volare anche senz’ali su un guscio di noce con la tua velocità lo puoi capire fallo senza fretta e prenditi il tempo perché la tua lentezza è l’equilibrio per restare in piedi lento tempo ma comunque sempre dentro il tempo lento… lento tempo puoi riprender tutto il tuo tempo lento |
ABSOLUTE BEGINNERS
Post n°669
pubblicato il 24 Gennaio 2010 da sednaa
Cesserà un giorno
questa sensazione di essere eternamente debuttante in un gioco che tutti gli
altri sembrano aver capito meglio di te? L'idea di giungere perennemente con
un secondo di ritardo alla conclusione che ti serviva? Il pensiero di aver
mancato l'attimo?
Ma, in fondo, cosa ne avresti fatto di quell'attimo se tu fossi riuscita ad afferrarlo? Non è forse il caso di ammettere che certi attimi forse non sono fatti per te? |
libere foglie in liberi alberi
Post n°667 pubblicato il 22 Gennaio 2010 da sednaa
Quando ho letto il messaggio non sono
rimasta troppo sorpresa: in effetti anche il precedente aveva lasciato
intendere un certo tipo di visione, ma io avevo sorvolato pensando che forse
si trattava di una di quelle comunicazioni mandate a tutti "gli
amici" in elenco. Adesso, però, l'intenzione del mittente era chiara:
"Non voglio
foglie morte sul mio albero. Coloro che non intervengono nel blog verranno
rimossi dalla mia lista degli amici. A meno che, facilitandomi l'operazione,
non lo facciano da sole/i..."
Ora, il mio pensiero sulle liste amici della
community l'ho già espresso e tra l'altro non è stata per mia richiesta che
sono finita in quella in questione. Sui commenti, invece, mi ero espressa
chiaramente anni fa ed il mio intendimento capeggia nel box qui a fianco, per
cui in teoria non dovrei aggiungere nulla.
Invece aggiungo. Ovviamente ricevere commenti fa piacere a tutti, credo, me compresa. I commenti sono un po' la dimostrazione che non abbiamo parlato da soli, che c'è qualcuno a cui per un motivo o per l'altro, piace ascoltarci e risponderci e per me, che scrivo qui senza alcuna ambizione letteraria ma solo per smania riflessiva e comunicativa, sono preziosi e importanti. Ma gli schemi, le regole, le imposizioni tendono a provocarmi allergia e se nel mio quotidiano sono talvolta costretta a subirli, cerco di starne lontana almeno qui. E tra l'altro so benissimo che ci possono essere diecimila motivi per cui una persona non ritiene opportuno o possibile commentare quindi non vedo perché devo per forza offendermi di qualcosa che neanche so per certo. Si, è capitato anche a me di imbattermi in blogger dai quali avrei gradito commenti perché mi piaceva quello che scrivevano, perché mi srebbe piaciuto entrare in contatto, perché provavo simpatia a pelle... non sempre questa simpatia è stata corrisposta e mi è dispiaciuto, ma credo che anche a me siano capitate situazioni analoghe e il mio karma di quest'anno è "io non posso piacere a tutti" per cui me ne sono fatta una ragione. Pertanto, confermo quello che sintetizzai anni fa... Liberissimi di passare loggati e sloggati da queste parti, liberissimi di lasciare commenti o di non farlo affatto. Libera io di fare altrettanto. ah, ovviamente la fatica non gliel'ho risparmiata... ma credo che sia gestibile, no? |
gente di mare
Post n°666
pubblicato il 21 Gennaio 2010 da sednaa
Io non sono metereopatica. Sarà che il mio
umore è così vario e volubile che ha bisogno di ogni tipo di condizione
climatica... magari mi piacerebbe che vi fosse una maggiore sintonia, ma
comunque non è un grosso problema. Caso mai sono montagnapatica, questo
si... è che quando vivi sul fianco di una montagna, questa è un po' la tua
guida, il tuo orientamento, il tuo orologio, il tuo calendario... La
cerchi con lo sguardo quando esci, la interroghi, la interpreti... o più
semplicemente, ne godi i colori sempre diversi, i giochi di luce, gli
odori... quel discreto eppure confortante abbraccio formato dalle sue
pendici. La ami insomma.
Si, si... non nevica più come una volta, le piste da sci che negli anni sessanta richiamavano "i signori" della capitale, adesso sembrano così povere... la gente continua ad avere quel carattere un po' chiuso e brusco, sarà per il dialetto strano e duro, sarà per una storia ingombrante che si porta dietro, sarà per quelle strade tutte curve che la distanziano dal mondo molto più di quanto sembri nella cartina, sarà per l'origene vulcanica. E' la tua montagna insomma. Potevi avere dubbi su tutto, ma non su di lei... del resto, anche se isolata e per certi versi atipica, i suoi 1738 metri sono inequivocabili, come lo sono i quasi 830 del tuo paese, no?
Poi, un giorno, arriva un tizio del nord e
decide che i parametri per la classificazione delle zone montane vanno
rivisti per evitare inutili sprechi e siccome la matematica non è
un'opinione (la geografia evidentemente si!) e le percentuali sono
percentuali (il 75% del territorio deve essere al di sopra dei 600 metri), ecco
che tu scopri che non stai più in montagna! Non per niente é il ministero
della semplificazione, no? Magari riesce ad addrizzarci anche le curve!
Forse nel giro di poco tempo diventeremo
anche meno scorbutici.. per non parlare degli incredibili sviluppi turistici che ci aspettano...
|
sloggamenti
Post n°665
pubblicato il 19 Gennaio 2010 da sednaa
A volte penso che il piacere di avere
un blog o, comunque, un nick, stia anche nel fatto che puoi decidere di
non loggarti. Mi piacerebbe poterlo fare anche anche fuori
dal pc... ci sono quelle mattine in cui è più faticoso indossare abiti,
sguardi e parole ed in cui vorresti restartene sospesa nel niente... che poi
tutto si riconduce a quel vago deriderio di rendersi invisibili, no? Essere
essenza e non sostanza...
Io a volte non mi tolgo la giacca, ad
esempio... a parte che spesso fa un po' freddino, ma mi rendo conto che è un
po' voler dare una sorta di messaggio di provvisorietà, del tipo "sono
qui ma non vorrei, non abituatevi"...
Non so, magari qualcuno può vedere questa condizione un po' come un'egocentrica richiesta di attenzione, un voler a tutti i costi mettere in evidenza il proprio stato con un'implicita domanda di partecipazione, ma in fondo, non è quello che facciamo anche quando ci palesiamo e decidiamo di informare gli incauti visitatori dei nostri pensieri più o meno gratuiti? Forse quello che vogliamo è semplicemte segnalare la nostra capacità di reazione, giustificarci in anticipo se la nostra risposta alle sollecitazioni non è adeguata alle aspettative. La famosa modalità provvisoria, insomma.
Viaggiare sloggati è come andarsene in giro
con il solo bagaglio leggero, con l'essenziale... aleggiare ma non fuggire...
Del resto, tra sloggare
e sloggiare
c'è solo una piccola i di differenza...
|
Ingombro (i)sterico
Post n°664
pubblicato il 17 Gennaio 2010 da sednaa
.
Il mio pensiero di stamani l'ha sintetizzato meglio di me la
magica Wikipedia e ritengo inutile provare a metaforizzarlo.
|
Déjà Vu (a banda larga)
Post n°663
pubblicato il 15 Gennaio 2010 da sednaa
Ci sono giornate in cui ti senti addosso una
tristezza in orizzontale, larga e che spazia ovunque. L'hai già provata una
sensazione così ed hai pensato a quello che ti sarebbe servito fare e che ti
era precluso. Solo che adesso lo potresti fare davvero. Ma non riesce più a
servirti.
|
in-visibil-mente nera (è l'anima mia...)
Post n°662
pubblicato il 14 Gennaio 2010 da sednaa
Ma tu che mostro
saresti?
La domanda mi viene
fatta un po' a bruciapelo ed è di quelle che esigono una risposta immediata,
carpita direttamente dai meandri dell'anima e non ancora inquinata da
razionalizzazionii più o meno coerenti... sempre che ci sia una coerenza in
un ragionamento simile.
Io ho un attimo di vuoto... non mi piace l'idea di essere un mostro, neanche nella mia immaginazione. Forse perché non è facile fare i conti con gli aspetti sgradevoli di se stessi... mica che io non sia consapevole di possederne, ma finisco sempre per visualizzarli come ospiti indesiderati, non come una mia raffigurazione. La parola mostro mi fa venire in mente allora Harry Potter dove il mio personaggio malvagio preferito è Bellatrix Lestrange, ma per quanto sia una Mangiamorte non credo di poterla considerare veramente un mostro...
Pensa ad una
situazione di rabbia ed ira assoluta provocata da persone intorno a te e
pensa in cosa vorresti trasformarti... mi viene suggerito, forse intuendo la mia
difficoltà.
La situazione da
immaginare è chiara e per niente piacevole e la risposta fin troppo facile,
seppure non molto appropriata: sparire, diventare invisibile, ecco cosa
vorrei fare in quei frangenti. Ma una persone invisibile può essere
considerata un mostro?
Ecco, lo sapevo, non sono neanche capace di elaborare una mia rappresentazione fantastica... che so, un drago dalla lingua saettante e gli artigli cattivi... no, io devo annullarmi anche nella mia immaginazione... A mente fredda, adesso mi vengono in mente un sacco di creature fantastiche viste in film o lette in racconti, eppure nessuna di loro, per quanto sofisticata e accattivante, sembra appartenermi come quel niente improvviso e assoluto. Che poi, mi torna in mente adesso un vecchio post in cui, seguendo altri percorsi tortuosi e sconnessi, ero arrivata ad una conclusione simile... no, quella volta mi sentivo anche un po' Darth Fener. Lui vale come mostro? |
tutti quanti... (come alzare il livello del blog)
Post n°661
pubblicato il 13 Gennaio 2010 da sednaa
E poi ci sono quelle persone che devono a
tutti i costi essere sincere... ah ah, dicono così, loro! Tipo quelle che
salgono nella tua auto e vedono un cd di un cantante e sentono l'impellente
bisogno di dirti che a loro fa schifo... ma chi glielo aveva chiesto?
Neanche la radio accesa c'era! Oppure quelli
che dichiarano di detestare i trattamenti dall'estetista come
se si fossere dimenticati che gliene hai regalato uno proprio per il loro
ultimo compleanno... o quelli che vanno a tutti i costi a cercare
quell'argomento che sanno esserti sgradevole...
Voglio dire, perché lo fanno? Forse hanno un'attrazione fatale per l'arte della provocazione... forse stai loro semplicemente antipatico e devono fartelo capire assolutamente. Un tempo subivo da morire questo tipo di persone, poi ho imparato ad ignorarle o, meglio ancora, a sfidarle... non è difficile, basta dare loro ragione, tipo "eh, purtroppo io non ho la tua competenza musicale ed amo pure le schifezze"... generalmente funziona. Alzano il mento con una sorta di sdegno e decidono che non sei degno neanche del loro sarcasmo. Ecco, a me piace non essere degna... Mi piace essere libera e schizzofrenica nella scelta della musica e che si diano pure tutti i giudizi del mondo. Che poi, questo blog sa apprezzare la musica di qualità... anzi, ultimamente si è dato al jazz... |
la solitudine... delle parole (prime o ultime, fa lo stesso)
Post n°660 pubblicato il 10 Gennaio 2010 da sednaa
Non ho simpatia per i numeri. Preferisco le
parole, sono più dense, malleabili, interpretabili. Non che i numeri tu non
li possa interpretare, ma lo fai con le parole, perché il numero resta tale,
non cambia di significato. Voglio dire, l'uno è l'uno, rappresenta una
singola unità, come lo metti, lo metti... sia che esprima una graduatoria o
una quantità, non lascia adito a dubbi. Sono le parole che poi ne possono
cambiare il significato. Messo in una stanza, quell'uno può essre una
solitudine sofferta o sospirata ma il suo valore non cambia ed anche se la
nostra mente può provare ad aggiustarselo, trovare in lui motivi di
soddisfazione, poi alla fine si deve arrendere all'evidenza dei fatti.
Per questo non ho simpatia con i numeri. Non si ingannano. Del resto, mica ho chiamato questo blog l'eco dei numeri? Neanche ce l'hanno un'eco, i numeri. Non risuonano nella mia mente, ma mi si stampano davanti agli occhi. E se alla fine trovo il coraggio di guardarli mi danno tutte le spiegazioni che fino ad ora non ho voluto vedere ed che ho cercato di imbrogliare con i miei interminabili giri di parole. La verità appartiene, quindi, ai numeri? E riuscirò mai davvero ad accettarla, io che, invece, sono parola?
one on one
|
riflessi di me
Post n°659
pubblicato il 07 Gennaio 2010 da sednaa
Quando
riguardo le piccole cose che ho fatto in teatro, neanche a dirlo, non mi
piaccio mai. No, no, chiariamo, non è solo a causa delle mie annose menate di
insicurezze e bassa autostima che generalmente ispirano questo tazebao
emotivo... Anzi, a dire il vero sono sempre stata abbastanza soddisfatta del
lavoro fatto intorno alle mie modeste performance ed i risultati li ho
ritenuti, tutto sommato, adeguati al livello che ci proponevamo.
Ma quando mi riguardo e, soprattutto, mi riascolto, l'orecchio teatrale che bene o male si è educato nel corso degli anni, non riesce a non cogliere errori e stonature ed a gemere ad ogni imprecisione. Perché quando hai provato e riprovato le battute, le hai sviscerate, le hai analizzate, fatte tue, spalmate sulla tua pelle, adattate al tuo vissuto fino a diventare tutt'uno con il tuo personaggio e finalmente ti esibisci, ti sembra proprio di aver raggiunto un buon risultato... quelle frasi te le senti sgorgare da dentro e venir fuori con un'incredibile soddisfazione, ti sembrano così chiaramente piene del significato che hai finalmente trovato... le assapori con quelle che ti sembrano le giuste pause, le giuste intonazioni, le precise intenzioni. Poi ti riascolti ed invece è tutto diverso. Dove è finito quel phatos, quell'emozione, quel colore e quel calore che sentivi? E' un po' come la voce, no? Nelle nostre orecchie, nel nostro cervello, risuona in un modo che sentiamo solo noi e che riconosciamo come vero. Poi la udiamo registrata e inorridiamo per la sorpresa e la consapevolezza che agli altri non arriva quel che sentiamo noi. Ecco, per le battute è la stessa cosa. Mentre le dicevo ero così sicura di tirar fuori tutta la loro essenza ed ora, riascoltandole, mi rendo conto che in realtà ne è veramente uscita a malapena un decimo di quella che provavo. Ovviamente, agli attori veri, quelli che hanno davvero tecnica, esperienza, capacità e talento, questo non accadrà, ma a me si ed è abbastanza frustrante. E la cosa più frustrante è che questo non accade solo con il teatro. Capita un sacco di volte che esponiamo le nostre idee, i nostri pensieri, le nostre emozioni e che ci sembra di essere stati così sinceri e chiari ed invece ci accorgiamo dalle risposte degli altri che del nostro vero intento è passata solo una piccola parte. E' un po' come qui dentro, no? Ci raccontiamo con l'assurda speranza di vederci riflessi negli altri nel modo in cui ci immaginiamo di essere visti, ed invece talvolta stentiamo a riconoscerci nell'immagine che ci viene rimandata. Siamo davvero noi quelli lì? O forse non siamo riusciti a spiegarci? O forse sono gli altri che non riescono a capire. Ecco, a volte, di fronte alla me che ho visto riflessa negli altri, mi sono augurata che lo specchio si fosse rotto.
... che forse sono molto meglio sette anni
di guai rispetto a ciò che ho scoperto.
|
SALDI (treperuno)
Post n°658
pubblicato il 05 Gennaio 2010 da sednaa
Ci sono delusioni
che valgono doppio perché sai benissimo che te le procuri da sola. E
continui. Allora valgono anche il triplo.
(Teorema umorale
sedniano)
|
"ieri è già domani" (sulla luna e ritorno)
Post n°657
pubblicato il 01 Gennaio 2010 da sednaa
Ok, ci siamo cercati, inseguiti,
sfiorati, coccolati con la frenesia che prende ogni volta che ci sembra stia
finendo qualcosa, fosse anche solo l'ennesimo anno...
Adesso, calma... respirone... abbiamo davanti giorni e giorni in cui ci serviranno tutti gli auguri e gli abbracci che sono stati elargiti con tanta generosità in una serata vestita alla meglio di speciale.
Per questo e per altri ragionamenti che non
sto qui a dire, quel che posso aggiungere è solo...
|
Nessun commento:
Posta un commento